Due anni possono essere un tempo infinito. Aspettare qualcosa per due anni può portare a scoraggiarsi, a decidere di lasciare perdere, a dire addio al proprio mondo. Non per Guglielmo Bosca. “Gugu” è tornato in Coppa del Mondo il 27 dicembre 2019 con la discesa di Bormio, due anni e qualche giorno dopo il terribile infortunio patito a Reiteralm in Coppa Europa, e soprattutto con un nono posto nel SuperG del 29 dicembre.
Una rottura di tibia e perone “arricchita” da una complicazione – la sindrome compartimentale, un problema vascolare che rischiava di creargli la necrosi della gamba sinistra – che gli sono costate ben sette operazioni: sei in Austria, tre principali e tre di controllo, ed una a marzo per rimuovere il chiodo dalla tibia ed inserire una placca sul perone che non ne voleva sapere di guarire.
“È stato un percorso lungo, ho perso le funzionalità di movimento della caviglia sinistra, tant’è che è stato più facile riprendere a sciare con meno dolore che a camminare e correre”, racconta Bosca. “In questi momenti ti accorgi di quanto poco banale sia camminare. Continuavo ad avere un fastidio grave al perone che mi ha impedito di rientrare la scorsa stagione. Ho ripreso a sciare seriamente a luglio ed ora, pian piano, sto tornando ai miei livelli. Ho bisogno di fare un po’ di chilometri e di ritrovare l’attitudine alle gare, ma mi sento competitivo”. E lo dimostra la prova di Bormio, un buon auspicio per il futuro: 27° in combinata, ma nono posto (ed undicesimo tempo) nel relativo SuperG, anche davanti ad Alexis Pinturault. “Una grande soddisfazione, una liberazione”.
“Gugu” non si è mai perso d’animo, ed in questi due anni ha continuato a guardare avanti, consapevole che la sua passione e la sua determinazione lo avrebbero riportato lì dove meritava di stare: “Il giorno dopo l’infortunio ero già proiettato su cosa fare per potermi migliorare e tornare carico per la stagione successiva. Certo, ci sono stati tanti momenti difficili, quando vedi che i tempi di recupero non sono quelli che credevi. Devo ringraziare lo Sci Club Crammont, l’Esercito, la Nazionale: mi hanno tutti dato un grande supporto, c’erano sempre”. Bosca si è preso i suoi spazi per “crescere come persona e laurearmi in Ingegneria informatica, cosa che sarebbe stata quasi impossibile con lo sci”.
Ed ora il milanese residente a Courmayeur, classe 1993, guarda con fiducia al futuro: il 10 e 11 gennaio ci saranno le discese di Coppa Europa a Wengen, dove l’azzurro spera di potersi fermare anche in vista della Coppa del Mondo in programma la settimana successiva. “Poi ci sono altre gare importanti, su tutte Kitzbuehel e Garmisch. Spero di confermarmi e di sciare come so”.