Quasi sei metri di neve sul ghiacciaio del Grand Etrèt, in Valsavarenche

Le rilevazioni sono state fatte da due squadre di guardia parco che si sono avvicendate a scavare sette pozzi da neve. Si tratta del maggior accumulo nevoso registrato negli ultimi dieci anni.
Società

Dopo le abbondanti nevicate di quest’inverno, sono quasi 6 i metri misurati dalle guardie del Parco nazionale del Gran Paradiso sul ghiacciaio del Grand Etrèt, alla testata della Valsavarenche. I rilievi sono stati effettuati da due squadre che si sono avvicendate a scavare sette pozzi da neve per effettuarne le rilevazioni: si tratta del maggior accumulo nevoso registrato negli ultimi dieci anni.

Il Parco conduce periodicamente ricerche e monitoraggi sui 59 ghiacciai presenti nell’area protetta. I risultati delle indagini, condotte dal servizio di sorveglianza in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino ed il Dipartimento Territorio, Ambiente e Geotecnologie del Politecnico di Torino.

La densità della neve è stata rilevata ogni 20 cm lungo tutta la profondità del pozzo, questa procedura ha permesso di ottenere dati precisi per ciascun pozzo con una densità media di 494 kg/m³. Il maggior accumulo nevoso è stato rilevato nella parte inferiore del ghiacciaio a causa di moderati fenomeni valanghivi. Anche nella parte bassa del Vallone di Seyva si è osservato un notevole accumulo nevoso, in parte di origine valanghiva.

L’accumulo specifico è più che raddoppiato rispetto alle ultime sei annate idrologiche e supera anche quello registrato nel 2000-2001 unico anno con bilancio di massa positivo della breve serie storica delle misurazioni del Grand Etrèt. I rilievi sul ghiacciaio e le osservazioni sulla neve residua presente nel fondovalle confermano l’eccezionalità delle precipitazioni nevose della stagione invernale 2008-2009 che  sono state abbondanti e ripetute, ed hanno causato in quasi tutte le valli del Parco eccezionali fenomeni valanghivi.

Per quest’anno si prevede un bilancio di massa positivo perché l’accumulo nevoso registrato dovrebbe essere in grado di compensare anche una riduzione di volume complessiva simile a quella dell’estate 2003.  

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