“Quaranta milioni di curdi sono privati dei diritti fondamentali, civili, politici, sociali, linguistici e culturali. Uno stato che agisce in questo modo nei confronti di una parte della sua popolazione non può essere definito democratico”. La “questione curda”, che da decenni oramai occupa l’agenda politica internazionale, è uno degli argomenti affrontati questa mattina, lunedì 27 ottobre, all’Istituto per geometri di Aosta, nel corso del congresso “In difesa del diritto”, organizzato dalla presidenza del Consiglio della Valle d’Aosta per presentare il premio internazionale “Donna dell’anno”.
Leyla Zana, prima e unica deputata curda eletta al Parlamento turco, è stata invitata a raccontare la propria esperienza di militanza di fronte a un pubblico in gran parte costituito dagli studenti dell’istituto valdostano. “Donna del’anno” nel 1998, vincitrice del Premio Sakharov nel 1995, l’ex parlamentare ha pagato in prima persona il proprio impegno civile: arrestata nel 1994, con l’accusa di “separatismo”, per avere auspicato, in Parlamento, la causa dei curdi, in un discorso in lingua turca e curda, è stata condannata a morte. Grazie alla pressione della mobilitazione internazionale la pena è stata commutata in 15 anni di carcere, e la deputata è stata rilasciata nel 2004, dopo 10 anni di prigionia.
“Per anni questo argomento è stato un tabù in Turchia” ha spiegato, con l’ausilio di un traduttore, al giovane uditorio. “La negazione dei diritti dei curdi ha provocato ferite non sanabili anche nelle nuove generazioni. La radice del problema si trova nella Costituzione stessa, che, dal colpo di stato del 1980, identifica la Turchia con l’etnia turca, cancellando di fatto ogni forma possibile di pluralismo etnico e culturale. Ultimamente c’è stato però un segnale incoraggiante: il presidente Abdullah Gül ha ammesso pubblicamente il fatto che, per usare le sue parole, in passato i curdi sono stati maltrattati”.
L’ex deputata saluterebbe con favore un eventuale ingresso della Turchia nell’Unione Europea. “Potrebbe rappresentare per il Paese una spinta all’adeguamento, un passo per volta, agli standard europei in materia di diritti umani”. Infine, Leyla Zana si è rivolta ai ragazzi presenti e idealmente a tutta la loro generazione, “futura classe dirigente”, incitandoli a portare avanti la battaglia per la democrazia.