Non sempre camminare guardando il cielo è sinonimo di distrazione, anzi. A spiegarlo bene potrebbe essere l'Osservatorio Astronomico di Saint-Barthélemy che, in questo autunno fitto, porta a casa la seconda pubblicazione nell'arco di una quarantina di giorni sulla britannica “Nature”, una tra – se non “la” – riviste scientifiche più antiche, importanti e prestigiose al mondo.
Uno studio pubblicato che racconta di un'osservazione unica, ma che apre anche ad un'ipotesi affascinante e che sta prendendo piede anche all'interno della stessa comunità scientifica: “Questa volta – spiega il Direttore dell'Osservatorio Jean Marc Christille – siamo andati su un oggetto molto più remoto rispetto a 40 giorni fa, a circa 8 miliardi di anni luce di distanza, e molto più luminoso. Questa è una giornata di grandi festeggiamenti, 'bissare' la pubblicazione su una grande rivista scientifica in poco tempo è un avvenimento più unico che raro”.
L'“oggetto” in questione è CTA 102, un quasar situato nella Costellazione di Pegaso e classificato come blazar, una grande sorgente di luce ed energia, una “galassia attiva” con al centro un enorme buco nero supermassiccio. La cosa eccezionale è stato il suo comportamento, cominciato praticamente un anno fa esatto: “CTA 102 in genere sta tranquillo, con una bassa luminosità, al limite dell'osservabile anche con il nostro telescopio – spiega il Ricercatore Paolo Calcidese – che già nel 2012 ha avuto un 'sussulto'. Il 30 novembre 2016 il consorzio Webt (Whole Earth Blazar Telescope, ndr.) mi ha avvisato che l'oggetto stava incrementando la sua luminosità”.
Da qui l'eccezionalità: “Nella notte tra il 1° ed il 2 dicembre – prosegue Calcidese – l'oggetto è passato ad una magnitudine molto brillante, circa duecento volte più del normale. I quasar diventano più luminosi, sì, ma nell'ordine delle decine di volte. Aver osservato un 'autoburst' a circa 200 volte , a nostro sapere non si era mai visto. Il primo picco osservato da noi è stato l'unico esistente al mondo, gli altri tre telescopi puntati che vi stavano lavorando avevano delle nuvole sopra, siamo stati gli unici a poterlo osservare”.
Dopo sei mesi di elaborazione dati e 4 per teorizzarne cause ed effetti, su “Nature” è finita la curva di CTA 102 con i due picchi osservati a Saint-Barthélemy. Il che ha permesso di formulare una teoria innovativa.
CTA 102, un sistema binario di buchi neri supermassici?
Questa la teoria che esce dallo studio dell'Osservatorio. Di genere dal buco nero, o meglio dalla “ singolarità spazio-temporale” al centro del quasar – questa di CTA 102 è stimata essere di un miliardo di volte la massa del sole e dell'estensione del nostro Sistema solare – vengono espulsi degli oggetti “collimanti”, perfettamente allineati perpendicolarmente al cosiddetto “orizzonte degli eventi” del buco nero, la superficie spazio-temporale entro la quale non si può sfuggire dalla sua attrazione.
L'osservazione, durante questo evento di portata eccezionale, ha avuto invece un esito inaspettato. L'oggetto “scoda”, il che porta ad una nuova – inedita – teoria: “CTA 102 era diventato così luminoso – spiega ancora Calcidese – che anche i piccoli telescopi amatoriali da 8 cm sono riusciti a vedere un oggetto a 8 miliardi di anni luce. La nostra ipotesi è che CTA 102 sia un sistema binario di buchi neri supermassivi, e non uno solo, e questo cercheremo di studiare. Per esserne certi dovremo vedere l'evento più volte e continuare con le osservazioni. Per adesso questa è una delle ipotesi più accreditate anche dal capo del gruppo Webt, e che mette un po' in ombra le altre teorie. Un'ipotesi molto interessante dal punto di vista cosmologico”.