Leonardo Lotto, di cui abbiamo già raccontato la storia, è tornato a parlare di sé, come ospite del primo salone dell’orientamento valdostano. Sul palco del padiglione #VDAorienta di piazza Chanoux, davanti a decine di studenti e genitori, Leonardo non ha mai menzionato le difficoltà degli ultimi mesi, ma, dialogando con il giornalista Alex Borinato, ha condiviso ogni consiglio e ricordo della sua ricca esperienza di studi all’estero.
Dagli ultimi anni di liceo classico a Valbonne, alla facoltà di Economia aziendale e Management alla Bocconi, fino al Master CEMS in International Management alla National University of Singapore, con due semestri trascorsi a Lisbona e a Sydney, Leonardo ha accumulato negli anni un bagaglio di conoscenze e di punti di vista sul sistema universitario italiano e internazionale.
Il primo ricordo che ha condiviso con le future matricole è però quello della scelta del percorso universitario. “Ricordo che da grande volevo fare il pilota di aerei, ma poi feci tante riflessioni, chiedendomi se potesse essere una vita adatta a me. Mi resi conto che c’erano troppe cose che non tornavano, perciò provai ad esplorare altre possibilità. Siccome le materie che mi interessavano erano tante e diverse, la scelta ricadde su un ambito altrettanto vario come il management, che accanto al lato finanziario ha anche un ambito più umanistico”.
La scelta della location
Accanto alla scelta del percorso di studi, un altro discrimine fondamentale è quello della location, come la definisce Leonardo, che per lui è ricaduta inizialmente su Milano. “Dopo essere già stato all’estero negli ultimi anni di liceo, avevo voglio di tornare in Italia: volevo capire cosa potevo portare al Paese”. Considerare l’importanza della location è anche uno dei tre consigli fondamentali che Leonardo ha rivolto agli spettatori. “Le università sono molto radicate sul territorio: il luogo che scegliete avrà rilevanza per i vostri primi lavori, quindi pensate già a dove vi piacerebbe lavorare e anticipate questa scelta all’università”.
Se per la Bocconi Leonardo è tornato in Italia, gli anni di pandemia, cancellando ogni possibilità di exchange all’estero, hanno aumentato il suo desiderio di spostarsi all’estero per la magistrale. “Le esperienze lontano da casa vanno molto oltre il semplice studiare all’estero. Sono prove che ti cambiano dentro mettendoti alla prova e non è detto che siano sempre positive. Per tanti miei colleghi il passo è stato troppo lungo: la scelta di spostarsi all’estero non è quella giusta in ogni momento”.
Sulla Valle D’Aosta, una regione dalle tante possibilità ancora inesplorate, Leonardo ha detto che “è bella soprattutto se la si sceglie: penso che sia sempre bello scegliere il proprio posto. Ho tanti amici che hanno fatto esperienze simili alla mia e poi hanno deciso di tornare in Italia: è bello esplorare e poi scegliere dove stare”.
Scegliere bene le persone di cui ci si circonda: l’importanza del networking
Non avere paura di chiedere consigli: questo è un altro suggerimento dato da Leonardo. Se per ottenere informazioni sui diversi percorsi universitari ha consigliato di ottenere contatti anche tramite strumenti come LinkedIn, il networking invece, secondo Leonardo, è meglio che si basi su criteri più efficaci. “È molto importante la scelta delle persone di cui ci si circonda e credo che sia qualcosa che vada al di là dello scegliere le proprie amicizie. C’è un detto secondo cui la cosa migliore è essere sempre il più stupido nella stanza: avere un network di persone che stimiamo e pensiamo valgano è il primo passo per avere una visione aperta e ottenere qualcosa di più nel lungo termine”. Diffidando della tendenza, diffusa in ambienti come il suo, a credere che conoscere più persone possibili sia la scelta giusta, Leonardo ha consigliato di chiedersi invece “a quante persone posso essere utile? È importante circondarsi di persone che si pensa valgano e con cui si possa creare qualcosa in più, perché la forza delle connessioni può creare valore”.
Come adattarsi a un mondo del lavoro che cambia?
A questa domanda posta da Borinato, Leonardo ha risposto che noi giovani dobbiamo essere pronti a cambiare altrettanto velocemente. “Non possiamo conservare il concetto di lavoro della vecchia generazione: se una volta si poteva entrare in un’azienda da giovani e andare in pensione per la stessa, oggi il posto fisso ha cambiato forma”. Se sulle nuove tecnologie Leonardo ha confermato il vantaggio che fenomeni come lo smart working possono portare a un territorio fisicamente isolato come la Valle D’Aosta, sull’intelligenza artificiale il consiglio è di imparare a usarla al meglio. Con la consapevolezza che alcune professionalità verranno toccate dalla diffusione di questi strumenti, e che altre invece saranno più richieste: “Delle professioni più concrete e fisiche è cresciuta la domanda ed è diminuita l’offerta. E poi ci sono professioni per cui non serve andare all’università ma conviene affrontare altri tipi di percorsi. Il primo passo è conoscere se stessi e capire quali sono le proprie forze, che non devono essere necessariamente quelle scolastiche. Ci sono altre potenzialità che in questo momento possono essere quasi più premianti e che bisogna valorizzare, senza avere paura del pregiudizio sociale secondo cui l’università è la cosa migliore”.
Il ruolo dei genitori: aiutare i figli a trovare le informazioni, ma lasciarli liberi nella scelta
“Un momento bellissimo e difficile, con tante sfide e opportunità”: così Leonardo ha definito la scelta del percorso post-scolastico, in cui i genitori giocano un ruolo spesso importante nella decisione dei figli. Il consiglio, anche qui, è di cercare di ottenere più informazioni possibili, essendo aperti però al fatto che la decisione possa essere sbagliata. La libertà, secondo Leonardo, è ciò che deve guidare la scelta del proprio percorso, una libertà che però “porta sempre con sé la responsabilità. La bellezza della libertà sta anche nella consapevolezza che quando si sbaglia bisogna assumersene la responsabilità”.
Libertà e un pizzico di ambizione: questa la ricetta di Leonardo, che ha incoraggiato gli studenti e le studentesse presenti a “essere un po’ ambiziosi, restando umili. Quando facevo l’application per Singapore, avevo la sindrome dell’impostore: mi dicevo che stavo facendo una cosa più grande di me, perché in fondo vengo da una piccola città e da una famiglia normalissima. Non abbiate paura di fare scelte coraggiose, ma lasciate che sia la vostra università a scegliervi”.