Il Giro della Valle perde un altro pezzo da novanta: addio a Vasco Sarto

Pochi giorni dopo la scomparsa di Nino Ramires se ne va un altro ex presidente della Società Ciclistica Valdostana: 85 anni, per oltre un ventennio aveva abitato a Remondin di Perloz.
Un’immagine di archivio di Vasco Sarto, ritratto a bordo della vettura del presidente dell’organizzazione del Giro della Valle d’Aosta
En souvenir

Nello spazio di pochi giorni il Giro della Valle d’Aosta ha perso due pezzi fondamentali del suo scacchiere. Prima Nino Ramires, uno dei fondatori della corsa e l’uomo che era stato identificato giustamente come il “patron”: ieri, lunedì, solo a qualche ora dall’inizio della cerimonia di presentazione della sessantesima edizione del Petit Tour è arrivata la notizia della scomparsa di Vasco Sarto, che aveva preso il posto di Ramires nel 2006 e che nonostante tutte le difficoltà che aveva trovato sulla sua strada era riuscito a far crescere ancora di più la corsa valdostana.

Da Brugine a Perloz

Dici Vasco Sarto e subito il pensiero vola a Remondin di Perloz. Il perché è presto spiegato: è in questo piccolo villaggio che si trova sulla strada regionale della Valle del Lys che Vasco e la moglie Teresina Bergna avevano deciso di vivere.

Una storia come tante, verrebbe da dire: una coppia milanese raggiunge la pensione e decide di andare a vivere lontano dal caos della città, magari in montagna. In realtà le cose sono andate molto diversamente, anche perché il “buen ritiro” che Sarto contava di godersi all’imbocco della Valle del Lys è diventato l’ultima parentesi sportiva (e sociale, e per certi versi lavorativa) della sua vita.

In primis, Vasco Sarto milanese non lo era: o meglio, lo è diventato con il tempo, ma ricordava i suoi primi anni di vita a Brugine, piccola località tra Padova e Chioggia, dove era nato il 1° settembre del 1938. La guerra arriverà di lì a poco, e quando se ne andò lasciò miseria a non finire. Nel 1950, dopo la scomparsa della mamma, Vasco e i suoi fratelli scelsero di emigrare a Milano con il papà, in cerca di un futuro migliore.

Lo trovano a Desio, dove il lavoro nel dopoguerra certamente non manca, e nella famiglia Sarto la volontà non era certo da meno. Vasco, che ha portato a termine le elementari e l’avviamento, finisce nell’officina meccanica dove si preparano gli stampi per mattoni, un lavoro che farà per una vita. Tante ore in fabbrica, la sera c’è comunque spazio per i libri e per quella licenza media che arriverà qualche anno più tardi con i corsi serali. Ha voglia di fare, il piccolo Vasco, ed è affascinato da uno sport che i quegli anni è ancora in grado di paralizzare il paese: delle gesta di Ercole Baldini e Fiorenzo Magni al Giro d’Italia o al Fiandre, al Tour o al Lombardia si discute in piazza, in fabbrica e a volte pure in fondo alle chiese. Vasco ne è affascinato, e come tutti i ragazzi dell’epoca vorrebbe avere l’aplomb di Jacques Anquetil o la classe di Hugo Koblet.

Non ha però il fisico per fare il corridore, e lo sa. Ma un ostacolo come questo non può fermare la volontà di un ragazzo che conosce meglio di altri il valore della sofferenza. Forse è in quel momento che emerge una caratteristica che lo accompagnerà a più riprese nel corso della sua vita: si metterà a disposizione dello sport (o delle cose, e delle persone) che ama.

“Ho una foto, ero poco più di un bambino: stavo sul palco e sventolavo la bandiera per dare la partenza alla gara”, amava ricordare Vasco a chi gli chiedeva il perché di una passione così, forse quasi a trovare una sintesi per dimostrare il perché di tanto ardore. Di bicicletta ne ha vista tanta, come tifoso prima, come giudice di gara poi. Nella Lombardia degli anni Sessants e Settanta le corse ciclistiche spuntavano come funghi e il lavoro – al sabato e alla domenica – non mancava mai. Con il passare del tempo diventò membro della commissione di designazione dei giudici della Fci lombarda, poi iniziò la sua seconda carriera come ispettore dell’antidoping.

Tra fabbrica e bicicletta c’è spazio anche per la famiglia: si sposa il 27 maggio del 1967 con Teresina Bergna di Desio, che ormai è il suo paese a tutti gli effetti. Qualche anno dopo nasce il loro unico figlio, Massimiliano, e come succede spesso quando si ha un bambino piccolo gli anni iniziano a correre veloci e sembrano sfuggirti di mano.

Così in un attimo è il 1995, e arriva la meritata pensione. Da qualche tempo Vasco e Teresa frequentano la Valle d’Aosta, dove lui ha dei parenti che viene spesso a trovare. Si innamora della Bassa Valle, salendo un poco da Pont-Saint-Martin verso la valle del Lys trova pure una piccola casa che fa al caso loro. Vasco e Teresa rimettono a posto un fabbricato a Remondin di Perloz, che diventerà l’alloggio per i fine settimana fuori porta. Ma ci si trovano talmente bene che nel 2000 decidono di trasferirvisi in pianta stabile.

Raymond Jans e il Giro della Valle

La meritata pensione porta nuovi ritmi e pure nuove amicizie. Pont-Saint-Martin ha dato i natali alla società sportiva più antica della Valle d’Aosta – manco a dirlo un velo club, il Club Sportivo Lys – e trovare qualcuno con cui parlare di bicicletta è un gioco da ragazzi.

Vasco racconta le sue storie e soprattutto ascolta quelle degli altri. Nello spazio di poco tempo conosce tutti gli appassionati del pedale ed entra in sintonia con diversi di loro. A Pont-Saint-Martin il vate in questa materia è Raymond Jans, storico segretario del Giro della Valle d’Aosta. È lui che prova per primo a coinvolgerlo nel Petit Tour.

Sono i primi – difficili – anni del nuovo millennio del Giro della Valle d’Aosta, con un gruppo dirigente che fatica a trovare ricambi e il compianto Nino Ramires che esterna a più riprese – e senza troppa fortuna – la necessità di trovare nuove forze.

Il passaggio di consegne – certamente non semplice – avviene dopo l’edizione del 2005. Vasco Sarto non è certo uno sconosciuto in ambito ciclistico, ha una carriera dirigenziale di alto profilo che parla per sé, ma conosce poco dell’establishment politico valdostano. Ed è proprio in queste condizioni difficili che realizza il suo primo capolavoro: da neo presidente fa accomodare tutti al tavolo e ascolta. Ascolta tutti.

Se negli ultimi anni della gestione Ramires il Giro dipendeva quasi totalmente dal suo patron, la presidenza di Sarto nasce all’insegna della condivisione. Il nuovo corso parte a fari spenti, consapevole delle difficoltà che si incontreranno strada facendo, ma proprio in questo senso l’esperienza pluriennale di Vasco Sarto in ambito sportivo fa la differenza. L’edizione 2006 è di Alessandro Bisolti, il corridore venuto dal lago d’Idro che si è concesso il lusso di fermare Daniel Martin, nipote del grande Stephen Roche.

La storia dirà poi che il campione irlandese avrà una bacheca che nulla ha da invidiare a quella dello zio (tappe vinte in tutti e 3 i grandi Giri, un Lombardia e una Liegi nel suo palmares) e che Bisolti resterà ai margini del ciclismo che conta (pur disputando una carriera onorevole in formazioni professionistiche minori). Ma soprattutto dirà che domenica 3 settembre 2006 a Vallandry, poco lontano da Bourg-Saint-Maurice, anche gli ultimi dubbi sul nuovo corso del Giro Valle d’Aosta possono andare in archivio e che lascommessadi Vasco Sarto è stata vinta, a conferma di un suo vecchio pallino: i sogni possono diventare idee e le idee non devono restare tali, ma tramutarsi in realtà.

Una transizione all’insegna dei giovani

Vasco Sarto ha iniziato la sua nuova carriera ciclistica – quella da organizzatore – alla tenera età di 67 anni. Non è più un ragazzino, ma sa quanto sia importante innovare. E così cerca qualche giovane, consapevole che la sua reggenza non potrà essere longeva come quella del predecessore. Cerca e trova nuove energie e gli affida delle responsabilità, mettendo a frutto l’esperienza maturata nell’ambito dei giudici del ciclismo: non serve a nulla chiudersi su se stessi, meglio aprire le nostre porte al mondo.

E così, nello spazio di otto anni, Vasco Sarto ha cambiato non poco il volto della Società Ciclistica Valdostana: se Ramires aveva avuto la capacità di tramutare il Giro della Valle da un prodotto artigianale a una realtà semiprofessionistica, Vasco Sarto ha avuto il merito di capire prima degli altri che questo sport prettamente europeo era destinato ad allargare i suoi confini. Sono arrivate così le squadre da ogni parte del mondo, a discapito delle formazioni italiane che nel frattempo perdevano credibilità e talento. Non tutte: la sua presidenza ha salutato l’ultima (per ora) doppietta al Giro della Valle, ovvero il doppio successo di Fabio Aru nel 2011 e nel 2012. Ma era un ciclismo che cambiava radicalmente, e forse grazie all’esperienza e alla voglia di Vasco Sarto di dare spazio agli altri che il Giro della Valle è arrivato preparato a questa importante transizione.

I funerali probabilmente venerdì a Paderno Dugnano

La presidenza di Vasco Sarto non è stata tutta rose e fiori: come negli ultimi anni dell’epoca Ramires, anche il dirigente di Perloz ha avuto a che fare con le enormi difficoltà – in primis di budget – nel suo percorso. Ma con le capacità maturate in tutte le esperienze della sua vita – dalla fabbrica ai giudici di gara – e con quel carattere grintoso e fumantino è riuscito a lasciare un segno indelebile nella storia del ciclismo valdostano (e non solo).

Nel 2014, all’età di 76 anni, decise di passare la mano: il suo posto fu preso da Riccardo Moret, ma lui restò a disposizione della società nel ruolo di consigliere, un ruolo che ha saputo recitare con sapienza e sagacia allo stesso tempo.

Negli ultimi anni la sua presenza al Giro era diventata meno assidua, complice qualche problema di vista che lo aveva obbligato – a malincuore – a lasciare l’amata casa di Remondin per avvicinarsi al figlio Massimiliano e alle sue adorate nipoti Emma e Andrea Rebecca. Viveva da un annetto a Paderno Dugnano, seguendo sempre con attenzione le vicissitudini del Petit Tour: a gennaio aveva lamentato qualche malanno, ma nessuno avrebbe pensato a questo finale così repentino. Ricoverato nell’ospedale di Paderno Dugnano, Vasco Sarto si è spento lunedì poco dopo mezzogiorno. I funerali dovrebbero svolgersi venerdì prossimo, 21 giugno, alle 15 a Paderno Dugnano.

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