Comunità Energetiche, cosa sono e come funzionano

Le comunità energetiche (CE) sono enti legali che possono essere composti da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, i quali si dotano di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) e prevedono l’autoconsumo attraverso un modello basato sulla condivisione.
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Negli ultimi giorni si è sentito molto parlare della COP26 (Climate Change Conference), una conferenza mondiale in cui si dibatte per risolvere uno dei problemi principali che grava sull’Era moderna: il cambiamento climatico.

Una delle soluzioni individuate per combattere il cambiamento climatico è la creazione di Comunità Energetiche.

Che cos’è una Comunità Energetica (CE)?

Green energy
Green energy – fonte: Pexels

Una comunità energetica (CE) è un ente legale che può essere composto da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, i quali si dotano di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) e prevedono l’autoconsumo attraverso un modello basato sulla condivisione.

Si tratta dunque di una forma energetica collaborativa, incentrata su un sistema di scambio locale per favorire la gestione congiunta, lo sviluppo sostenibile e ridurre la dipendenza energetica dal sistema elettrico nazionale.

In una comunità energetica i soggetti sono impegnati nelle diverse fasi di produzione, consumo e scambio dell’energia, secondo i principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica e partecipazione attiva in tutti i processi energetici.

La normativa vigente prevede che i soggetti costituenti la CER siano connessi alla stessa cabina di trasformazione e viene incentivata la quota di energia che viene prodotta e consumata nello stesso istante all’interno della CER. L’obiettivo è diminuire l’energia che transita nelle linee in modo da ridurre le perdite di trasporto.

Come funzionano le Comunità Energetiche (CE)?

Energia rinnovabile
Energia rinnovabile – fonte: Pexels

I sistemi di produzione di energia elettrica attraverso fonti di energia rinnovabili (FER)  possono essere condivisi, come nel caso di una centrale fotovoltaica o eolica a disposizione della collettività, oppure individuali, come per esempio un sistema fotovoltaico installato sul tetto di una casa, di un’azienda, di una sede di un’amministrazione pubblica o di un condominio.

In questo modo i consumatori passivi (consumer) si trasformano in consumatori attivi e produttori (prosumer), in quanto dispongono di un proprio impianto per la generazione di energia elettrica per l’autoconsumo, e cedono la parte di energia in eccesso agli altri soggetti collegati alla rete della comunità energetica (smart grid).

Le normative che regolano le CE

Legge
Legge – fonte: pexels

La normativa nazionale relativa alle comunità Energetiche è frutto del recepimento anticipato della Direttiva UE 2018/2001 («RED II»). Nel PNRR è previsto un investimento da 2,2 miliardi per  l’installazione di circa 2.000 MW di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di Comunità delle energie rinnovabili e auto-consumatori di energie rinnovabili che agiscono congiuntamente.

Il target di investimento sono le Pubbliche Amministrazioni, le famiglie e le microimprese dei Comuni con meno di 5.000 abitanti, quelli cioè a rischio di spopolamento.

Quante comunità energetiche (CE) esistono in Italia?

Attualmente le realtà che hanno creato una vera e propria comunità energetica sono una decina e si trovano principalmente in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Si stima che nei prossimi 5 anni saranno circa 40mila.

E in Valle d’Aosta?

In Valle d’Aosta qualcosa si sta già muovendo: nell’ambito della “Notte dei ricercatori”, svoltasi lo scorso 25 Settembre al Castello del Valentino di Torino, è stato presentato uno studio di fattibilità che coinvolge due comuni valdostani, Champdepraz e La Salle.

Notte dei ricercatori - Castello del Valentino
Notte dei ricercatori – Castello del Valentino

La collaborazione del Comune di Champdepraz con un gruppo di ricerca del Dipartimento ENERGIA del Politecnico di Torino coordinato dalla prof.ssa Guglielmina Mutani e degli studenti Silvia Santantonio, Giuseppe Guttà, Sebastiano Barbieri  ha prodotto uno studio di fattibilità che ha come obiettivo la produzione del materiale per dar supporto, in fase di operatività, al comune di Champdepraz nel processo di realizzazione di una o più Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) all’interno del proprio territorio.

Questo studio di fattibilità è una simulazione con i dati di consumo e di produzione relativi ai precedenti anni.

NotteRicercatori - Champdepraz La Salle e Venaus
NotteRicercatori – Champdepraz, La Salle e Venaus

Secondo quanto spiegato dall’assessore comunale di Champdepraz, Marco Daguin, “le attuali normative hanno come limite la connessione alla stessa cabina di trasformazione ma a breve dovrebbero essere meno restrittive e potrebbero estese al Comune o CAP, seguiremo l’evolversi della situazione. Lo studio di fattibilità ha ipotizzato 3 CER: Capoluogo, La Fabrique e Area Industriale. Seguendo l’esempio del comune di Magliano Alpi è intenzione della Amministrazione di creare almeno una CER in fraz. La Fabrique dove il comune installerà un impianto da 20 Kw sull’edificio delle scuole. Della CER faranno parte il comune di Champdepraz, il Parco Mont AVIC e i cittadini e aziende che saranno disponibili”.

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