“Lo stato di salute dell’ambiente valdostano è complessivamente stabile, anche se rimangono da affrontare diverse problematiche, con differenti livelli di priorità e di gravità”. E’ quanto emerge dalla Quinta Relazione sullo Stato dell’Ambiente in Valle d’Aosta, presentata questa mattina dall’ARPA. Il volume di oltre trecento pagine, che è realizzato con cadenza biennale dal personale dell’Agenzia, si presenta come una raccolta ricca e organizzata di dati ambientali in grado di rispondere a diverse domande.
“Da una parte – ha spiegato l’Assessore regionale Manuela Zublena – questa pubblicazione offre ai cittadini, attraverso un’analisi complessiva dei dati, la possibilità di una conoscenza integrata dello stato ambientale in cui viviamo, dall’altra fornisce a noi amministratori una base d’informazioni fondata su evidenze scienti tifiche, autonoma e aggiornata, strumenti necessari per fare politica ambientale, per verificare la validità e l’efficacia delle misure già adottate e per modulare le strategie d’intervento”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della Regione, Augusto Rollandin: “Per l’Amministrazione si tratta di un punto di riferimento necessario per compiere alcune riflessioni, fondamentali per capire come e cosa può essere migliorato in una regione che vive di ambiente. Per questo motivo, anche nel bilancio abbiamo cercato di non sacrificare questo settore, puntando a un istituto sempre più operativo’.
La relazione è stata realizzata seguendo le stesse linee direttrici che hanno costituito i punti di forza delle ultime edizioni. “Le informazioni sono elaborate e sintetizzate attraverso indicatori di riferimento (in tutto sono 79, ndr) – ha illustrato il Direttore generale dell’Arpa, Giovanni Agnesod – in grado di assicurare un colpo d’occhio efficace sull’evoluzione temporale di stato e pressioni ambientali, e permettere confronti con altre realtà. Nello stesso tempo, sono stati messi a fuoco argomenti e problemi di particolare attualità per il nostro territorio”.
Tra questi, ci sono le criticità rilevate negli ambiti della produzione e consumo dell’energia, delle attività produttive come fattori di pressione, dei rifiuti e del flusso dei materiali, del rumore ambientale e degli effetti delle dinamiche climatiche globali. All’interno di queste aree tematiche, i singoli indicatori, utilizzati come standard condivisi da ormai dai diversi anni, individuano quindi le questioni specifiche più rilevanti: dal consumo energetico elevato (in aumento soprattutto metano e gpl) all’aumento di produzione di rifiuti urbani (dalle 73.542 tonnellate del 2007, alle 74.601 del 2008), dall’eccessiva rumorosità ambientale all’aumento del traffico veicolare sulle strade regionali, fino allo stato chimico – scadente – delle acque sotterranee (soprattutto nella piana di Aosta).
In miglioramento invece gli indicatori sulla qualità dell’aria, dove sono state rilevate situazioni stabili o in lieve ribasso, riguardo alle concentrazioni di polveri fini, di benzene, di monossido di carbonio e d’idrocarburi policiclici aromatici. Restano pressoché stabili, rispetto alla scorsa edizione, gli altri indicatori.
Anche se, in realtà, ciò che conta di più non è il dato in sé, ma il rapporto con i limiti imposti dalle normative vigenti e la tendenza di un fenomeno in un determinato lasso di tempo. “E’ aumentata l’attenzione per l’ambiente – ha concluso il Direttore tecnico dell’Arpa, Marco Cappio Bolrino – e molti superamenti di limiti, non sono dovuti a un maggiore inquinamento, ma al fatto che sono state fissate delle soglie più basse. I numeri devono quindi essere letti e analizzati tenendo conto anche di questo fattore”.