È di pochi giorni fa la notizia che TikTok ha superato 1 miliardo di utenti attivi al mese. Seppur ancora lontano dai 2,9 di Facebook e gli 1,5 di Instagram, la piattaforma cinese si fa segnalare per l’esponenziale successo: tra i giovani, infatti, il 62% della sua audience risiede tra i 12 i 29 anni.
Un modello di social media che ha fatto e farà discutere per differenti ragioni che vanno dal sempre più pressante controllo del governo cinese, alla viralità dei video, alla velocità di fruizione e al suo complesso algoritmo (software che determina la scelta dei contenuti da mostrare sulla bacheca degli utenti). Proprio quest’ultimo aspetto ha fatto discutere per la precisione con cui riesce a profilare, mostrando i contenuti ad hoc per ognuno e sviluppando così la curiosità dell’utente stimolandolo a rimanere sulla piattaforma.
Gli effetti negativi dei social media
Lo scopo di Tik Tok, come di qualsiasi socia media, è quello di fare restare l’utenza più a lungo possibile all’interno del suo ecosistema ma, come succede anche per Instagram, esiste un alto rischio che possa diventare uno strumento di continuo confronto sociale, una sorta di metro di giudizio basato sulla comparazione della propria immagine con quella altrui. Passa così il messaggio che solo incarnando un determinato modello di perfezione, stilistica e fisica, si possa avere successo: un fenomeno che porta ad un comportamento disfunzionale, conosciuto come dismorfismo corporeo, cioè pensare ossessivamente ai propri difetti fisici. Una situazione che è alimentata dalla continua ricerca di “like” capace di generare stati di ansia ed effetti negativi, statisticamente provati, su 1 adolescente su 3.
I limiti dei social media possono essere, anche, di altra e disparata natura colpendo tutta l’utenza. Se anche voi vi alzate con la smania di controllare il vostri social, sappiate che siete in buona compagnia, questo vizio chiamato F.O.M.O. (“Fear of Missing Out”) è una sorta di ansia di essersi perso qualcosa: una conversazione su Facebook, un like su Instagram o una mail importante ricevuta in nottata.
Il potere dell’algoritmo
Di recente ha fatto molto discutere l’articolo del Wall Street Journal dove, una ex dipendente di Facebook, ha rivelato come l’algoritmo sia stato modificato per incrementare il coinvolgimento e le reazioni degli utenti… ai contenuti peggiori. Sembra, infatti, che se l’algoritmo mostrasse contenuti positivi, le persone trascorrerebbero meno tempo sul social, con conseguenti minori click sugli annunci pubblicitari e, quindi, minor guadagno per la piattaforma. In pratica, Facebook avrebbe appositamente modificato l’algoritmo per incrementare i profitti.
Ennesima polemica che colpisce l’azienda di Menlo Park e che ricorda quella, ben più grave, che l’ha vista coinvolta insieme a Cambridge Analytica, azienda colpevole di aver occultamente raccolto 87 milioni di contatti da Facebook e che portò al suo impeachment.
L’ombra della censura nei social media
Un’altra amara verità è l’ormai arbitrarietà con cui Facebook si arroga il diritto di chiudere account o oscurare notizie non in linea con la sua politica che, sempre più spesso, è quella dell’establishment internazionale. Un malcostume, a dire il vero, ormai di consuetudine del digitale, visto simili comportamenti da parte di YouTube, Twitter e, ultimo in ordine di tempo, Telegram.
C’è da aggiungere, comunque, che da tutte queste disavventure Facebook ha sempre imparato e si è sempre ripresa in maniera egregia e, anche dopo il recentissimo down di 7 ore con perdite superiori ai 100 milioni di dollari, ci riuscirà.
Anche scambiarsi messaggi non è più “sicuro”
Nel comparto dei sistemi di messaggistica istantanea, la privacy è stata messa in secondo piano a favore della praticità e delle funzionalità. I passaggi imminenti saranno quelli di implementare in una sola piattaforma i messaggi di WhatsApp, Messangers ed Instagram, in parole povere maggior controllo, di tutto quello che facciamo e diciamo, sarà in mano ad una sola azienda: Facebook Inc.
Una soluzione è (non è) Telegram, seppur vero che è una realtà a sé stante senza altri spin-off, i messaggi non vengono criptati quindi, riassumendo, dire che esiste un sistema di messaggistica sicura dove siamo protetti e non veniamo “osservati” sarebbe una bugia!
Tutti questi “contro” dovrebbero fare riflettere su un uso più responsabile dei social media, visto la loro sempre più efficace capacità comunicativa e l’impatto che hanno su tutti noi.
Tieni sempre d’occhio le news di questa rubrica perché, nel mondo digitale si dice sempre: “Quello che è valido oggi non lo sarà più tra sei mesi”… soprattutto nei social media.