Il film “Ritorno al futuro” diretto da Robert Zemeckis è del 1985 e ha conosciuto un ottimo successo di incassi e di critica, aggiudicandosi il Premio Oscar per il miglior montaggio sonoro e tre candidature. È la storia di un ragazzo insoddisfatto della sua vita e delle prospettive future. Un amico visionario gli offre addirittura un viaggio nel tempo, attraverso la rielaborazione di una vettura, la “DeLorean DMC-12”, che immortalata nella celebre pellicola diventa un’icona leggendaria.
Ma sarebbe parecchio ingeneroso attribuirne la fama solo al cinema. La “DeLorean DMC-12” è una vettura nata nel 1981, ha ballato per un solo biennio ed è stata prodotta in 9.200 unità dichiarate. Ma aveva due padri nobili. Giorgetto Giugiaro per il design e Colin Chapman per il telaio. La “DMC-12” veniva realizzata a Dunmurry, in Irlanda del Nord, impiegando maestranze non molto esperte e utilizzando tecniche non all’avanguardia. Chapman portò l’esperienza e il know how della Lotus, comprese le sospensioni e il telaio di derivazione “Esprit”. Giugiaro portò, a sua volta, il look della carrozzeria.
Se la guardiamo con gli occhi di oggi, è un progetto anni ottanta – ed esprime tutto il carico di aspettative per le magnifiche sorti e progressive di allora – ma se non ci fermiamo alla superficie non possiamo non notare l’assoluta originalità del disegno e della sua attuazione. La linea richiamava immediatamente la fantascienza, con forme squadrate e gli spigoli che facevano da contraltare alla linearità estrema del cofano anteriore e anche parzialmente delle fiancate. Il lunotto posteriore era a feritoie nere, come usava al tempo. Le aperture ad ali di gabbiano completavano la magia.
Altro must, il materiale, l’acciaio inossidabile spazzolato, privo di verniciatura, che creava un gioco di riflessi. All’interno, i materiali erano di pregio comprese le finiture, ovviamente, ma scontavano la poca esperienza, come si accennava, degli operatori; anche sotto questo aspetto l’arrivo di Chapman fu determinante.
Lo sterzo era molto preciso e il climatizzatore ovviava ad una temperatura interna che tendeva a salire. Per quanto riguarda il propulsore, inizialmente la scelta era caduta sul rotativo “Wankel”, soluzione accantonata a causa del rialzo dei prezzi del petrolio in quegli anni. Si decise, quindi, di puntare sul “V6 Douvrin PRV” 90° a iniezione. “PRV” stava per “Peugeot, Renault, Volvo”, nato per competere con i costruttori tedeschi, che si dimostrò versatile, equipaggiando berline come Peugeot “604” e “605”, Renault “30” e “Safrane”, Volvo “264” e sportive come Alpine “GTA Le Mans”, MVS Venturi “260” e, appunto, DeLorean DMC-12”.
Il V6 era anche pratico nell’alloggiamento e obbediva alla normativa statunitense anti inquinamento. La cilindrata si attestava a 2849 cc, per una potenza massima di 130 cavalli DIN a 5.500 giri/minuto, con una coppia pari a 216 Nm a 2750 giri/minuto. Il cambio prevedeva cinque rapporti. All’epoca, il prezzo di vendita era di 25.000 dollari, oggi equivalenti a 53.900 dollari.