Affido questo mio sfogo ai lettori di Aostasera per il semplice fatto che è il quotidiano online che seguo giornalmente e che riesce tutto l’anno ad informarmi sui fatti della nostra petite patrie. Sinceramente questo periodo di epidemia da coronavirus ci ha sorpresi e colti impreparati nonostante la Cina, seppure con un po’ di ritardo, gridava al mondo intero che un problema grave stava per sopraggiungere. Ora non voglio certamente tediare i lettori con informazioni che già conoscono a memoria, ma giunti a questo momento e in questa situazione cosa stiamo facendo?
La popolazione è costretta a stare tra le mura domestiche e questo mi sembra il minimo, ma per chi lavora quali controlli esistono? E per chi opera in un contesto ad alto rischio e con una utenza particolarmente fragile quali precauzioni si adottano? Ebbene quello che sta accadendo in Valle d’Aosta (non tanto difforme dal resto d’Italia) è che presidiamo bene le strade affinché il singolo cittadino non si muova se non per le esigenze previste e poi sempre lo stesso cittadino viene costretto a lavorare in spregio alle previsioni dei DPCM.
Giusto per dimostrare che non sto farneticando, faccio qualche esempio: sabato sono andato a fare la spesa al supermercato (esigenza dettata più che dal DPCM dal mio frigorifero) e ho potuto osservare delle cassiere spaventate (costrette a distanze inferiori a quelle previste di sicurezza) che avevano presidi che hanno rinvenuto sul libero mercato e che per altro utilizzavano da giorni, alcuni dei quali del tutto inefficaci. Sempre sabato vengo a sapere che in una casa di riposo il personale opera da giorni senza nessun presidio utile ed espone se stesso, la propria famiglia e peggio ancora tutte gli utenti a grave rischio.
Notizia di questi giorni che Pescarmona, che per altro è il commissario della locale AUSL, è affetto da coronavirus. Certo non si può sapere come e quando lo abbia contratto, ma in un periodo dove tutti i valdostani si chiedevano a che titolo gli sciatori d’Italia affollassero le nostre stazioni nonostante l’invito dei vertici politici e sanitari nostrani a stare a casa, nessuno pensava che detto atteggiamento lo potesse avere anche chi ti suggerisce di non farlo.
Poi ci si chiede perché il cittadino italiano non capisca le disposizioni e a volte non le osservi. Ma rispetto a questi pochi casi citati ne conosco altri altrettanto gravi e per i quali nessuno provvede.
Certo perché se l’obiettivo comune è quello di rallentare e di seguito sconfiggere il diffondersi del virus bisognerebbe scagliarsi con forza ed in tutte le sedi opportune contro quelle situazioni che più mettono a rischio la vittoria finale. Ora è notizia delle ultime ore di un cittadino denunciato perché non ha osservato il periodo di quarantena imposto e l’ipotesi di reato considerata è quella di epidemia colposa.
Allora ci si chiede: quante denunce saranno partite a seguito dei fatti che ho citato e che si verificano nei luoghi di lavoro, alcune delle quali prontamente segnalate? Probabilmente nessuna, quasi come se operare sul luogo di lavoro senza i giusti presidi non comporti rischio di diffusione del virus e non sia passibile di reato di epidemia colposa. L’invito a tutti coloro che hanno il compito di vigilare sul rispetto dei DPCM che si sono susseguiti è quello di presidiare i luoghi di lavoro ed in particolar modo quelli sensibili in quanto nella lista delle probabilità una casa di riposo con ospiti ed operatori non protetti comporta sicuramente un rischio maggiore rispetto a tante altre situazioni che hanno portato a segnalazioni e/o denunce.
Notizia piuttosto recente è quella per cui nella microcomunità di Pontey ci siano diversi casi di coronavirus e allora ci si chiede come sia possibile dal momento che dal 05.03.2020 nessun visitatore vi poteva entrare? Ma l’aspetto più terrificante è quello per cui i parenti non possono visitare i propri cari e rispetto alla situazione gli unici aggiornamenti che riescono ad avere sono per il tramite di testate come Aostasera!!!!! Con il Presidente dell’Unité che risponde ai giornalisti “Non ci sono pazienti in condizioni gravi e la situazione è ancora abbastanza gestibile”. Magari non sarebbe il caso di informare i parenti degli utenti che aspettano ancora di avere notizie ufficiali, anziché pensare di dare informazioni prima a terzi, oppure a questi è sufficiente inviare la comunicazione mensile rispetto alla retta da pagare.
Capisco che affrontare un problema di tale portata non sia semplice, ma oggettivamente bisogna combattere con tutte le nostre energie chiunque anteponga questioni economiche al corretto contenimento della diffusione del virus. Ce la faremo, ne sono convinto, e alla fine il virus ci avrà anche insegnato molto: per esempio che il lavoro agile esiste da quasi tre anni e che in Valle d’Aosta non avevamo un lavoratore in questa condizione, che quando si segnala un problema grave è vietato prenderlo sottogamba, che il denaro non è tutto ma gli affetti vengono prima. Tante cose cambieremo in meglio del nostro modo di pensare e di agire, e dovremo ringraziare quel cattivone di coronavirus.
Concludo, ringraziando tutti quegli operatori sanitari e socio-assistenziali che in questi giorni si occupano dei cittadini colpiti dal virus mettendo a repentaglio la salute propria e dei propri cari, ed in particolar modo ringrazio il medico dell’ospedale Parini, che magari in maniera un poco colorita, si è sfogato rispetto ai presidi che gli sono stati forniti. Anche in tempo di guerra chi veniva mandato al fronte quando si lamentava di certe condizioni non veniva capito da chi stava nella stanza dei bottoni.
Emarèse, 18.03.2020 Mauro Cretier