“Stranieri divisi, stranieri ritrovati. La famiglia immigrata tra traumi e ricomposizioni”

"Lo straniero ti permette di essere te stesso facendo di te uno straniero. Tu sei lo straniero. Ed io per te sono lo straniero. E tu?" Con questa frase dello scrittore ebreo Edmond Jabes, la Coordinatrice del...
Società

“Lo straniero ti permette di essere te stesso facendo di te uno straniero. Tu sei lo straniero. Ed io per te sono lo straniero. E tu?” Con questa frase dello scrittore ebreo Edmond Jabes, la Coordinatrice del CCIE (Centro comunale immigrati extracomunitari), Donatella Jeantet, ha inaugurato i lavori del convegno “Stranieri divisi, stranieri ritrovati. La famiglia immigrata tra traumi e ricomposizioni. Caratteristiche e note culturali delle famiglie immigrate nella relazione con il territorio”, tenutosi questa mattina in Biblioteca regionale.

Obiettivo del convegno: aprire un ventaglio d’interrogativi e d’ipotesi sulla famiglia immigrata. Quali sono i traumi che la migrazione lascia su un nucleo famigliare che è stato prima diviso e poi ricomposto in un ambiente diverso? Qual è la capacità di tenuta della famiglia immigrata? Quali sono gli elementi di fragilità che emergono da questa nuova tendenza alla stabilizzazione? Quali sono le politiche sociali che sostengono queste ricomposizioni?

Hanno cercato di rispondere a queste domande, i dati forniti dai diversi relatori, ma anche e soprattutto le diverse testimonianze arrivate da operatori sociali, rappresentanti istituzionali e immigrati.
“Sentieri interrotti, sentieri ricostruiti: storie di migrazione” è il titolo dell’intervento di Ana Maria Ferrante, cittadina argentina, che, dopo aver vissuto indirettamente le difficoltà incontrate dai genitori nel migrare dall’Italia all’Argentina, si è trovata a compiere questo stesso percorso, ma questa volta in senso contrario: dall’Argentina alla Valle d’Aosta.

Incertezza, spaesamento, senso di solitudine, ambivalenza sono i vissuti più frequenti fra gli immigrati. Il desiderio di fare tutto quello che è possibile convive con la paura di muoversi, con le inevitabili differenze riguardo alle opportunità presenti nel territorio di arrivo. Le forti idealizzazioni della partenza si scontrano duramente con la carenza o l’assenza di progettualità e con i vincoli, i confini, i dati di realtà che inevitabilmente il contesto impone.Il rapporto con le radici di appartenenza risulta a tratti elaborato, a tratti emerge con un senso confuso di mancanza e di nostalgia.

“La famiglia non è un soggetto d’assistere ma una risorsa sulla quale investire” secondo l’Assessore alle Sanità, Salute e Politiche Socialli, Antonio Fosson, che ha presentato i diversi servizi presenti sul territorio valdostano, come l’ADE (Assistenza domiciliare educativa) o come il servizio di Autoaiuto, creati per supportare la famiglia nella sue difficoltà.

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