Un sogno, inizialmente lontano, poi nebuloso, che Federico Pellegrino ha messo via via a fuoco, fino a farlo diventare realtà. Una realtà dolce, esaltante, come il migliore dei sogni, ma con qualcosa in più: una medaglia – vera – al collo. Dopo il bronzo di Arianna Follis nella staffetta di Torino e, nell’individuale, l’argento ed il bronzo di Marco Albarello ad Albertville e Lillehammer (ai quali vanno aggiunte le medaglie in staffetta, cioè l'oro a Lillehammer e i due argenti ad Albertville e Nagano, ndr) , la Valle d’Aosta ritrova una medaglia olimpica nello sci di fondo grazie all’argento di Chicco.
La prima carta è già quella buona: Pellegrino ha dimostrato di crederci da subito, nonostante non fosse la sua tecnica, nonostante partisse da outsider, e così la sprint a tecnica classica delle Olimpiadi di PyeongChang porta il suo nome, terza medaglia azzurra dopo l’oro di Arianna Fontana nello short track pochi minuti prima e il bronzo di Dominik Windisch nel biathlon. Quando ci sono gli appuntamenti che contano, il campione del mondo in carica c’è, sempre: è una macchina con una consapevolezza ed una lucidità fuori dal normale, frutto di forza fisica e maturità mentale, che gli permettono di arrivare pronto a questi eventi.
A vincere è stato Klaebo, ma Pellegrino c’era, ed in volata finale ha piazzato la zampata del campione, anticipando al photofinish per due centesimi il russo Bolshunov. Grande rimonta di Chicco, rimasto agganciato al treno dei primi tre per poi dare tutto in salita e nel rettilineo finale.
La semifinale è stata velocissima, anche perché vedeva in campo i più forti delle qualifiche, Hakola e Svensson esclusi: Klaebo, Pellegrino, Bolshunov, Golberg, Peterson e Panzhinskiy. A tagliare per primo il traguardo, al photofinish, è stato il forte norvegese, ma Pellegrino era lì, a ruota, a soli 16 centesimi.
Straordinaria la prova di forza del valdostano nei quarti di finale: qui ha dimostrato un grande stato di forma con uno spunto portentoso in salita, dove ha staccato tutti gli avversari per poi arrivare con tranquillità sul traguardo mettendo dietro di sé Golberg e Halvarsson.
Pochi problemi nelle qualificazioni vinte da Hakkola, concluse al 9° posto in 3’13”18. “Ho spinto forse troppo forte sulla prima salita e nella seconda ero un pochino affaticato ma il tempo era buono”, ha commentato al sito FISI al termine della prima fase.
Una pista che Federico Pellegrino aveva definito “molto dura ma non lunga, dura anche a livello fisico soprattutto a causa della seconda salita che la renderà anche una gara di resistenza”, anche se oggi è stata resa ancora più complicata dal vento e dalla neve.
Male l’altra valdostana impegnata in questa sprint, Greta Laurent, che non è riuscita ad accedere ai quarti di finale: la sua corsa si è interrotta già nelle qualificazioni, dove ha ottenuto il 32° tempo (3’25”54) a 1”52 dal 30°, l’ultimo tempo utile. Non era al via la thailandese di Gressoney Karen Chanloung, mentre suo fratello Mark è arrivato 57° con 3’26”12. L’oro femminile è andato a Stina Nilsson, argento per Maiken Caspersen Falla e bronzo a Yulia Belorukova.