Tutto è iniziato qualche mese fa quando ho ricevuto la notizia dal presidente della mia società, Liana Calvesi. C’era la possibilità di partecipare a un bando nazionale per entrare a far parte del Consiglio giovanile della Federazione di Atletica leggera. Il requisito principale era avere tra i 20 e i 30 anni e candidarsi compilando un semplice Google Form con diverse domande sull’esperienza personale nell’atletica, inviare il curriculum, una lettera motivazionale e un video di presentazione in inglese. I primi di maggio ho ricevuto l’email con l’esito: “Gentile Veronica, siamo lieti di comunicarti che sei stata selezionata come componente del nuovo Consiglio Giovanile FIDAL nell’ambito del progetto ‘Future Leaders ITALIA‘. A te vanno le nostre più sentite congratulazioni e il ringraziamento per la tua candidatura.” Ad essere sincera non ero ben certa di cosa mi aspettasse: è stata una di quelle situazioni del tipo “buttiamoci e vediamo cosa succede”.
Nel frattempo, ogni regione aveva eletto il proprio referente regionale, quindi in totale eravamo 5 consiglieri nazionali e 20 referenti regionali. Sebbene i nomi fossero stati ufficialmente pubblicati, non conoscevo nessuno degli altri consiglieri, tranne il ragazzo che rappresenta la Calabria perché l’avevo conosciuto negli anni ai campionati nazionali universitari. Neanche quello del Piemonte sapevo chi fosse! Abbiamo partecipato a qualche riunione online con i responsabili della FIDAL Nazionale e ci siamo chiariti un po’ le idee sul da farsi. Dieci giorni prima degli Europei di Roma 2024, abbiamo ricevuto l’invito a partecipare al “Future Leaders Forum”.
Anche se non sapevamo bene cosa aspettarci, abbiamo accettato tutti l’invito, ma purtroppo qualcuno non è potuto venire, come il nostro rappresentante regionale, Emiliano Vuillermoz, perché aveva la proclamazione di laurea in Svezia. Una volta arrivati a Roma, ci siamo sistemati in un campeggio un po’ spartano: stanze davvero piccole, a malapena c’era lo spazio per aprire la valigia! Ma tanto, per quel poco tempo che avevamo per dormire, non era così importante.
Eravamo un gruppo di circa 70 giovani provenienti da 42 federazioni europee. L’intero evento è stato organizzato dall’European Athletics ed eravamo guidati da 6 ragazzi un po’ più grandi di noi. Il primo pomeriggio è iniziato con un gioco per rompere il ghiaccio e conoscerci: una sorta di “bingo”, dovevamo chiederci varie informazioni, come il colore degli occhi o se ci piacesse la pizza. Ogni volta che trovavamo qualcuno che soddisfacesse una certa domanda, segnavamo il nome, vinceva chi completava l’intera casella per primo. Ovviamente non ho vinto io!
Successivamente siamo stati divisi in team di 5-6 persone. Ogni team aveva un nome che rappresentava qualcosa dell’Italia; il mio era il Team Limoncello (palesemente i migliori). Dopo la divisione, l’attività era quella di una caccia al tesoro nel centro di Roma. Sì, poteva sembrare da bambini, ma ci siamo divertiti molto. Ogni gruppo doveva fotografarsi insieme a vari oggetti, monumenti o persone, fare cose strane, imitare un gesto atletico in mezzo alla strada, insomma ci siamo fatti notare. Ma è stato un modo divertente per iniziare a interagire con gli altri ragazzi d’Europa.
Dal secondo giorno è iniziato il vero tour de force: dalle 8 alle 17 eravamo impegnati in workshop e tavole rotonde con molti nomi importanti come Lord Sebastian Coe, presidente della World Athletics, e Dobromir Karamarinov, presidente dell’European Athletics, che hanno inaugurato il forum. Volti che abbiamo sempre e solo visto in televisione è stato davvero emozionante avere la possibilità di interfacciarsi con loro. Ci hanno parlato del futuro dell’atletica a livello europeo e mondiale.
Supportato dal Comitato Organizzatore Locale degli Europei e da Deloitte, l’evento aveva come tema “Diventa il leader di domani”. Le giornate del forum si sono incentrate su temi fondamentali come “Who am I as a leader?” e la gestione del futuro dell’atletica. Numerosi relatori di spicco hanno approfondito diverse tematiche del forum. Tra questi, Lea Sprunger, svizzera ed ex medaglia d’oro europea nei 400 metri ostacoli e imprenditrice; Alessio Gorla, velocista italiano e imprenditore tecnologico; Esther Akihary, velocista olimpica olandese e vicepresidente della Federazione Reale Olandese di Atletica Leggera; Donna Fraser, quattro volte olimpionica britannica e leader nell’uguaglianza, diversità e inclusione; Scott Grace, responsabile tecnico nazionale dell’atletica leggera inglese per lo sviluppo dei giovani; Sasho Belovski, esperto di business sportivo; Karin Grute Movin, vicepresidente di European Athletics e presidente della Commissione per lo Sviluppo; e Alessio Punzi, Head of Running and Mass Participation di World Athletics. Tutti hanno parlato e approfondito molti argomenti interessanti, portandomi a conoscenza di tante tematiche che magari, nel quotidiano, si danno per scontate e non si dà loro la giusta importanza.
Oltre alle tavole rotonde, abbiamo partecipato a “hackathon“, sessioni di mentoring e workshop interattivi su temi come “Finding a work-life balance”, nel quale ci hanno insegnato a costruire il nostro tempo nella giornata, delle skills per non perdere tempo ed essere produttivi. Il “Mental Health” e “Gender Leadership”, temi molto importanti, hanno affrontato il problema della salute mentale da non sottovalutare in qualsiasi sport e poi i problemi e come stanno cercando di risolverli per gli atleti transgender. Anche il tema “Safeguarding in Sports” è stato interessante, perché ho scoperto che ogni società, in ogni sport, dovrebbe avere una figura all’interno della propria organizzazione che tuteli gli atleti, ma anche gli allenatori e i dirigenti, su tematiche come l’abuso psicologico o fisico, molestie, negligenza, varie forme di bullismo e/o comportamenti discriminatori in generale. A livello di Federazione di Atletica Leggera esiste proprio una commissione che si occupa di questo settore. Poi altri temi, definiamoli più leggeri e rivolti verso la tecnologia, come ad esempio la sessione di “Technology and Innovation in Athletics” tenuta da Alessio Gorla, un ragazzo italiano di Milano, che negli ultimi anni ha sviluppato un’app utilizzata da tantissimi atleti, atletica.me, una sorta di social dove ogni atleta ha un profilo, con le gare che ha fatto, a cui è iscritto, a che ora gareggia e dove, tutto in automatico collegato direttamente al sito della federazione e nel quale si possono mettere a confronto anche atleti diversi in base all’età. Altri temi come “Fan Engagement” e “Personal brand development” ci hanno dato modo di scambiarci idee e creare dei contenuti, partendo dall’idea, passando dai problemi che si possono riscontrare, come risolverli e poi alla realizzazione.
Ogni giornata terminava poi con una mezz’ora di “cool down”, dove ogni team si riuniva per fare il punto della situazione: com’era andata la giornata, cosa ci era piaciuto di più, cosa non ci piaceva e cosa si poteva migliorare. Nonostante le differenze linguistiche, siamo riusciti a creare una bella intesa tra tutti, scambiandoci idee, consigli ed esperienze personali.
In generale, questa esperienza è stata molto stimolante, ha rafforzato la nostra responsabilità e il desiderio di portare avanti questo progetto in Italia. Invito tutte le società valdostane a contattarci per qualsiasi esigenza, a presentarci idee e iniziative. Siamo un gruppo molto affiatato e determinato a dare voce a tutti i giovani atleti in Italia, nonostante la distanza geografica che ci separa.
Personalmente, è stata una settimana molto intensa ma formativa sotto tanti punti di vista, sia atletici che personali. Oltre alla formazione, la sera abbiamo potuto assistere alle sessioni serali dei Campionati Europei, con gli atleti più forti d’Europa, e vedere da vicino la nazionale italiana vincere ben 24 medaglie. Ho avuto i brividi ogni sera, sia per lo stadio, sia per vedere tutta quella gente fare il tifo per gli atleti, di qualsiasi nazionale. L’atletica, non a caso, è stata definita la regina degli sport. Spero di continuare in questo percorso perché, nonostante non abbia la visibilità di altri sport, è molto bello da vivere e bisogna farlo crescere, perché è un mondo incredibile e ogni giorno regala emozioni.