Il percorso di Sofia Martino inizia in quel di Torino, dove frequenta Scienze Internazionali dello Sviluppo e della Cooperazione. Il corso di studi offre la possibilità di trascorrere un mese di formazione all’estero e Sofia coglie immediatamente l’occasione, anche per migliorare il suo inglese, partendo per Wolverhampton, in Inghilterra, dove ritrova un grande amico che diventerà poi il suo partner. A seguito del conseguimento della laurea triennale si traferisce a Venezia per frequentare un Master in Immigrazione, fenomeni migratori e trasformazioni sociali presso l’Università Ca’ Foscari. Essendo molto caotica e turistica, la città di Venezia non rappresenta il luogo ideale in cui vivere e così Sofia, che ha il fidanzato a Londra, preferisce fare la pendolare tra le due città. La capitale britannica è il luogo che Sofia sceglie non solo per il suo tirocinio di tre mesi, che svolge presso un centro rifugiati, ma anche per vivere stabilmente al termine del Master.
Essendo i percorsi formativi inglesi molto specifici, Sofia decide di iscriversi a un ulteriore Master, in Refugee Studies, presso la London South Bank University, grazie anche all’opportunità di poter accedere ad un prestito messo a disposizione dei cittadini europei che vogliono studiare in Inghilterra.
Il mondo dell’assistenza sociale diventa, ogni giorno di più, la passione di Sofia, che, per questo, decide di fare un’esperienza di volontariato in Colombia: “I tre mesi che ho trascorso in sud America sono stati fantastici, mi hanno permesso di ampliare i miei orizzonti, coltivare nuove passioni e capire ancora meglio cosa volessi fare da grande”.
Il rientro a Londra, però, e in particolar modo l’accesso al lavoro, non è stato semplice: “Questo settore richiede molta specializzazione, ma anche dell’esperienza pregressa. Non avendone molta, mi sono mantenuta facendo, nel frattempo, la cameriera e altri lavoretti saltuari. In quel periodo ho inviato numerose candidature, sostenuto colloqui e deciso di soffermarmi su un’organizzazione che, seppur non focalizzata esattamente su migranti e rifugiati, si occupava di una tematica sociale che mi ha sempre affascinata: l’assistenza ai senzatetto. Si trattava della St. Mungo’s e devo dire che, da quando ho iniziato come Support Worker, figura che corrisponde al nostro operatore sociale, questa esperienza mi ha arricchita moltissimo”.
Il Regno Unito è molto attento alla problematica dei senzatetto, tanto da offrire moltissimi servizi di assistenza; ogni Comune, peraltro, ha dei fondi specifici dedicati a queste attività.
“Con l’avvento della pandemia da Covid-19, il 2020 è stato un anno molto difficile e stressante: in quel periodo mi occupavo di adulti molto vulnerabili ed i turni erano lunghi, vista l’emergenza che aumentava di giorno in giorno. Col senno di poi, posso però dire che è stata un’esperienza bellissima: ho ascoltato storie incredibili e ho preso coscienza del fatto che determinate cose potrebbero accadere ad ognuno di noi. Nella vita possono verificarsi avvenimenti imprevedibili e non tutti reagiscono nello stesso modo, ma soprattutto non tutti riescono a superare le difficoltà ed a reinserirsi nella quotidianità. Questo mi ha fatto riflettere e imparare molto”.
Vivendo in Inghilterra, Sofia acquisisce non soltanto le abitudini, ma anche la mentalità del luogo. Così, pur avendo ottenuto un “posto fisso” all’interno di St. Mungo’s, dopo qualche tempo decide di lasciarlo per acquisire un ruolo “più fluido”, che le permette di lavorare, nella stessa organizzazione, su più progetti aventi tematiche diverse: ricongiungimento con i paesi d’origine, reinserimento di ex detenuti, senzatetto, rifugiati e molto altro.
Pensando al proprio futuro, Sofia immagina un rientro a casa: “In Italia, e in particolare in Valle d’Aosta, ci sono la mia famiglia e i miei amici di sempre. Londra mi ha dato tanto a livello lavorativo, ma meno nella vita privata. Nel tempo libero, io e il mio compagno Ian usciamo con alcuni colleghi, ma non è come frequentare gli amici storici di una vita, anche in considerazione della difficoltà che comportano gli spostamenti da e per Londra, che è una città grandissima. Sono consapevole che rientrando in Italia dovrò con tutta probabilità accontentarmi a livello lavorativo; l’ordinamento italiano, oltretutto, non riconosce il mio percorso formativo inglese alla stregua di una laurea magistrale, per cui mi sono già iscritta ad un corso di laurea specialistica a Venezia, dove mi sono laureata, in modo da ampliare la mia preparazione e, di conseguenza, le mie possibilità di occupazione”.