L’inclusione al centro dell’incontro di VDAlavora a Fénis

L'incontro, che si è svolto presso l'Albergo Etico Hotel Comtes de Challant, ha voluto festeggiare il 1 maggio con qualche ora di anticipo nel segno dell'inclusione. Era promosso da #VDAlavora
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“A volte, passo nel corridoio e incrocio gli occhi di Giorgio, uno dei miei dipendenti, e cerco nei suoi occhi il suo assenso per sapere se sta bene, se tutto va bene”. Se a parlare non fosse Lisanna Mancuso, manager illuminata che dell’inclusione ne ha fatto una bandiera, e se quel Giorgio non fosse un lavoratore con disabilità patologica, questa frase sembrerebbe quasi banale, in realtà è la vera chiave di lettura dell’inclusione che, sabato 30 aprile, è stato il perno dell’incontro organizzato e promosso da #VDAlavora all’Albergo Etico Hotel Comtes de Challant di Fénis.

A tessere le fila del pomeriggio La Pina di radio Deejay che, con estrema sensibilità, ha intervistato i presenti e cercato di far capire il valore e l’importanza dell’inclusione nel mondo del lavoro. L’incontro è stato un modo per “festeggiare con qualche ora di anticipo il 1° maggio” come ha spiegato l’Assessore allo sviluppo economico, formazione e lavoro Luigi Bertschy e anche per porre l’accento sull’obiettivo, molto ambizioso, di “diventare una comunità regionale etica, dove tutti gli impresari e i manager, pubblici e privati, si sentano in dovere di pensare alla questione della scopertura lavorativa e all’idea che l’inclusione sociale e lavorativa possa essere una soluzione e una ricchezza”.

La sede dell’incontro, l’Albergo Etico Hotel Comtes de Challant è un esempio di come l’inclusione lavorativa possa essere messa in atto e possa garantire all’attività di non fermarsi. A raccontare l’avventura Raffaella Roveyaz, Presidente della Coop. Libellula che dal 2020 si occupa della gestione dell’Albergo: “Il progetto nasce 2 anni fa con l’idea di creare opportunità lavorative per ragazzi con disabilità; la nostra cooperativa non si era mai occupata di ricettività e quindi abbiamo imparato anche noi con loro, ma il fatto di stare sul campo, di imparare un lavoro insieme al nostro personale, formato e con una giusta sensibilità per accompagnare i ragazzi in questo percorso, è il modo migliore per valorizzare queste persone e dare loro una grande occasione. Non possiamo assumere i ragazzi, ma vogliamo formarli e far sì che acquistino un bagaglio di conoscenze tale da permettere loro di andare per il mondo lavorando”.

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Non solo il Comtes de Challant, ma tutta Fénis vuole puntare sull’inclusione sociale e lavorativa, come spiega Laura Peraillon, Assessora alla Cultura, alle Politiche sociali e all’ Istruzione, lanciando una importante quanto significativa candidatura: “Siamo orgogliosi che l’albergo etico sia nato nella nostra realtà e vogliamo che questo sia solo l’inizio: abbiamo altri importanti progetti in collaborazione con il MAV, sempre lavorando con ragazzi disabili, e per la valorizzazione della cascina del castello di Fénis impegnandoci con i ragazzi con i disturbi dello spettro autistico. Quello che vorremmo è che Fénis possa diventare un comune etico”. A portare la testimonianza dei datori di lavoro e dei manager di azienda, oltre a Losanna Mancuso, anche Vittorio Fossati, Disability manager di AGOS, realtà aziendale con oltre 2000 dipendenti, i quali hanno sottolineato la necessità di ascoltare le paure e i dubbi non solo dei possibili dipendenti, ma anche dei capi di azienda che non hanno gli strumenti formati per capire che assumere persone disabili non solo non intacca il profitto, ma può generare benessere  in azienda.

Durante l’incontro si è insistito molto sulla dignità che il lavoro porta con sé e sull’importanza di avere accesso alla rete lavorativa da parte delle persone disabili per poter stare bene economicamente, psicologicamente e socialmente, diventando contribuenti e smettendo di sentirsi in qualche modo diversi, perché, come ha testimoniato Giorgio, dipendente della Sharenergy e di Lisanna Mancuso: “Banalmente, quando lavoro con persone normali, non che io non sia normale, alla mia disabilità nemmeno ci penso!”, e la chiave di lettura dell’inclusione si riduce esattamente a questo.

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