È passata – molto – sottotraccia la scomparsa di Ercole Spada. L’epilogo di una vita informata alla riservatezza e al low profile. Come di norma si addice alle persone dotate di vero talento, che non hanno necessità di apparire a tutti i costi.
Ercole Spada è stato un designer dalla florida inventiva, in quegli anni sessanta e settanta del secolo scorso così gravidi di novità, di ricerca, di discontinuità. Nato a Busto Arsizio nel 1937, consegue il diploma di perito meccanico presso l’Istituto “Feltrinelli” di Milano. Da subito si appassiona al disegno di auto sportive.
Il suo mito è la Carrozzeria “Zagato” e contatta il Patron Elio, che lo assume. In “Zagato” resterà per un decennio, il decennio dei sessanta, dal 1960 al 1969. Per l’atelier milanese inanella una serie impressionante di vetture da sogno.
Inizia con l’Aston Martin “DB4 GT”, per proseguire con la Lamborghini “3500 GTZ”, Lancia “Flavia” e “Fulvia”, e tre Alfa Romeo, la “2600 SZ”, la “Junior” e la incantevole “Giulia TZ”. La “Giulia TZ”, acronimo di “Tubolare Zagato”, ancora oggi rapisce l’occhio per le sue forme anticonvenzionali, che la rendono un’auto senza tempo. E dire che sono passati più di sessant’anni dal primo esemplare prodotto e giusto sessanta dall’ultimo.
D’altra parte, la paternità è illustre: Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso. Alla “Zagato” il compito di curare la carrozzeria. L’Alfa Romeo voleva dare un’erede alla “Giulietta Sprint Veloce”, che cominciava a sentire il peso di una carriera folgorante nelle competizioni, ma insidiata dalla concorrenza. Idea: allungare la carrozzeria.
Ma non basta a soddisfare Elio. E allora, il colpo di genio: la coda tronca. E l’Alfa torna a mietere successi. E a consegnare la “Giulia TZ” alla leggenda, con quella linea aggressiva e curiosa al posteriore: un mix che piace, seduce. Spada tanto è riservato quanto ama le sfide. Termina l’avventura con “Zagato” e approda alla Ford, dove disegna la “GT70”. Poi, Audi, BMW.
Torna in Italia, alla “I.De.A. Institute” di Torino e fornisce il proprio sapere nella realizzazione di macchine come la Fiat “Tipo” “Auto dell’Anno 1989”, la Lancia “Dedra” – era il periodo delle denominazioni quasi astratte del Marchio – l’Alfa Romeo “155”, che vincerà il DTM piloti con Nicola Larini e Costruttori.
È poi la volta della concept car Ferrari “Testarossa Zagato F.Z. 93”. Da ultimo, Ercole dà vita alla “Spadaconcept” e con il figlio Paolo realizza la “SVS Codatronca TS”. È il manifesto della sua filosofia e insieme il lascito ai posteri, nonché la chiusura del cerchio: la supercar rimanda alla “Giulia TZ”, dalla quale tutto si originò.

Una risposta
Un grande designer sottovalutato.