Cinquant’anni fa, Jackie Stewart, scozzese purosangue, ancora oggi inseparabile dal suo berretto in tartan dell’Highland, si aggiudica il suo terzo e ultimo titolo mondiale. È una festa triste, perché, all’ultima gara a Watkins Glen il 7 ottobre 1973 perde la vita, per un impatto tremendo contro un guard rail, il suo compagno di squadra alla Tyrrell, nonché designato delfino, François Cévert, un talentuoso francese dal grande futuro.
Stewart si mette in luce nel 1965, quando al primo anno di Formula 1 vince il Gran Premio d’Italia a Monza. L’anno successivo si impone a Monte Carlo. Un inizio da predestinato, due vittorie sulle piste più iconiche, dove non c’è spazio per i comprimari. Nel 1968, tornato alla corte di Ken Tyrrell, compie una delle imprese che lo consegnano alla storia, il successo al Gran Premio di Germania sul mitico circuito del Nürburgring quando, avvolto nella nebbia, infligge quattro minuti di distacco al secondo classificato, peraltro un certo Graham Hill.
Nel 1969, il primo alloro iridato. Stewart vince sei gare su undici (Sudafrica, Spagna, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Italia), conquistando ben 63 punti contro i 37 di Jacky Ickx su Brabham. La macchina, la Matra, acronimo di Mécanique Aviation TRAction, azienda francese nata per l’aeronautica militare, spinta dal celebre Ford Cosworth. Nel 1971, il “Boscaiolo” realizza la monoposto che porta il suo nome e Stewart bissa il titolo.
Vince nuovamente sei gare su undici (Spagna, Monaco, Francia, Gran Bretagna, Germania, Canada) con 62 punti finali, secondo Ronnie Peterson su March a 33. È il suggello della partnership tra Stewart e Tyrrell. Nel 1972, però, a rompere le uova nel paniere, entra in scena un altro fuoriclasse, il brasiliano Emerson Fittipaldi, che porta la Lotus 72 di Colin Chapman al titolo, 45 punti per lui, 39 per lo scozzese.
Abbiamo ancora negli occhi il gesto cavalleresco con il quale Stewart, sulla pista stradale di Monte Carlo, conscio della superiorità del rivale e della sua Lotus, gli fa cenno di passarlo. Viene insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico. La rivincita avviene nel 1973. I Gran Premi sono quindici, Stewart ne vince cinque (Sudafrica, Belgio, Monaco, Olanda e Germania), per 71 punti contro i 55 di Fittipaldi. Quarto, a 47, si piazza François Cévert, grazie ai secondi posti in Argentina, Spagna, Belgio, Francia, Olanda e Germania.
Era stato proprio Stewart a segnalare a Tyrrell l’ingaggio del francese, dopo il ritiro di Johnny Servoz-Gavin. Stewart prende Cévert sotto la sua ala, ne coglie il talento non comune e lo plasma per farne il suo erede, anche perché il rapporto tra i due ben presto trascende l’aspetto professionale per diventare una vera, autentica amicizia. Stewart assiste alla fine dell’amico e delfino nella curva a esse di Watkins Glen, durante le prove del Gran Premio degli Stati Uniti. Stewart aveva già deciso, in primavera, di smettere con le corse, lasciando il ruolo di prima guida a Cévert. La morte del quale lo sconvolge: non parteciperà alla gara, anticipando così un tutt’altro che celebrato addio all’automobilismo.