Addio a Ermete Amadesi, la coraggiosa guida dei “Leoni” della CEA Squadra Corse

Ermete Amadesi ci ha recentemente lasciato, a Bologna, a novantadue anni. È un nome forse poco conosciuto dal grande pubblico, ma le corse a due e quattro ruote gli devono parecchio. Lascia in eredità le operazioni e un nuovo approccio alla sicurezza, all’epoca non sentita come oggi.
Ermete Amadesi
Gioie e Motori

Se, negli anni sessanta, settanta e ottanta del secolo scorso, ai tempi degli autentici “Cavalieri del Rischio”, tanti incidenti potenzialmente letali si sono risolti positivamente, con ferite leggere e soprattutto con la pelle salva, lo si deve a Ermete Amadesi e ai suoi uomini. Amadesi ci ha recentemente lasciato, a Bologna, a novantadue anni. È un nome forse poco conosciuto dal grande pubblico, ma le corse a due e quattro ruote gli devono parecchio.

Ermete fonda nel 1967 “CEA Estintori”, specializzata in tecnologia antincendio. Tre anni dopo, lo spin off che porta a “CEA Squadra Corse”, da cinquantacinque anni a presidio della sicurezza antincendio in Formula Uno, nel Motomondiale e in tanti altri appuntamenti. Amadesi possiede le doti del visionario e affida alla storica “Carrozzeria Grazia” del capoluogo emiliano l’elaborazione di alcune Alfa Romeo 2600 e Maserati Quattroporte: due eleganti ammiraglie amputate del tetto e diventate pick up, con l’apposizione di piccoli cannoni per l’erogazione della schiuma.

Nei tempi gloriosi della massima Formula gli episodi drammatici erano all’ordine del giorno. Amadesi guida una schiera, sempre più nutrita, di uomini traboccanti coraggio che si meritano sul campo l’appellativo di “Leoni”. Non si contano gli episodi che li hanno visti provvidenziali attori.

Il primo che torna alla mente è l’incidente al via del Gran Premio d’Italia del 1978, all’Autodromo Nazionale di Monza. Una carambola che coinvolge dieci vetture innesca un incendio da girone dantesco, i serbatoi pieni esplodono e producono fiamme gigantesche. Dentro il fuoco, i piloti. Purtroppo, come sappiamo, Ronnie Peterson, riconosciuto come il più veloce del lotto, perde la vita e il generosissimo Vittorio Brambilla riporta gravi ustioni. Ma è grazie all’intervento eroico dei “Leoni”, che impugnati gli estintori fendono le fiamme correndo rischi inenarrabili, se il fuoco viene domato evitando danni ancora maggiori.

E siamo al 1989. È il 23 aprile, una splendida giornata di primavera, Imola ospita il Gran Premio di San Marino. L’allora alfiere della Ferrari Gerhard Berger, al quarto giro, perde il controllo della macchina per cedimento del pilone dell’ala anteriore e si schianta nel muro della curva del “Tamburello”, cinque anni prima di Ayrton Senna. Le immagini sono terribili. Una nuvola di fiamme avvolge la Ferrari e Berger al suo interno: il rapido e puntuale intervento dei “Leoni” scongiura il peggio.

“CEA Squadra Corse”, peraltro, paga un triste e pesante tributo. Succede il 10 settembre 2000, a Monza durante il Gran Premio d’Italia. Prima tornata. La chicane della “Roggia” assiste ad un’altra carambola, in cui vengono coinvolti Barrichello, Coulthard, De La Rosa, Frentzen e Trulli. Una ruota della macchina del pilota abruzzese segna il destino finale di Paolo Gislimberti, appassionato “Leone” trentino.

Ermete Amadesi lascia in eredità le operazioni salvifiche e un nuovo approccio alla problematica della sicurezza, all’epoca non sentita come oggi. E lascia anche la sua umanità, l’unanime apprezzamento del Circus. Era umile, non amava compiacersi, ma un moto di orgoglio lo coglieva quando ricordava di avere iniziato con quattro pionieri, per arrivare a 850 tra dipendenti, “Leonie collaboratori.

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