Una traversata nel deserto marocchino del Sahara di 250 km tra sole cocente e tempeste di sabbia in totale autosufficienza per una settimana. Già a raccontarla così, la Marathon des Sables – The Legendary è una di quelle esperienze da guardare con timore reverenziale. Se poi ci si mettono di mezzo problemi fisici e un’innata propensione a “spingere”, il sesto posto di Francesca Canepa nella più dura gara nel deserto alla sua prima partecipazione è un grandissimo exploit.
I tempi e la classifica di Francesca Canepa alla Marathon des Sables
Nella 39ª Marathon des Sables, Francesca Canepa ha completato le sei tappe previste per un totale di 250 km e 2.705 metri di dislivello nel Sahara marocchino. Nella prima tappa, lunga 32 km con 312 m di dislivello positivo, ha chiuso in 3h58’28”, 12ª tra le donne. Nella seconda tappa (40 km e 614 metri di dislivello) ha trovato il 7° posto femminile con un tempo di 5h16’16”, salendo al 9° posto parziale. Nella terza tappa, 32,5 km e 468 m D+, ha terminato in 3h54’30”, classificandosi 6ª e guadagnando una posizione in classifica. La quarta, la più lunga con 82,2 km e 690 m D+, l’ha portata al traguardo in 10h37’29”, al 5° posto tra le donne ed ai piedi del podio virtuale. La quinta tappa (42,2 km con 419 m D+) è stata completata in 5h00’38”, nuovamente 12ª e con il sesto posto della classifica parziale, mentre la sesta e ultima tappa, 21,1 km con 202 m D+, l’ha vista chiudere in 2h17’32”, 13ª di giornata e rimanendo 6ª nella classifica generale femminile, con 181 finisher sulle 197 partenti, ed un totale di quasi 900 atleti al traguardo finale.
Il suo tempo totale è stato di 31h04’53”, con la vittoria che è andata a Maryline Nakache in 23h57’20”, seguita da Aziza El Amrany a 1h39’03” dalla prima e terzo posto per Tomomi Bitoh in 29h38’25”. Qui le classifiche.

“Un’esperienza da rifare”
L’idea era nata da Stefano Messina, un runner di Morbegno impegnato in un progetto solidale che voleva fare un team con Canepa e Michele Graglia, il quale ha però dovuto dare forfait a causa di un serio problema cardiaco. Sei tappe, con un giorno di riposo dopo la quarta, di lunghezza variabile, durante le quali bisogna portarsi dietro tutto quello che serve per sopravvivere non solo in gara, ma anche nei bivacchi di fine tappa, dove si dorme in tende da 8 persone sui materassini che ci si è portati dietro e bisogna cucinarsi da soli il proprio cibo.
Proprio con questi aspetti pratici sono nati i primi problemi per Canepa: “L’organizzazione è il fattore chiave, e io sono nota per non averne”, racconta durante il suo rientro in Valle d’Aosta, anch’esso a tappe. “Non avevo la minima idea di cosa andassi a fare, e si è vista molto la differenza con chi l’aveva già fatta. Lo zaino deve pesare almeno 6,5 kg per regolamento, il mio era già 7,5 kg senza acqua. Non sapevo come comporlo, ho messo dentro la roba un po’ come capitava e infatti dopo pochissimo avevo già delle abrasioni alla schiena perché le cose si muovevano”. La tappa era relativamente facile, di “acclimatamento”, eppure “ero ferma nel piano, mentre nel dislivello andavo un po’ meglio. Mi hanno consigliato di pensare un checkpoint alla volta perché in molti si demoralizzano dopo la prima tappa. Un ragazzo italiano mi ha aiutato a fare lo zaino, e da lì è andata meglio”.

Il secondo giorno, infatti, le cose procedono: “Non avevo mai corso sulla sabbia e sulle dune ma mi piaceva, capivo come fare il passo, dovevo concentrarmi per affrontare al meglio le parti tecniche e vedevo i risultati”. I guai fisici iniziano ad arrivare durante la quarta tappa, dove il podio era alla portata ma il caldo e l’eccesso di zuccheri (“andavo avanti a barrette e gel, ed il mio corpo non è abituato: di solito in gara mangio cibo vero”) provocano una ribellione nel corpo, che non ne vuole sapere di mangiare. “Ho dovuto camminare buona parte degli ultimi 30 km, mi passavano molti uomini ma per fortuna nessun’altra donna. Come se non bastasse, mi è venuta un’abrasione all’interno coscia, così mi sono messa a correre in mutande”. Al traguardo la valdostana ha conati di vomito, la sera non mangia ma per fortuna il giorno successivo è dedicato al riposo.
Il corpo si è spremuto troppo, però, e anche se le gambe nella quinta tappa sono leggere, la velocità è un’altra cosa. “Mi superavano tutti, e mi sono pure venuti problemi gastrointestinali. Insomma, una tragedia”. Nella sesta ed ultima tappa Canepa decide di gestire, portando a casa una prestigiosa sesta posizione.
“Per essere la prima volta, sono molto contenta, avrei firmato per un posto in top ten”, dice Canepa. “Mi è piaciuto tutto, dall’ambiente al contesto sconosciuto, alla modalità di gestione. Però quando vedi che con qualche accortezza in più che deriva dall’esperienza potresti essere ancora più competitiva e puntare al podio, la voglia di rifarla è grande. Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere”.