Maturità 2020, l’esperienza raccontata da una studentessa
Chi ha detto che la maturità non si scorda mai ha proprio ragione. Gli esami di quest’anno, poi, resteranno un ricordo indelebile non solo per chi li ha dovuti sostenere. Quando mai i maturandi si sono presentati all’orale dopo più di tre mesi di lezioni da casa?
Quando mai ad attenderli c’erano volontari muniti di mascherine e termometri? Insomma, questo esame non ha mai finito di stupire noi maturandi, che seguivamo gli aggiornamenti decisi dal Miur un po’ come le previsioni meteo. Un giorno, bella notizia: si può partire da un argomento a scelta, o addirittura da una tesina su un tema a piacere, proprio come si faceva fino a due anni fa.
Qualche giorno dopo, addio argomento a scelta: bisogna partire da un elaborato delle materie di indirizzo, assegnato dai professori entro l’inizio di giugno.
Certo, non si può negare che l’assenza della temuta seconda prova abbia suscitato salti di gioia e ringraziamenti, soprattutto da parte di chi è stato salvato dal Covid che, bisogna ammetterlo, ha permesso a molti studenti, non solo delle classi terminali, di non perdere l’anno.
Chi avrebbe mai immaginato di finire il liceo classico senza versione di greco, o il liceo scientifico senza compito di matematica? Però, questa maturità non è stata una passeggiata, come molti potrebbero pensare.
Già solo trascorrere la quarantena sapendo di dover sostenere un esame di Stato a fine anno, di cui non si è saputo quasi nulla fino all’ultimo, ha messo a dura prova i nostri nervi. Chi è che non ha rimandato lo studio sperando che l’esame fosse annullato, illudendosi che l’esempio francese potesse avere qualche influenza sul sacro istituto della maturità italiana?
Chi è che non ha invidiato i fratelli minori, che insieme ai genitori non perdevano occasione per trovare nuove attività casalinghe, il più rumorose possibili ovviamente, proprio quando noi eravamo interrogati di latino? Chi è che non ha maledetto il Presidente del Consiglio quando ha annunciato il blocco totale dello Stato, proprio a qualche giorno dalla tanto vagheggiata cena dei cento giorni?
Per non parlare dell’ultimo giorno di scuola, concluso non con lanci di gavettoni ai “primini”, ma con un “abbandona la chiamata” su Google Meet. E come non citare la costante incertezza su ciò che sarebbe stato l’esame, caratteristica delle nostre giornate da maturandi “Ma quindi l’elaborato è una tesina? E cittadinanza? Che cos’è PCTO?”
Bisogna anche ammettere però che questa particolare maturità ha avuto un aspetto positivo, ovvero un esame in cui potevamo rendere al meglio le nostre conoscenze, creando un discorso che verteva su temi a noi noti. Naturalmente questo non ha sostituito l’ebrezza della notte prima degli esami (quella vera però), la cena dei cento giorni , né soprattutto le lezioni, ma si può considerare una parvenza di positività in una situazione così assurda.
Certo, almeno la canzone di Venditti ha rispecchiato alla lettera la nostra situazione più o meno per tutto il periodo del lockdown: “Gli esami sono vicini/E tu sei troppo lontana dalla mia stanza”.
Elena, studentessa ormai “matura”.