Fiat X1/9: sportiva, compatta, performante ma forse mai capita fino in fondo

Fu presto condannata ad una vita da meteora. È la Fiat X1/9, nata per assumere il testimone della gloriosa e performante 124 Abarth nelle competizioni rallystiche e promossa in parallelo con la Lancia Stratos dal gruppo torinese.
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Gioie e Motori

Fu presto condannata ad una vita da meteora. Forse la sorte peggiore per una vettura da competizione, peraltro con grandi potenzialità. È la Fiat X1/9, nata per assumere il testimone della gloriosa e performante 124 Abarth nelle competizioni rallystiche e promossa in parallelo con la Lancia Stratos dal gruppo torinese. Anch’essa con il marchio Abarth, esordì nei primi anni settanta del secolo scorso e vantava numeri davvero notevoli. Il motore era il 1.840 cc. della 124 a quattro valvole per cilindro, che produceva una potenza di duecento cavalli. Il peso era contenuto in settecentocinquanta chilogrammi, con dimensioni da autentica sportiva compatta: neanche quattro metri di lunghezza, m. 1.570 di larghezza, poco più di un metro di altezza. Il tutto sublimato da soluzioni aerodinamiche raffinate e all’avanguardia, come da invenzioni ad effetto ma anche efficaci, ad esempio la famosa presa d’aria a periscopio dietro l’abitacolo.

I cerchi in lega della Cromodora, splendidi, davano l’impronta luxury, si direbbe oggi. Queste caratteristiche la rendevano bella e soprattutto agile e scattante, quanto occorreva per vincere nelle corse su strada. Gli inizi furono problematici, pagando la vettura qualche difetto di gioventù, poi arrivò il trittico di successi Alpi Orientali100.000 TrabucchiCoppa Liburna, che sembrò il decollo definitivo verso trionfi internazionali. Al culmine dell’aspettativa, il Gruppo torinese le preferì la Lancia Stratos e, a seguire, la Fiat 131 Abarth, più vicina alle macchine di tutti i giorni e quindi ritenuta vincente presso la clientela.

Ad ottobre 1974, ancora una passerella al Giro d’Italia automobilistico, con l’equipaggio composto da Clay Regazzoni e Gino Macaluso alle note, poi l’abbandono del progetto, un destino amaro e non meritato. Maggiore fortuna ebbe, invece, la versione stradale, in produzione dal 1972 al 1989, per 174.000 unità, da ultimo con marchio Bertone. Fu proprio la matita creativa di Marcello Gandini, nel 1969, a disegnare la Runabout, la concept car che originò la X1/9. Una vettura “Targa”, cioè spider con tettuccio amovibile, dalle linee che potremmo definire essenziali ma straordinariamente d’impatto dal punto di vista estetico. Un’auto “monella”, volta a sostituire la Fiat 850 Spider, autrice di un ottimo successo.

La meccanica veniva mutuata dalla 128 Coupé, con la quale condivideva sospensioni, freni e il motore 1.290 cc. da settantacinque cavalli, posto, diversamente dalla 128, in posizione centrale e con trazione posteriore. Nei diciotto anni di produzione, la X1/9 riscosse un buon apprezzamento, anche negli Stati Uniti. Nel 1978, un restyling interessò il cambio con l’introduzione dei cinque rapporti e il motore, portato a 1.498 cc. a ottantacinque cavalli. Ultima versione, denominata “Gran Finale” da Bertone, celebrativa, con cerchi in lega rinnovati e tinte particolari per la carrozzeria. Anche la Dallara ne realizzò un prototipo con propulsore di 1.300 cc. di oltre duecento cavalli, impiegato nelle competizioni di velocità in salita.

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