Niente Mondiali per Bertone, si spegne anche l’ultima speranza

L'Assessorato regionale alla Sanità, con l'Azienda Usl, aveva provato negli ultimi giorni a cercare in extremis un sostituto, ma la carenza di medici non tocca solo la Valle d'Aosta. 
Catherine Bertone - foto Fidal
Sport

Anche l’ultima, piccola, speranza si spegne: Catherine Bertone non sarà ai Mondiali di Doha. L’Assessorato regionale alla Sanità, con l’Azienda Usl, aveva provato negli ultimi giorni a cercare in extremis un sostituto, ma la carenza di medici non tocca solo la Valle d’Aosta. 

“Ci abbiamo provato – spiega l’Assessore regionale Mauro Baccega – ma la problematica è nazionale. Ho scritto personalmente a tutti i miei colleghi d’Italia, e in molti mi hanno risposto che anche loro sono in crisi. Ho coinvolto anche la scuola di specializzazione, che si sono messi a lavorare a spada tratta, ma purtroppo non ci sono pediatri disponibili a coprire l’assenza della dottoressa Bertone”.

La pediatra valdostana, in forza all’Ospedale Beauregard, deve ora sperare nella maratona di Siviglia, lasciapassare per le Olimpiadi di Tokyo del 2020. “Rimane in piedi l’opzione B. In questi giorni l’Usl comunicherà alla pediatra la possibilità di allenarsi nei mesi di ottobre e novembre per prendere parte alla maratona di Siviglia.  – aggiunge l’Assessore – Le auguriamo quindi di ottenere un buon tempo, per arrivare a correre le olimpiadi di Tokyo nel 2020” .

0 risposte

  1. E vabbè, Caterí, come si dice…Mo’ te tocca lavorà!!

  2. Ritengo che sull’argomento si sia ampiamente discusso e al tempo stesso ritengo poco corretto continuare a parlare di una pediatra che pur di andare a questa manifestazione ha scomodato mezzo mondo alla faccia di tutte quelle persone che quotidianamente si fanno in quattro per portare a casa la pagnotta… La bertone dovrebbe accettare la sconfitta come i grandi e veri atleti sanno fare e rimboccarsi le maniche in questo periodo critico per la sanità regionale e cercare di dare il suo meglio in corsia ospedaliera… questa è la vera sfida.

  3. Purtroppo la ricerca farmaceutica non ha ancora scoperto come far assumere un po’di
    lungimiranza a chi ci dovrebbe amministrare

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