Quasi sedici anni e un sogno: il vaccino. Sophie, nome di fantasia, è affetta sin dalla nascita da una grave patologia cardiaca e polmonare. Rientra tra i cosiddetti “soggetti fragili” a causa del suo stato di salute. La sua giovane età però non le consente di sottoporsi alla tanto bramata vaccinazione contro il Covid-19.
Vulnerabile per la sua malattia, Sophie si è isolata dal resto del mondo. “La mia casa si è trasformata in una campana di vetro” racconta. L’ultima volta che ha messo piede in un’aula scolastica è stato lo scorso ottobre. In quell’occasione ha potuto rivedere i compagni di classe. Alla fine del mese, la madre, che lavora come insegnante, è risultata positiva al Covid. Da allora Sophie ha iniziato a frequentare le lezioni in didattica a distanza senza mai più tornare in presenza, neanche quando si poteva.
“Quando mia mamma ha contratto il Covid, abbiamo dovuto dividerci”. Sophie e sua sorella sono state ospitate nella seconda casa dei vicini domiciliati fuori Valle. Un periodo complicato, durato circa un mese, in cui le ragazze hanno dovuto “sbrogliarsela” nella vita quotidiana. Con il resto della famiglia “ci vedevamo dal giardino”.
“Dal 2018 utilizzo la bombola di ossigeno tutta la notte, anche al mattino nei giorni in cui sono più stanca”. Sophie ha una saturazione bassa che le provoca stanchezza e dolori alla testa. Quando il respiro diventa affannoso capisce che è il momento di utilizzare il saturimetro, apparecchio per controllare la saturazione di ossigeno nel sangue. “Se dovessi prendere il virus, la situazione potrebbe diventare molto rischiosa”. Tra i sintomi più temuti, le possibili difficoltà respiratorie.
Sophie frequenta il liceo musicale. La musica è una delle sue passioni, insieme alla scrittura e alla fotografia. Suona il pianoforte e, come secondo strumento, il violino. Passatempi che durante il lockdown, interrotto unicamente da qualche passeggiata in solitaria in mezzo alla natura, l’hanno aiutata molto. Le manca la scuola e la vita da studentessa fuori sede in collegio, dove alloggiava in camera tripla. Anche in casa la vita non scorre come prima. “Non teniamo le mascherine, ma facciamo molta attenzione. Cerchiamo di stare a distanza ed evitiamo di toccarci”.
Con l’avvio della campagna vaccinale, Sophie e la sua famiglia hanno mosso i primi passi. “Mia mamma si è rivolta più volte alle autorità sanitarie spiegando la mia situazione di persona fragile” dice Sophie. Dopo la vaccinazione della madre, perché inclusa nella categoria del personale scolastico, “abbiamo richiesto le vaccinazioni per gli altri componenti della famiglia”. In risposta ai tanti solleciti, a Sophie è stato detto che per prenotare il vaccino dovrà attendere il compimento dei sedici anni.
Solo ieri, dopo mesi, qualcosa si è mosso. Dopo la lettera scritta da Sophie, apparsa sulle pagine di alcune testate giornalistiche, il telefono ha squillato. Una delle richieste di Sophie è stata accolta: entro fine mese suo padre e le sue sorelle riceveranno la prima dose di vaccino.