“La Dad è stata un salvagente, ma ora questo salvagente va riposto nell’armadio”. Studenti, insegnanti, educatori e genitori si sono ritrovati questo pomeriggio in Piazza Chanoux per rivendicare la priorità della scuola in presenza.
Da Aosta è arrivato un ringraziamento a chi da mesi sta scendendo nelle piazze di tante città italiane per chiedere il rispetto di un diritto, a cominciare dalla 12enne di Torino Anita, diventata il simbolo delle battaglie contro la didattica a distanza.
“Da noi queste manifestazioni si sono sentite meno, ma ora è arrivata l’ennesima zona rossa che si abbatte sui ragazzi” ricorda la pedagogista Licia Coppo, citando gli ultimi studi condotti a livello nazionale che se da una parte dimostrano come la chiusura delle scuole sia irrilevante nella diffusione dei contagi, dall’altra mettono in luce i danni psicologici che si stanno producendo sugli adolescenti.
“Nessun luogo è sicuro al 100%” scandisce Coppo “Si, forse quello sanitario è ridotto dietro allo schermo, ma con la Dad abbiamo alimentato un rischio altrettanto grave, quello di perderci una generazione, di alimentare la dispersione scolastica e incrementare i disagi psicologici”.
La richiesta del “Pas”, il comitato spontaneo Priorità alla scuola inserito nella rete nazionale, è di riaprire tutte le scuole in presenza. “Solo nello spazio fisico si possono costruire legami generativi e formativi, che il cortocircuito della didattica a distanza non riesce più a nutrire”.
Genitori, studenti e insegnanti chiedono al governo nazionale e regionale investimenti, ma anche di ripensare la scuola, creando un contesto più sicuro e adatto all’apprendimento. “Per imparare dal passato bisogna ora mettere in campo una serie di azioni concrete. – interviene il docente Marco Delchoz – Vorremmo che gli organici di diritto tenessero conto della Pandemia, si deve pianificare il ritorno a scuola a settembre con classi più piccole, dando a tutte le istituzioni scolastiche le palestre per svolgere educazione fisica”.
Ad alternarsi al microfono sono stati poi i ragazzi, studenti delle medie, delle superiori e dell’università. “Noi stiamo male, non abbiamo una prospettiva” dice Marta del Liceo Classico sottolineando come la “Dad ha spento la luce della scuola”. Frequenta invece il primo anno di scienze applicate Letizia: “La Dad rischia di far mancare lo stimolo per affrontare le nostre giornate, a tutti è capitato di non aver voglia di andare a scuola, ma l’idea di rivedere i nostri compagni e amici ci dava la forza”. Ha la voce spezzata Luisa, terzo anno delle scuole medie quando ripete “non voglio stare da sola, è la cosa che patisco di più, non posso parlare con i miei compagni, chiedere aiuto ai professori. Mi manca la scuola”.
La solitudine dei ragazzi viene riportata anche dai genitori. “Mio figlio è casa da solo davanti ad uno schermo, quando io non ci sono non so cosa fa” racconta una mamma. “Hanno fatto i tamponi, sono risultati negativi, ma la scuola non ha riaperto – aggiunge un’altra mamma – le promesse non sono state mantenute.”