Reduce dalle buone prove offerte in Tyrrell, segnatamente le vittorie nel Gran Premio degli Stati Uniti a Las Vegas nel 1982 e nel Gran Premio USA Est a Detroit nel 1983, Michele Alboreto si vede aprire le porte della Ferrari e approda così alla corte del Drake, alla vigilia dei ventotto anni, in piena maturità.
Il primo anno è positivo, con il successo in Belgio a Zolder e i due piazzamenti d’onore a Monza e al Nürburgring. Nel 1985, la stagione volge al sereno già dal principio. Due secondi posti in Brasile (Jacarepaguà) e in Portogallo (Estoril). A Imola, per il Gran Premio di San Marino, il giro veloce, a Monte Carlo ancora secondo.
È il preludio al Gran Premio del Canada a Notre Dame, dove finalmente Michele primeggia con doppietta del Cavallino che registra anche Johansson alle sue spalle. Il pilota milanese si prende la testa del Mondiale con 27 punti davanti a Elio De Angelis (Lotus) e Alain Prost (McLaren) con 22. Un italiano su Ferrari: non succedeva dai tempi di Lorenzo Bandini, 1966.
L’azimut in Germania, a Hockenheim, il 4 agosto, esattamente 40 anni fa. Alboreto si aggiudica il Gran Premio e si porta, con 46 punti, a più 5 su Prost e a più 20 su De Angelis. Ormai è una lotta a due, tra Michele e Alain. I tifosi del Cavallino sognano un nuovo titolo iridato dopo sei anni da Jody Scheckter 1979. Allora i digiuni non duravano molto. Invece, l’attesa si prolungherà fino al 2000, per il primo dei Mondiali di Michael Schumacher.
Alboreto viene raggiunto da Prost in Austria, a causa della vittoria di quest’ultimo. Appaiati a 50 punti. La McLaren inanella tre successi di fila: Prost in Austria e Italia, Lauda in Olanda con il francese secondo. Per Alboreto, staccato di tre punti dopo l’Olanda, finisce qui. A Monza, problemi di gomme precedono noie al motore, in Belgio cede la frizione, a Brands Hatch per il Gran Premio d’Europa, motore in fiamme.
A quel punto, Prost è matematicamente campione. In Sudafrica e in Australia, due mesti ritiri suggellano una seconda parte di campionato da incubo. L’alfiere della Ferrari sarà comunque vice campione del mondo, ma per lui e la Scuderia un’occasione di questo tipo non si presenterà più.
Alboreto, pilota di grande talento e maestro di signorilità, fa parte, a nostro parere, di quella ristretta cerchia di campioni che non conquistarono il Mondiale, prevalentemente per cause estranee alle loro prestazioni, come Stirling Moss, Clay Regazzoni e Chris Amon, per fare qualche nome. Neppure l’incidente che gli fu fatale, nel 2001 al Lausitzring durante una prova con l’Audi R8 Sport, gli fu imputabile: ad innescarlo, lo scoppio dello pneumatico posteriore sinistro che catapultò la vettura oltre le barriere.