Un “gioiello” poco conosciuto: il Giro automobilistico d’Italia

20 Novembre 2023

Il Giro automobilistico d’Italia, seppure poco conosciuto in quanto l’ultima edizione fu disputata nel 2011, vanta un primato: vide la luce nel 1901, con la denominazione “Giro d’Italia in Automobile”, otto anni prima del ben più noto Giro d’Italia ciclistico. E non poteva che partire da Torino, culla delle quattro ruote, per finire a Milano con giro di boa a Roma. Al via personaggi come Giovanni Agnelli, Roberto e Carlo Biscaretti, con vetture, tra le altre, Fiat, Peugeot, Renault, Benz, Ceirano, Darracq, Isotta Fraschini.

La gara viene funestata da un incidente in cui perde la vita una ragazza emiliana. Il re è il grande Felice Nazzaro, su Fiat 8 HP. Nel 1906 la denominazione muta in “Coppa d’Oro”, appannaggio di Vincenzo Lancia (Fiat 24 HP). Una lunga pausa fino al 1934, quando si impongono Pintacuda-Nardilli, a bordo della Lancia Asturia. Altri vent’anni di oblio e nel 1954 vincono Taramazzo-Gerini su Alfa Romeo 1900.

Il periodo d’oro della prova è negli anni settanta. Nel 1973 primeggiano Casoni-Minganti su una GT che ha fatto la storia, la De Tomaso Pantera. Al Giro d’Italia si affacciano le Scuderie ufficiali e l’anno successivo è la volta della crème dell’epoca. Salgono sul gradino più alto del podio Jean-Claude Andruet e Michèle Petit, più nota come “Biche”, reduci dal trionfo nel Rallye di Monte-Carlo 1973 su Alpine Renault A110, la mitica voiture bleue.

L’equipaggio passa alla Lancia e si impone con un’altra vettura mitica, la Lancia Stratos dotata del motore Dino Ferrari, in una versione adattata stradale. Il Giro si compone, infatti, di prove speciali di stampo rallystico intervallate da gare nei principali circuiti italiani. Al secondo posto Pianta-Beckers, con la Abarth SE 030, interessante prototipo dal quale nascerà la Lancia Beta Montecarlo. Partecipa anche Clay Regazzoni, al volante della Fiat X1/9, ancora in predicato di diventare l’arma del Gruppo nei rally e invece poi sacrificata per dare spazio alla Stratos.

Giorgio Pianta, il collaudatore principe della Fiat, navigato da Bruno Scabini, si prende la rivincita l’anno dopo, al volante di un altro concept, la Abarth SE 031, progenitrice della Fiat 131 Abarth che conquisterà tre titoli iridati nel Campionato Mondiale Rally. Al via, da favorita, anche una particolarissima Alfa Romeo 33 TT Stradale – equipaggio Andruet-Cartotto – sostanzialmente la versione chiusa della vettura sport che aveva dominato, in quell’anno, il Mondiale Marche per vetture Sport, ma l’esito non è assistito dalla buona sorte.

Il “Giro” è una vetrina per campioni e per ospiti VIP con la passione per l’auto: per tutti, Merzario, Munari, Villeneuve e l’attore Renato Pozzetto, impegnato nel film “Saxofone”. La Lancia Stratos vince ancora con Facetti-Sodano e con Alen-Pianta-Kiwimaki nel 1976 e nel 1978: allori nel 1977 per “VictorCoggiola-Monticone (Porsche 935) e nel 1979 per Moretti-Schön-Radaelli (Porsche 935 TT). I magici “settanta” si chiudono con il successo di Patrese-Alen-Kiwimaki, su Lancia Beta Montecarlo Turbo.

La storia sta per finire. Ancora due edizioni targate Salerno Corse con le vittorie di Patrese-Biasion-Siviero e Francia-Cerrato-Cerri, su Alfa Romeo 75 IMSA, nel 1988 e nel 1989. Il canto del cigno sarà nel 2011, con l’ultimo hurrà siglato da Pitorri-Gagliardini-Bernardini, su Porsche Cayman S GT4.

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