“Mi è sembrato bello iniziare questi miei pensieri, tratti dai cinquant’anni di vita vissuta in terra di missione, alla luce e al significato di questo bellissimo augurio africano della buonanotte, della etnia Serer: ‘Che i tuoi occhi si aprano al primo raggio di luce nella pace’. […] È l’augurio che ogni mamma fa al suo bambino prima di accompagnarlo a letto”. Scrive così p. Giancarlo Todesco, Missionario Oblato di Maria Immacolata dal 1960, nel suo libro Al primo raggio di luce: pace! (Editrice Missionari Omi), autobiografia di una vita missionaria trascorsa tra Laos, Senegal e Guinea Bissau al servizio dei più poveri.
Nato ad Aosta nel 1941, ultimo di undici fratelli e sorelle, Giancarlo ha ricevuto in dono la fede dai suoi genitori Luigia ed Ernesto, a cui nel libro sono dedicati ricordi densi di affetto e nostalgia. Come le ultime parole rivolte dal padre ammalato – “Pensa che bello: parte del mio sangue va in missione con te” – prima di partire per il Laos, nel 1969, nel pieno della guerra civile. Sei anni per imparare la complicatissima lingua laoziana, per improvvisarsi dentista, medico e meccanico, pur di aiutare le persone più in difficoltà, ed è già tempo di partire, proprio quando la missione inizia a dare i suoi frutti. E partire anche in fretta: nel 1975 il nuove regime comunista dei Pathet Lao vince la guerra e tra i presunti avversari espelle anche i cosiddetti ‘Gesù’ italiani, che hanno cinque giorni per lasciare il Paese. Via verso un altro continente, l’amata Africa, con i suoi tramonti “che in quelle terre ti incantano per la loro bellezza”, come quello scelto per la copertina del libro.
Un aneddoto dopo l’altro, la scrittura conserva la semplicità e lo sguardo innocente della fede anche nei momenti più difficili. Quando non basta una trasfusione di sangue donata senza esitazioni, per salvare la piccola Duang Nooy (‘piccolo fiore’) dalla morte per malaria, le cui pene sperimenterà Giancarlo stesso più volte nel corso della sua vita. O quando l’impotenza sembra prevalere e le sfide si susseguono una dopo l’altra.
Tra queste c’è il nuovo trasferimento, dal Senegal alla Guinea Bissau, dove “era necessario iniziare lo studio di una nuova lingua, anzi di due lingue perché, oltre al portoghese, lingua principale, dovevo conoscere e parlare anche il creolo che era la lingua passe-partout parlata dalla maggioranza della gente delle varie etnie”, spiega Giancarlo. “La difficoltà maggiore era la mia età: avevo sessantasei anni… ed ero alla mia quinta lingua!”. Senza lasciarsi scoraggiare, Giancarlo aiuta la comunità dei fedeli – ciascuno dei quali da vent’anni donava 25 franchi CFA alla fine di ogni messa dominicale – a realizzare il suo desiderio più grande, la costruzione di una nuova chiesa nella località di Antula.
Neanche il tempo di godere dei frutti maturati in Guinea, che è già l’ora di voltare pagina: all’età di settantotto anni, Giancarlo deve tornare in Senegal, mettendo in pratica ancora una volta la “ginnastica della vita consacrata: mai fermarsi, ma guardare sempre a una nuova cima, una nuova vetta da raggiungere”. Ai parenti e amici che facevano domande sul suo nuovo trasferimento, Giancarlo rispondeva con le parole del beato martire p. Mario Borzaga: “Noi missionari siamo fatti così. Non abbiamo una casa. La nostra casa è la strada”. Ed è proprio ai parenti e amici che dalla Valle d’Aosta seguono i suoi spostamenti in giro per il mondo, che Giancarlo dedica il suo libro, nato dal loro invito a raccogliere le testimonianze di un “lungo percorso di vita missionaria, fatto di gioie e di sofferenze, di vittorie e di sconfitte, […] ma sempre aperto alla speranza di un’alba che si apre quotidianamente nella pace del primo raggio di sole”.
Il libro è acquistabile presso la Libreria Filotea (Via Monsignor de Sales, 3) e presso la Parrocchia di Maria Immacolata ad Aosta.
Una risposta
Muitao importante, Parabéns ao nosso Pe. Giancarlo!