Ci sono i grandi, efferati e sconvolgenti delitti di mafia. Ci sono i Falcone, i Borsellino, i Chinnici, i dalla Chiesa. Momenti bui della storia d’Italia sui quali ancora non è stata fatta piena luce, ormai brutta consuetudine nostrana.
E ci sono le storie di tutti i giorni, quelle non finiscono nei libri di storia. Le vite consumate ogni giorno dalla criminalità organizzata, vite distrutte e umilianti, vite che diventano insopportabili storie la cui quotidianità è allarmante, e proprio perché meno eclatante, mediatica. Meno ricordata.
Chi non dimentica queste vite è Marika Demaria, referente di Libera Valle d’Aosta, associazione che da sempre combatte le mafie, e fresca autrice del libro ‘La scelta di Lea’ che racconta nel dettaglio la triste storia di Lea Garofalo, la testimone di giustizia brutalmente uccisa dalla ‘Ndrangheta a Milano il 24 novembre 2009.
Una vita spezzata dalla criminalità organizzata e dai silenzi dello Stato raccontati in un libro importante che fa luce sui difficili anni di protezione – Lea Garofalo era infatti sotto scorta dal 2002 dopo la scelta coraggiosa di ribellarsi contro la famiglia e l’ex compagno Carlo Cosco – seguiti alla denuncia e alla testimonianza contro la sua famiglia ed il suo ex compagno.
Demaria racconta nel suo libro, uscito il 19 ottobre scorso – giorno peraltro dei funerali civili di Lea Garofalo – per Melampo Editore, la storia di una donna coraggiosa, che ha sfidato la ‘Ndrangheta e si è trovata sola, abbandonata a se stessa. Una storia come tante, una donna cresciuta in un ambiente mafioso e che ha avuto la forza di rigettarlo, di dire no, di sfidarlo apertamente.
“Il libro – sipega Marika Demaria – nasce in seguito alla mia presenza in qualità di giornalista del mensile Narcomafie, alla prima udienza del processo per l’omicidio di Lea Garofalo, il 6 luglio 2011. Sono stata praticamente l’unica giornalista presente in aula per quasi tutto il processo almeno fino al secondo grado, che è stato più seguito”.
Un libro che non vuole solo raccontare una storia ma vuole anzitutto scardinare degli assoluti della società contemporanea: “Non bisogna dimenticare Lea – racconta Demaria – e soprattutto non bisogna dimenticare sua figlia, che non può assolutamente essere lasciata da sola. Libera è nata nel 2008 per far cessare questa cultura che fa credere che non ci sia niente, che vada tutto bene. Un lavoro di ricerca continuo che faccia capire perché e chi ci sottrae i nostri diritti primari. E per sconfiggere il nemico bisogna studiarlo, conoscerlo”.
Ma che senso ha un libro simile e un’associazione come Libera in Valle d’Aosta? Più d’uno, in realtà: “Non vogliamo creare allarmismi – conclude l’autrice – ma ci basiamo su dati giudiziari precisi. L’infiltrazione dell’Ndrangheta nel Nord Italia è conclamata, ed anche qui le indagini ‘Tempus Venit’ e la successiva ‘Usque Tandem’ lo dicono chiaramente. È anche per questo che chiediamo con forza di attivare un Osservatorio Antimafia in Valle d’Aosta composto da esperti, possibilmente da fuori Valle, per arginare questo cancro che penetra ovunque”.
Un libro importante – che verrà presentato ad Aosta a metà novembre – e che racconta una storia di crudele attualità. Un libro che lavora sopra le tracce perché storie come questa non accadano mai più e perché tutti noi si sfidi, a viso aperto e attraverso le nostre azioni, tutte le mafie.