Hône piange Adamo Ambrosi, l’uomo più longevo della Valle d’Aosta

L'uomo, 107 anni, è morto ieri mattina nella sua casa. I funerali si terranno domani, mercoledì 4 maggio alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Hône.
Ambrosi Adamo
En souvenir

Si svolgeranno domani, mercoledì 4 maggio alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Hône i funerali di Adamo Ambrosi, che con i suoi 107 anni – ne avrebbe compiuti 108 il 24 agosto – è l’uomo più longevo della storia della Valle d’Aosta. Il 23 aprile scorso, grazie alla segnalazione di alcune associazioni di centenari, all’uomo era stata consegnata dal comune di Hône una targa, in occasione delle celebrazioni della festa patronale.

Nato a Tresana, in provincia di Massa Carrara, Adamo Ambrosi era arrivato negli anni Cinquanta in Valle d’Aosta seguendo altri paesani trasferitisi in Bassa Valle come venditori ambulanti. Poco tempo dopo lasciò Hône per andare a Parigi a lavorare come carpentiere. “Sempre in Francia trovò l’occasione di andare in Nuova Caledonia per lavorare alla costruzione di una diga” racconta il nipote Amelio Ambrosi. “Nel 56 ritornò definitivamente a Hône dove lavorò inizialmente nel cantiere dell’autostrada Aosta-Torino e poi nell’acciaieria Illsa Viola fino alla pensione“.

Ambrosi lascia i due figli Roberto e Marinella, cinque nipoti e due pronipoti. Il rosario sarà celebrato questa sera alle ore 20, sempre nella chiesa di Hône.

“Avere un nonno per così tanto tempo è stato per me un dono” sottolinea Amelio Ambrosi. “E’ stato un grande lavoratore e un uomo con tanti interessi: dalle vigne a Bard, che ha coltivato fino a quando è riuscito, alla lettura, ma anche al ciclismo, sport che da giovane ha praticato, partecipando anche a delle competizioni. Era tenace sino allo sfinimento, non aveva paura della fatica, amava sorridere e fare sorridere. Di tutte queste sue qualità la tenacia era la più grande e lo ha dimostrato anche in questi ultimi giorni dove non ha mai perso la forza di volontà, la voglia di farcela davanti alla prova più dura, rivendicando quell’autonomia che – fortuna sua – lo ha portato sino all’ultimo respiro con una tenera lucidità, sempre sulle sue gambe conservando intatta la sua dignità”.

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