La scelta annunciata dalla Federazione Italiana Piccoli Editori Giornali (Fipeg) di aderire all’Uspi e di procedere alle nuove assunzioni di personale giornalistico secondo il contratto firmato da Uspi con Cgil-Cisl-Uil – in un quadro di regole estraneo alla professione giornalistica – rappresenta un ulteriore passo nell’escalation oltranzista che ha guidato i vertici della Fipeg nell’ultimo anno.
Nonostante le offerte della Federazione della Stampa e delle Associazioni di Stampa piemontese e valdostana, disponibili a ridefinire su basi nuove il protocollo d’intesa siglato nel 1994 e rinnovato nel 1999, la Fipeg ha chiesto dapprima di passare al contratto Aer-Anti-Corallo, pensato per il settore radiotelevisivo e che, per altro, la Fnsi sta rinegoziando proprio in questi mesi; e ha quindi deciso di procedere con l’affiliazione all’Uspi, cancellando nei fatti l’originale e interessante esperienza associativa alla quale aveva dato vita nel 1994, segnando allora la propria diversità rispetto ad aziende specializzate nel settore cartotecnico.
Ciascuno è libero di associarsi con chi vuole, ma non di cambiar le leggi e di adottare con disinvoltura il contratto che più gli aggrada. Inoltre, l’adesione all’Uspi allontana nei fatti la Fipeg da qualunque tavolo di trattativa, ponendo la Federazione della Stampa nella condizione di dover riconoscere come interlocutore unico l’Unione Stampa Periodica Italiana, cui la Fipeg farà appunto riferimento.
Ciò che ci preme ancora sottolineare è che l’applicazione del contratto Uspi, se consentirà agli editori qualche risparmio, è destinata invece ad aprire un quadro di pesante incertezza nel settore della piccola e media editoria locale, riportando le lancette degli orologi indietro di 15 anni.
Come noto, l’opinione del sindacato dei giornalisti è che l’intesa siglata dall’Uspi con i confederali e nata per regolare i rapporti di lavoro nel settore poligrafico, non sia applicabile ai giornalisti e che questa rappresenti una forzatura della norma.
Non sfugge a nessuno come il persistere di queste diverse interpretazioni possa aprire nei prossimi mesi e anni un numero infinito di controversie legali tra aziende e giornalisti, dando il via a quella conflittualità che proprio gli accordi Fipe avevano sanato.
Ciò che ci preme ancora sottolineare è che l’applicazione del contratto Uspi, se consentirà agli editori qualche risparmio, è destinata invece ad aprire un quadro di pesante incertezza nel settore della piccola e media editoria locale, riportando le lancette degli orologi indietro di 15 anni.
Come noto, l’opinione del sindacato dei giornalisti è che l’intesa siglata dall’Uspi con i confederali e nata per regolare i rapporti di lavoro nel settore poligrafico, non sia applicabile ai giornalisti e che questa rappresenti una forzatura della norma.
Non sfugge a nessuno come il persistere di queste diverse interpretazioni possa aprire nei prossimi mesi e anni un numero infinito di controversie legali tra aziende e giornalisti, dando il via a quella conflittualità che proprio gli accordi Fipe avevano sanato.
Se questa sarà la scelta degli editori, il sindacato dei giornalisti sarà comunque al fianco dei colleghi politicamente, moralmente e materialmente e si impegnerà a riportare chiarezza definitiva sul contratto di categoria più proprio e a dare il massimo della visibilità alla vertenza, a partire dal rapporto con gli enti locali. Perché se fino a questo punto la piccola e media editoria è stata esempio di eccellenza dell’informazione, lo si deve anche e soprattutto al lavoro di centinaia di giornalisti.
Privando questi colleghi dei diritti professionali con un contratto che non appartiene loro, eccellenza e qualità dell’informazione locale piemontese e valdostana sono destinati a restare un ricordo e il danno sarà anche per gli editori. Ma prima di tutto per i lettori.
Privando questi colleghi dei diritti professionali con un contratto che non appartiene loro, eccellenza e qualità dell’informazione locale piemontese e valdostana sono destinati a restare un ricordo e il danno sarà anche per gli editori. Ma prima di tutto per i lettori.