81 anni e una notte in barella al pronto soccorso: tante domande senza risposta

La testimonianza di un lettore sulla sanità valdostana, tra disagi e professionalità.
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Con la presente vorrei segnalare la situazione che abbiamo vissuto con mia mamma di 81 anni tra le ore 15.35 del 3 marzo e le 14 del 4 marzo .

L’”avventura” ha inizio già domenica 2 marzo quando abbiamo chiamato la guardia medica in servizio in Antey-Saint-André, la quale, durante il consulto telefonico, durante il quale sono stati descritti i sintomi che accusava mia mamma, mi effettuava una prescrizione medica, dicendomi anche che non sarebbe salito a Chamois (noi abitiamo a 1 minuto a piedi dall’arrivo dalla funivia) perché era di sorveglianza su tutta la Valtournenche e quindi non poteva abbandonare la sede e che se avessi avuto ancora necessità avrei potuto richiamare. E qui ci sarebbero già da fare alcune domande e considerazioni.

La situazione sembra migliorare ma il lunedì 4 marzo i sintomi si ripresentano e allora decidiamo di chiamare il 118 per portare mia mamma in pronto soccorso ad Aosta.

Giunta a destinazione, con l’ambulanza di Châtillon, il cui personale è stato gentilissimo, professionale e disponibile, le viene assegnato un codice azzurro (ore 15.54).

Il dolore diventa nel frattempo violento e insopportabile, per cui le vengono somministrate due flebo alle 18.35 e alle 18.54 le viene assegnato un codice arancione e viene visitata alle 19.22, quando vengono effettuati esami strumentali e ematici e ci viene detto che, per fortuna non avendo evidenziato niente di grave, ci saranno da ripetere esami l’indomani mattina per capire eventuali variazioni.

L’infermiere di turno mi dice che dovremmo passare la notte in Pronto soccorso e io, strabuzzando gli occhi, gli chiedo “ma sulla barella?” e lui mi risponde gentilmente e capendo la mia reazione “non ho altro da potervi offrire”.

Visto che oramai erano le 22.30, a chi, come mia madre, ha chiesto se fosse possibile avere qualcosa da mangiare per cena, è stata portata, una scatola di cartone carina, tipo doggy bag, con all’interno cracker, purea e succo di frutta, crostatina dolce, acqua e…..una scatola di tonno! E qui ci sarebbero altre domande e considerazioni da fare.

Come mia mamma c’erano altre 6 persone che hanno trascorso la notte sulla barella. E anche qui ci sarebbero domande e considerazioni da fare.

Il 4 marzo, dopo altri esami, lei viene dimessa per fortuna e rivaluteremo la situazione col medico curante.

Vorremmo fare un plauso a tutto il personale del Pronto soccorso con cui abbiamo avuto a che fare durante queste quasi 24 h, perché lavora senza sosta, senza perdere tempo, sempre disponibili, professionali, gentili e cordiali, in un ambiente tutt’altro che semplice. Per questo aspetto niente da dire, se non grazie e complimenti per come svolgete il Vostro lavoro!

Sul resto c’è tanto da dire e tantissimo da fare e da ripensare:

Com’è possibile che una guardia medica debba coprire un territorio, durante il weekend, di ben 5 comuni di montagna diversi tra loro per morfologia e distanza, in piena stagione sciistica e influenzale, e quando viene chiamata per necessità non si rechi sul posto? Chamois è troppo scomodo da raggiungere? Io al telefono avevo specificato che abitiamo poco distante dall’arrivo della funivia.

Com’è possibile che una persona di 81 anni (e come lei altre) venga lasciata a dormire tutta notte su una barella, in una sala del pronto soccorso, dove tutta notte c’è via vai?

Com’è possibile avere come cena una “scatola con tale contenuto”? Meglio che niente per carità!

Com’è possibile che in una regione a vocazione turistica e di pratica di sport invernali non ci sia una corsia dedicata per i numerosi infortunati sugli sci? I centri traumatologici non funzionano? Possibile che quasi tutti vengano dirottati sull’ospedale?

Potremmo avere una sanità d’eccellenza perché siamo regione autonoma e sono sicura che le risorse finanziarie si possano reperire, bisogna pensare a investire di più e meglio, di più sul personale, per evitarne anche la fuga e per creare nuovi posti di lavoro, perché è la macchina motrice del sistema sanità/ospedale ed è grazie a queste persone, che svolgono il loro lavoro con coscienza, se ancora il sistema funziona, anche con qualche pecca, che non dipende sempre da loro!

Investire sull’infrastruttura ospedale per migliorare gli spazi per tutti, personale e pazienti. Possibile che i resti di un guerriero celtico abbiano fermato la costruzione della parte nuova dell’ospedale?

Perché purtroppo dell’ospedale ne possiamo avere bisogno tutti!

Lettera firmata

4 risposte

  1. Stessa situazione vissuta da mia suocera 2 anni fa. Lei ha superato le 29 ore in barella.
    Ho provato a fare reclamo all’AUSL in sua vece, ma la procedura burocratica è veramente complicata e ho rinunciato a completare l’iter. La sanità funziona in Valle d’Aosta, non ci sono reclami ufficiali… la gente non riesce farli!
    Un plauso enorme a medici e infermieri che non mollano mai!

  2. Concordo,
    Ricordiamoci forse questi temi quando in periodo elettorale i nostri politici fanno il giro delle valli a bere bicchieri e stringere mani. Dobbiamo pretendere di più dalla nostra classe dirigente e chi non fa il suo non lo si vota più

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