Arrivare a giocarsi, a 37 anni, la convocazione alla quarta Olimpiade invernale non è da tutti. Soprattutto in uno sport di fatica come lo sci di fondo, in particolare nella sua versione distance. Elisa Brocard ci ha sperato fino all’ultimo, nonostante le poche presenze in Coppa del Mondo quest’anno. Nella lista delle convocate per Pechino, insieme a Greta Laurent, Anna Comarella, Lucia Scardoni, Martina Di Centa, Caterina Ganz e Cristina Pittin, il suo nome non c’è.
Non solo: stride che il contingente azzurro al femminile abbia rinunciato al settimo posto, che poteva essere occupato dall’alpina valdostana così come da qualcun’altra. Su questo, Elisa Brocard ha affidato la propria amarezza ad un post sui social:
Per lei è arrivato anche l’endorsement di Fulvio Valbusa, che proprio a 37 anni vinse un oro.
Dopo Vancouver in Canada nel 2010, Sochi in Russia nel 2014 (dove ha ottenuto il suo miglior piazzamento individuale a cinque cerchi, con il 13° posto nella 30 km a tecnica libera) e PyeongChang in Corea nel 2018, le porte delle Olimpiadi cinesi per Elisa Brocard si sono chiuse lo scorso lunedì. Oltretutto, la fortuna non è certo stata dalla sua, visto l’annullamento delle gare di Coppa del Mondo di Planica e Les Rousses di gennaio, nelle quali avrebbe potuto cercare la qualifica d’ufficio.
L’atleta del Centro Sportivo Esercito ci racconta il suo stato d’animo, ad una decina di giorni dalla cattiva notizia.
Come hai preso la mancata convocazione? Te lo aspettavi?
A inizio stagione sapevo che avrei avuto la strada in salita, non essendo più una giovanissima ed essendo fuori squadra, ma dopo il 20° posto nella sprint di Lillehammer a dicembre ho realmente pensato che il sogno olimpico fosse alla mia portata. Considerando quindi che avevo ottenuto la mezza qualifica di diritto (la qualifica di diritto si otteneva con due piazzamenti nei primi 20 in Coppa del Mondo) e che nelle ultime gare di Coppa Italia avevo ben figurato con due vittorie e un secondo posto nelle gare a skating, la delusione per la mancata convocazione è stata certamente molto grande.
Attualmente in che stato di forma sei?
Dopo le ultime gare di Coppa Italia sentivo che la forma stava tornando. Dopo essere stata influenzata a Natale ho dovuto un po’ rincorrere una forma accettabile per provare a guadagnarmi il pass olimpico in quelle ultime gare. Sfumato il sogno olimpico, ho partecipato domenica scorsa alla mia prima Marcialonga [chiusa al 22° posto, nda] e, non avendola preparata per nulla, sono felice di come mi sia difesa in questa gara, che non rispecchia di certo le mie caratteristiche da pattinatrice visto che si disputa in tecnica classica e si effettua in scivolata spinta.
Che pronostici fai per la nazionale a Pechino, e per il futuro del movimento in generale?
Per la nazionale a Pechino è difficile fare pronostici… Come tutti gli italiani spero che una medaglia arrivi, magari due. Sicuramente Federico Pellegrino ed il mio compagno di squadra in Esercito Francesco De Fabiani andranno a caccia di quel sogno, lo spero per loro.
Per il futuro del movimento in generale non sta a me far pronostici. Io, come molti altri prima di me, ho una passione smisurata per questo sport e quindi più che pronostici posso solo augurare a tutti di trovare il giusto dialogo per arricchire il movimento dello sci di fondo con il contributo di tutti.
Cosa potevi dare e cosa potevi prendere da questa Olimpiade?
In questa Olimpiade avrei sicuramente dato il mio contributo alle più giovani su come affrontare una gara olimpica, e io avrei preso da loro l’entusiasmo della prima esperienza a cinque cerchi perché, seppur per me non sarebbe stata una novità, so che mi avrebbe riempito il cuore di gioia ed emozioni fortissime!
Quali sono ora i tuoi progetti?
Al momento sto cercando di capire cosa potrà riservarmi il futuro, ma ora è ancora troppo presto per pensarci anche perché lo scotto della delusione olimpica è ancora troppo vivo. Valuterò a fine stagione insieme al Comando del Centro Sportivo Esercito quali potranno essere le possibilità, che di certo mi vedranno vestire il cappello alpino e contribuire in un modo o nell’altro al movimento sportivo nazionale.