Migranti: Saint-Christophe sceglie il realismo, votando all’unanimità un ordine del giorno

Nella seduta straordinaria convocata alla vigilia dell'arrivo e dell'accoglienza in paese di venticinque richiedenti asilo, nessuna tensione. Nemmeno quando, alla fine dei lavori, la parola passa informalmente ai cittadini presenti.
La seduta del Consiglio comunale di Saint-Christophe dedicata all'accoglienza dei migranti
Società

Se avesse scelto la carriera militare, con tutta probabilità, il sindaco di Saint-Christophe Paolo Cheney sarebbe un artificiere. La seduta straordinaria del Consiglio comunale tenutasi oggi, martedì 26 gennaio, alla vigilia dell’arrivo e dell’accoglienza in paese di un gruppo di venticinque migranti, è stata infatti un’occasione minuziosamente concepita e condotta per disinnescare quella che, in altre realtà italiane, si è rivelata una vera e propria bomba, dall’onda d’urto sociale e politica tutt’altro che indifferente.

L’operazione, almeno per il momento, pare andata a buon fine. Nel nome del “realismo” ripetutamente menzionato dal primo cittadino, sull’ordine del giorno finale l’assemblea ha trovato l’unanimità, con il capogruppo di minoranza Marco Gheller ad auspicare che “un approccio del genere sia possibile anche su altri dossier”. Non solo. Anche la parentesi successiva ai lavori del Consiglio, in cui ai cittadini presenti (un’abbondante ventina) è stato possibile intervenire, non si è trasformata in gazzarra, né ha manifestato particolari tensioni.

Nell’aprire i lavori, il Sindaco aveva chiarito che “nelle norme in materia di migranti, l’Ente locale non esiste come soggetto attivo”: sono le cooperative che partecipano ai bandi di accoglienza esperiti dalle Prefetture (in Valle, la Regione) ad individuare strutture del territorio in cui intendono collocare i richiedenti protezione. “Dopo l’aggiudicazione, – ha aggiunto – il Comune viene informato, ma i giochi a quel punto sono già fatti”.

Cheney ha continuato sottolineando che “il problema è europeo ed è una questione che bisogna affrontare”. Sia però chiaro che “quelli che arrivano domani non sono criminali, ma persone” e che “non siamo cavie: migranti, in altri comuni della valle, ne sono già stati accolti”. “Ad oggi, – ha chiarito – non è accaduto niente di grave. Noi, comunque, metteremo in campo tutte le possibilità che abbiamo affinché la convivenza sia la migliore possibile”.

E’ toccato poi al responsabile dell’ufficio tecnico comunale Pietro Gualtieri illustrare i controlli svolti su “Villa Piana”, lo stabile in cui verranno sistemati i migranti: l’agibilità risale al 1978 e un sopralluogo del 2015 l’ha confermata. Pertanto, “nulla osta all’attività di accoglienza”. Per parte sua, Laura Tassone, funzionario del Servizio Affari di prefettura dell’Amministrazione regionale, si è soffermata sull’iter di richiesta asilo dei migranti, mettendo in evidenza (variabile cruciale ai fini della presenza degli ospiti in paese) come “lo Stato abbia recentemente accelerato i tempi del processo, creando più commissioni territoriali di valutazione delle domande”.

Per la cooperativa “Leone Rosso” – che si è aggiudicata il bando per l’accoglienza indicando la struttura di Saint-Christophe e presente alla seduta di stasera con il consigliere d’amministrazione Francesco Buratti e la responsabile dell’area immigrazione Veronica Fantini – l’importante “sono i legami con il territorio: le istituzioni e il suo tessuto sociale”. I due rappresentanti hanno elencato i servizi minimi garantiti ai migranti (vitto, pasti, vestiario, "pocket money" e prodotti di pulizia) ed i progetti integrativi in programma, come laboratori e tirocini professionalizzanti.

Chiusa la parentesi dedicata agli attori direttamente coinvolti nella gestione dell’“emergenza migranti”, il capogruppo di minoranza Marco Gheller ha preso la parola per ribadire quanto “l’immigrazione sia un tema complesso. E’ facile prenderlo di pancia, ma a chi amministra serve raziocino, altrimenti si rischia di fare dei disastri”. “Il nostro comune è una cellula – ha aggiunto – che fa parte di un atomo (l’Italia), in un corpo umano (l’Europa). Sarebbe impensabile mettere il filo spinato a Quart, così come sarebbe facile prendere posizioni ideologiche, ma non risolveremmo il problema”. Gheller ha quindi concluso con un invito ai “crétoblèn”: “cerchiamo di essere uniti. Non significa ‘réunir et réussir’, ma lavorare tutti assieme su questo tema”.

Quindi, il voto sull’ordine del giorno, con le mani dei componenti del Consiglio ad alzarsi tutte in sincronia. Il documento, dopo una lunga premessa sul momento storico, chiede “al Celva di farsi promotore di una politica di programmazione della distribuzione territoriale dei migranti a livello regionale”, “alla Prefettura di attivarsi con le forze dell’ordine per potenziare il controllo del territorio, soprattutto nelle ore serali e notturne” e “a tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei richiedenti asilo di avviare una sinergia positiva con l’amministrazione comunale, per facilitare lo scambio d’informazioni”.

Il Consiglio è finito e il sindaco Cheney stacca comunque gli ultimi fili dal potenziale ordigno: “se qualcuno, informalmente, avesse delle domande da fare…”. Non ne arrivano più di cinque: su quali siano gli altri comuni valdostani che ospitano migranti, sull’iter giuridico di appello dell’eventuale diniego dell’asilo, sul perché – viste le dimensioni della villa – non si sia optato per un numero minore di ospiti e sulla provenienza dei migranti, oltre ad eventuali problemi di salute emersi sino ad oggi in altre località e a chi contattare in caso di problemi causati dagli ospiti.

Insomma, domani mattina in Valle d’Aosta arriveranno sessanta migranti. Oltre a Saint-Christophe, dove saranno appunto in venticinque, verranno sistemati ad Aosta, Châtillon, Morgex, Nus, Sarre e Verrès (dai tre agli undici, per ogni località). In sala, però, tutti sembrano aver chiaro che le Amministrazioni comunali “non hanno la bacchetta magica” (parola del sindaco Cheney) e che “da una parte c’è chi risolve i problemi, dall’altra chi usa gli slogan” (conclusione del capogruppo Gheller). Sono le 19.30, dopo due ore d’incontro, la bomba è disinnescata. Se, disgraziatamente, sia ad orologeria solo il tempo potrà dirlo.

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