Courmayeur ha fatto ieri da sfondo per la presentazione di “Due vite. Lo slalom parallelo con mia figlia Federica Brignone“, il libro di Maria Rosa “Ninna” Quario, presentato ieri sera allo Chalet de l’Ange in un incontro intenso e molto partecipato, moderato dall’ex sciatore e voce tecnica RAI Alberto Schieppati.
Una presentazione – organizzata dalla Fondazione Courmayeur – fatta di un dialogo a più voci che ha attraversato sport, famiglia, memoria e scelte di vita, restituendo il senso profondo di un titolo che è prima di tutto la metafora di due donne con traiettorie simili ma mai identiche, che si incrociano sulla neve e nella quotidianità.

Maria Rosa Quario, atleta azzurra fino al 1986 e poi giornalista sportiva, ha raccontato la genesi del libro come un ritorno alle origini. “Un mese dopo aver smesso di gareggiare ho iniziato a collaborare come giornalista ed ho ripreso la mia passione per la scrittura”. L’esigenza? Fissare nella scrittura la memoria e di ricordi. “L’idea iniziale era quella di raccontare la mia vita sportiva, pubblicando il libro solo dopo il ritiro di Federica. Il titolo, inizialmente doveva essere La mia vita è uno slalom, anche su richiesta dell’editore, trasformandosi in un racconto che intreccia inevitabilmente due percorsi, il mio e quello di Fede”.
Il libro ripercorre la carriera di Quario negli anni della “Valanga Rosa”, in cui lo sci che era ancora lontano dalla dimensione professionale odierna: “All’epoca lo sci era completamente diverso. Avevamo a disposizione pochi materiali e le nostre trasferte per le gare erano fatte da lunghi viaggi in pulmino, tre paia di sci ciascuno ed un unico skiman per squadra. Un’epoca diversa, in cui lo sci era più passione che lavoro”. Tra i ricordi più cari, quelli legati al suo maestro di sci Giuseppe Perrod, figura centrale nella sua formazione sportiva e umana, “senza il quale – ha sottolineato – la mia carriera sportiva e di conseguenza questo libro probabilmente non sarebbero mai esistiti. Mi ha insegnato a sciare a cinque anni e a farlo con grinta”.
Carriera sportiva che Federica Brignone ha raccontato di aver letto nel libro della madre con curiosità e partecipazione, un modo per comprendere meglio quanto fosse diverso crescere e gareggiare in anni così diversi.
Filo conduttore della serata è stato il rapporto familiare, allargato anche alla figura di Davide Brignone, fratello di Federica e suo allenatore. Una presenza decisiva, che ha segnato una svolta nella carriera della campionessa. Quario ha ricordato come, inizialmente, fosse proprio Davide il più promettente dei due, prima che una serie di infortuni lo portassero a chiudere la carriera agonistica nel 2016 e ad iniziare quella da allenatore. Da quel momento, i risultati di Federica non hanno fatto che crescere in maniera esponenziale.
“Con Fede ho un doppio ruolo da allenatore e da fratello. La nostra fortuna sta nell’essere riusciti a scindere i ruoli. Io mantengo la mia professionalità in pista ed è un rapporto che si è costruito negli anni di lavoro insieme ed i risultati di Fede dimostrano che siamo riusciti a farlo nel modo corretto”.

Si tratta di un equilibrio familiare in cui ruoli, responsabilità e percorsi personali hanno trovato una nuova armonia. Un equilibrio che affonda le radici nella scelta fatta anni prima di trasferirsi stabilmente a Courmayeur. Una decisione di vita, raccontata da Quario come il tentativo di offrire ai figli un ambiente più sereno, a contatto con la montagna e lontano da pressioni inutili. Una scelta che ha comportato anche rinunce personali, soprattutto professionali, ma che rivendica senza esitazioni perché “il tempo passato con i figli – ha ribadito – è la vera ricchezza”.
Un contesto familiare stabile che, negli anni, ha rappresentato anche una base solida su cui Federica ha potuto costruire non solo la propria carriera, ma soprattutto il proprio equilibrio personale. Dal punto di vista sportivo, Federica Brignone ha raccontato il suo approccio mentale alla gara e della sua capacità di restare nel “qui e ora”, di visualizzare le curve una alla volta, di non pensare troppo. Un equilibrio costruito nel tempo, anche attraverso un lavoro molto profondo fatto su se stessa. “Più sono serena nella mia vita personale più lo sono in pista. Quando penso troppo non riesco ad esprimermi e ho dovuto adottare delle tecniche per rimpiazzare i pensieri e focalizzarmi su quello che devo fare momento per momento.”
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
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Maria Aquario e Federica Brignone
Non è mancato il riferimento al grave infortunio, dal quale si apre e chiude il libro. Un evento arrivato, come ha spiegato la madre, nel momento di massima felicità sportiva. Un colpo durissimo, inserito nel racconto solo in un secondo momento, che diventa però la chiave finale del libro. “Federica è stata più grande dell’infortunio dimostrando una maturità che va oltre i successi ottenuti in carriera.”
“Non è il mio primo infortunio – ha dichiarato Federica – ma ovviamente non avevo mai dovuto affrontarne di così gravi. Rimettere gli sci ai piedi non mi ha fatto paura. Ho avuto male e ho fatto fatica però, pian piano, ora che sto meglio, sono tornata a scendere su un tracciato e voglio poter tornare a fare la cosa che mi piace”.
A emergere, durante la presentazione del libro durante la serata è stato il racconto condiviso del senso profondo di due vite di atlete, madre e figlia, unite dallo sci, dalla montagna e da una scelta di vita.










Una risposta
Due donne piuttosto vanagloriose