Cime Bianche: si scelga sulla base di un bilancio qualitativo e quantitativo delle risorse

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di Paolo Merlo Amministratore Delegato Funivie di Champorcher SpA dal 1977 al 2006, Architetto e Maestro di sci FISI.
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Da tempo ormai si svolge il dibattito tra i favorevoli e i contrari al progetto di collegamento intervallivo “Cime Bianche”.
Vorrei provare a dare un contributo al dibattito sulla base della mia esperienza tecnico‐professionale.
Per me è evidente che il collegamento intervallivo in questione può diventare una risorsa unica ed eccezionale per il turismo invernale della Valle d’Aosta, per lo sci (nell’ambito di un normale scenario “pre covid”; uno scenario in regime covid è ancora tutto da inventare!); ed è altrettanto evidente che per il turismo estivo si tratterebbe di un “disvalore”, di una compromissione sul territorio.
E’ inutile cercare di negare una di queste due considerazioni tanto più arrampicandosi magari sugli specchi!
Ma queste considerazioni non bastano per poter decidere “che fare” sulla complessa questione in oggetto perché occorre fare una scelta ragionata sulla base di un bilancio qualitativo e quantitativo delle risorse che si mettono in campo o che si tolgono.
Un esempio molto simile, equiparabile, della stazione invernale che si potrebbe ottenere con il collegamento da Zermatt, alla Val d’Ayas, al Breuil, a Gressoney, ad Alagna, già esiste in Italia: è il giro sci ai piedi del massiccio del Sella (Sellaronde nel Superskidolomiti); giro dei quattro passi dolomitici (Pordoi, Sella, Gardena e Campolongo). Bellissimi scenari Dolomitici! Incomparabili! E allora immaginiamoci cosa potrebbe rappresentare per gli appassionati della montagna e dello sci un giro quasi a 360° nell’arco della stessa giornata e contemporaneamente, intorno al Monte Cervino e al massiccio del Rosa!
Poter offrire ai cugini d’oltralpe la vista del prospetto Sud e agli italiani la vista del prospetto Nord delle Alpi, patrimonio dell’umanità!
Esistono allora studi professionali, interdisciplinari, esperti di pianificazione territoriale socioeconomica, molto bravi a simulare proiezioni e prefigurare scenari di sviluppo territoriale con la tecnica del bilancio “costi/ricavi” e “costi/benefici” perché li fanno regolarmente di mestiere.
Non dovrebbe essere difficile dunque arrivare a una conclusione della questione e a questo punto, chiaramente, la politica non potrà sottrarsi dalle sue responsabilità di dover prendere una decisione per il meglio….

Paolo Merlo
Amministratore Delegato Funivie di Champorcher SpA dal 1977 al 2006 Architetto – Maestro di sci FISI

Una risposta

  1. Trovo corretto l’appello ad una valutazione non solo quantitativa ma anche qualitativa; se anche ragionevoli previsioni quantitative evidenziassero un pro, resta il punto della valutazione qualitativa (ovvero sul “valore” del paesaggio che non rileva solo per il periodo estivo) : questo “valore” non è di facile determinazione essendo estremamente soggettivo. E la priorità “economicista”, che sembra prevalere, potrebbe sminuire quella di salvaguardia paesaggistica. Occorrerebbe quindi ridefinire politicamente il tipo di turismo che si vuole proporre.

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