Un esempio per generazioni di maestri: Matteo Belfrond dà l’addio da Istruttore Nazionale di sci

Matteo Belfrond, ex atleta di Coppa del Mondo e figura di riferimento dello sci valdostano, ha vissuto il suo ultimo giorno da Istruttore Nazionale dopo decenni dedicati alla formazione dei maestri.
Matteo Belfrond
Sport

Il suo mondo è sempre stato la neve, prima quella delle grandi competizioni internazionali, poi quella delle piste dove ha formato generazioni di maestri. Matteo Belfrond – classe 1967, originario di Pré-Saint-Didier – ha vissuto il suo ultimo giorno da Istruttore Nazionale di sci, ruolo che per decenni ha interpretato con rigore, passione e un’autorevolezza naturale difficile da eguagliare.

“Diventare Istruttore Nazionale per me è stato importante, ma ci sono arrivato tardi perché la mia carriera agonistica è durata a lungo e per alcuni anni non ho esercitato molto. Negli ultimi tempi però ho ripreso con continuità ed è sempre stato un modo per portare avanti una passione che mi accompagna da tutta la vita“.

Sul futuro dopo l’ultimo giorno da istruttore ha detto: “Cambierà poco, continuerò a fare il maestro, la parte dell’istruttore finisce qui, ma è un passaggio naturale. Mi sentivo di poter continuare, ma è giusto così. Non c’è nessun problema, si va avanti lo stesso con tante attività sempre legate allo sci. Se ci fosse bisogno di un consiglio o di una mano, rimango disponibile, ma il gruppo degli istruttori valdostani è più che in grado di proseguire da solo perché sano, valido e molto apprezzato”

E sul ruolo dei maestri di sci aggiunge: “Penso che il maestro di sci sia un professionista a 360 gradi, un operatore del turismo di montagna prima ancora che un insegnante. Abbiamo il compito di promuovere il territorio, le nostre montagne e le nostre piste. È un compito bello e importante“.

Non un addio, il suo, ma un attraversamento simbolico, un passaggio di consegne che riconosce ciò che è stato e ciò che continuerà a rappresentare per la disciplina, per i maestri e per chiunque abbia incrociato la sua traiettoria professionale e umana, rimarrà sempre un esempio.

I ricordi più belli come istruttore “arrivano alla fine del percorso, quando tanti ragazzi diventati maestri da anni mi hanno scritto per ringraziarmi del lavoro fatto insieme. È la stata la soddisfazione più grande“.

A tributargli il saluto più sentito è stato il gruppo dei Maestri della Valle d’Aosta, che con un video pubblicato sui social gli ha dedicato un abbraccio collettivo. Un gesto semplice ma potente, capace di restituire il segno lasciato da anni di insegnamento.

“La parte più bella – ha spiegato Matteo – è lavorare con i ragazzi, con giovani che condividono l’amore per lo sci e che hanno già vissuto tanto in questo sport. Aiutarli a costruire la parte più professionale dell’insegnamento è qualcosa che ho sempre sentito molto vicino. Prima ho praticato questo sport, poi ho cercato di trasmetterlo”.

Belfrond arrivava all’insegnamento forte di una carriera agonistica di alto livello. Specialista delle discipline tecniche e cresciuto nello Sci Club Courmayeur, ha vestito i colori della nazionale dal 1990 al 1998, partecipando ai Mondiali di Morioka nel 1993.

Nel 1994 ha conquistato i suoi due prestigiosi podi in Coppa del Mondo di slalom gigante, un secondo posto a Kranjska Gora ed un terzo posto posto ad Aspen, risultati che lo collocarono tra gli atleti più solidi della sua generazione, ai quali si aggiunsero podi in Coppa Europa e due argenti ai Campionati Italiani.

I ricordi della carriera agonistica sono legati alle sue migliori giornate. “Sicuramente quelli più belli sono legati alle gare in cui sono riuscito a ottenere delle soddisfazioni. Per me, appassionato com’ero, hanno ripagato sacrifici, impegni e fatiche. Non sono stati tantissimi i momenti di gloria, ma quei pochi hanno realizzato il sogno che avevo da bambino.”

Terminata la carriera agonistica nel 2000, Matteo ha dedicato completamente il proprio tempo all’insegnamento, come Maestro di sci e, soprattutto, come Istruttore Nazionale, ruolo riservato all’élite della formazione in Italia, che gli ha permesso di trasmettere tecnica e metodo per far crescere gli altri, tra i quali allievi spicca anche la figlia Annette.

Lo sci per Belfrond è una “tradizione familiare“. “Veniamo da una famiglia di sciatori: mio papà era maestro e istruttore, mia moglie è maestra, e noi figli abbiamo continuato. È un po’ un DNA che ci è stato trasmesso dalle nostre valli e dalle generazioni precedenti. Ora questo testimone passa ai miei figli, che stanno già andando avanti. Annette oggi sta seguendo un percorso agonistico e non ha ancora potuto fare il corso maestri. Jacques invece lo sta facendo e dovrebbe terminarlo l’anno prossimo, impegni permettendo. In un certo senso rivedo in loro il mio cammino. Annette ha investito tantissimo, pur essendo stata frenata dagli infortuni. Vedremo cosa le porterà il futuro”.

Nei mesi scorsi, Belfrond era tornato al centro dell’attenzione durante la Coppa del Mondo di La Thuile 2025, dove ha collaborato come tecnico volontario nella preparazione della pista. A margine dell’evento aveva così commentato: “Il risultato di ciò che abbiamo fatto è sotto gli occhi di tutti. È qualcosa che rimarrà nella storia. Abbiamo lavorato giorno e notte, con impegno e sacrificio, ma con l’orgoglio di contribuire a un evento dedicato a Franco Berthod, un allenatore che ricordo sempre con grande affetto”.

Parole che confermano, ancora una volta, la sua dimensione non solo tecnica ma profondamente umana. Il suo ultimo giorno da Istruttore Nazionale arriva come una tappa più che come una conclusione.

Le piste cambiano, gli anni passano, ma – come dicono i maestri che lo hanno salutato – lo stile, quello vero, resta. Con i suoi podi, la sua esperienza enorme e la sua capacità di far crescere gli altri, continuerà a essere, per chi lavora nello sci e per chi lo pratica, una traccia indelebile sulla neve.

Questo il messaggio che vuole lasciare alle nuove generazioni. “Fate questo mestiere con passione, portate la divisa con orgoglio e rispetto. In Valle d’Aosta siamo fortunati ad avere una divisa così rappresentativa e per me è sempre stato un onore portarla. Se si lavora con passione, le cose vengono fatte bene e danno frutto, mentre se si lavora solo per fare, non viene nulla di buono”.

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