Prima di ieri pomeriggio non avevo mai viaggiato su un treno storico. A dir la verità, forse non ne avevo mai visto uno dal vivo e l’impatto che ho avuto ieri, domenica 22 ottobre, trovandone uno fermo nella stazione di Aosta in attesa di partire verso Chivasso, è paragonabile allo sguardo meravigliato di Harry Potter in occasione del suo primo viaggio sul treno per Hogwarts.
Il treno storico che ha percorso i binari della linea ferroviaria Chivasso-Aosta era composto da una locomotiva a vapore del 1911 e da carrozze risalenti agli anni ’30, come mi spiegano alcuni membri dell’Associazione Museo Ferroviario Valsesiano seduti davanti a me durante il viaggio. L’esperienza che l’Associazione, in collaborazione con la Fondazione Ferrovie dello Stato, promuove ogni anno nella tratta Novara-Varallo, e che a venticinque anni dall’ultima volta ha organizzato anche in Valle d’Aosta, vuole innanzitutto regalare a chi sale su questi treni – ma anche alle moltissime persone che dalle stazioni e dai balconi di casa li attendono per vederli e fotografarli – un’emozione senza tempo.
Quella che, quasi centotrenta anni fa, i fratelli Lumière cercano di replicare immortalando su pellicola l’arrivo di un treno alla stazione La Ciotat (in Francia). La meraviglia e, quasi, il senso di soggezione, nei confronti di un mezzo di trasporto che, all’epoca della sua comparsa, incarnava l’avanguardia, il progresso e la modernità. “Il treno è un progetto innovativo fin dalla sua nascita”, racconta Eraldo Botta, vicesindaco di Varallo e tra i soci fondatori dell’Associazione. “Bisogna pensare che nel 1886 non esistevano ancora le automobili e per strada si viaggiava in carrozza. Era un mondo a bassissima velocità rispetto al treno, che viaggiava già a 50/60 km orari, quando per strada si andava a 14”.
Proprio nel luglio 1886 è stata inaugurata la linea Chivasso-Aosta, quasi ‘gemella’ della Varallo-Novara, aperta ad aprile dello stesso anno e compresa nelle undici tratte del progetto “Binari senza tempo”, che riunisce le più belle linee italiane di interesse paesaggistico o infrastrutturale. “La volontà che spinge ad organizzare questi viaggi è quella di invitare a guardare il paesaggio dai finestrini e a fermarsi nelle stazioni, per ammirare le opere e le gallerie fondate a fine ‘800”.
Non è però solo al piacere estetico che ambiscono simili progetti. Nella giornata di ieri, sono stati organizzati infatti diversi eventi collaterali per sensibilizzare la popolazione nei confronti di questo mezzo di trasporto, che oggi come all’epoca della sua invenzione conserva potenzialità altissime. Oltre alla mostra fotografica e di cimeli storici a tema ferroviario allestita nel weekend nei locali di Finaosta, in via Festaz, nel pomeriggio, il Salone Ducale del Municipio di Aosta ha ospitato un momento di incontro e approfondimento sul tema, con l’intervento di autorità – tra cui il sindaco di Aosta Nuti e il presidente della Regione Testolin – ed esponenti delle associazioni coinvolte.
“C’è stato un confronto sui valori legati a iniziative come quella che stiamo vivendo”, continua Botta, “che avvicinano la popolazione a uno dei trasporti più democratici e accrescono la consapevolezza sull’enorme valore culturale del patrimonio ferroviario di cui disponiamo, che oggi ci permette di fare un turismo lento ,ma allo stesso tempo ci proietta in un futuro ad alta velocità. L’elettrificazione della linea ferroviaria Aosta-Ivrea metterà tra qualche anno Aosta sullo stesso livello di città come Milano e Torino. La tecnologia è andata avanti, sono cresciute le sicurezze e i comfort sui treni, ma sono soprattutto le opportunità di crescita ad essere maggiori del trasporto su strada, dove il limite è dato dal traffico”.
Il convoglio storico è partito domenica mattina da Chivasso alle 8.09, per giungere ad Aosta alle 12.18. A bordo anche il Comandante del Reggimento Genio Ferrovieri, il reparto militare che aveva in gestione questa tratta, in occasione del 150° anniversario della fondazione della Specialità Ferrovieri del Genio. Al ritorno, il treno è partito da Aosta alle 16.40 ed è arrivato a Chivasso alle 18.40, fermando a Verrès, Hône-Bard e Ivrea per il servizio viaggiatori. In realtà, oltre al servizio viaggiatori, le tappe intermedie sono state un’occasione per i tanti appassionati di treni storici, ma anche per le persone in attesa del loro treno, di immortalare l’arrivo e il passaggio del convoglio, salutando i suoi fortunati passeggeri. “Sembra impossibile che tutte queste persone facciano foto e ci salutino, addirittura dal balcone di casa”, confida Botta. “È cresciuta la sensibilità verso questo tipo di trasporto, che prima sembrava obsoleto. Oggi non abbiamo fatto solo un viaggio, ma abbiamo regalato un’emozione non solo a noi, ma a tutti”.
Scesa dal treno a Chivasso, guardo la locomotiva che sbuffa e, ancora immersa nel viaggio nel tempo che sta per finire, cerco di immedesimarmi in chi guardava questo stesso treno all’inizio del ‘900, forse con un senso di diffidenza nei confronti del marchingegno. «L’empio mostro» che, oggi come ieri, guardiamo portarsi via persone e ricordi, con la stessa nostalgia che descrive Carducci nella poesia Alla stazione in una mattina d’autunno.
Una risposta
Bellissimo articolo, sia per le informazioni sia per le emozioni che trasmette. Grazie 💌