Più che una gara, una prova di sopravvivenza. Il Ladakh – Trail to Heaven, tappa di One Hundred World Championship, è stato quasi un esperimento per testare la resistenza del corpo umano a quote elevate e su distanze da ultratrail. E Francesca Canepa ha passato il test.
Si tratta dell’unica “gara” da 100 miglia al mondo ad una quota tra i 3500 ed i 5400 metri di altitudine, sull’Himalaya. “È stata una cosa pionieristica: hanno selezionato 9 atleti sulla base dei nostri curricula per verificare se il corpo regge quelle distanze a quelle quote”, racconta Francesca Canepa di ritorno dall’India.
Senza copertura telefonica, con uno degli organizzatori fermato al confine tra Pakistan e India con i GPS pochi giorni prima del via, era anche una questione di gestione del caldo, del freddo, degli imprevisti, dell’attrezzatura. “Di giorno si cuoceva, di notte abbiamo fatto il passo più alto, a 5400 metri, e c’erano 15 gradi sottozero. Davvero una cosa estrema, bisognava essere molto cauti”, continua la valdostana.
La “cronaca della gara” parla di una Francesca Canepa partita prudente, per poi iniziare ad ingranare i giri giusti ed avvicinarsi addirittura ai primi due uomini. Poi ad un ristoro un problema digestivo – non sorprendente, a quelle condizioni – ha iniziato a rallentarla parecchio, con l’impossibilità di mangiare per parecchio tempo. A una trentina di chilometri dalla fine l’idea del ritiro inizia a prendere forma, ma per farlo avrebbe dovuto comunque superare un passo a quota 5000 metri, quindi decide di proseguire
A 12 km dalla fine, quando è seconda, un altro intoppo logistico: “C’era un grosso torrente himalayano da attraversare, impossibile da fare senza gli sherpa, con l’acqua gelida e potente fino alla vita. Dopo averlo passato ce n’era un altro, altrettanto pericoloso, ma senza nessuno a fare assistenza. Cosa faccio? Non posso chiamare, non posso tornare indietro, ero in preda alla disperazione. Mi siedo e aspetto, non rischio di morire per una gara. Non mi importava di arrivare fuori tempo massimo, la questione a quel punto era di arrivare viva fino in fondo. Per fortuna poi gli sherpa sono scesi lungo la stessa strada, così sono arrivata al traguardo”.
Il Ladakh Trail to Heaven è stata anche l’occasione di vedere quanto cambiano i panorami ed i punti di vista: “Mi sono resa conto che i 4000 metri che abbiamo in Valle d’Aosta sono quasi niente rispetto alle quote himalayane. Sono arrivata in fondo anche perché mi sembrava di rappresentare la Valle d’Aosta”.
2 risposte
Per me sono grandi le persone che si dedicano agli altri, non quelle che cercano a tutti i costi un primato
GRANDE !!!