Didattica a distanza: “Il rischio è di perdere il contatto con la realtà”
Sono una mamma e ho due figli in età scolare. Sono anche un’insegnante.
Un binomio delirante in questo periodo di quarantena e didattica a distanza.
Le mie giornate sono un inferno dantesco tra videolezioni, mail, piattaforme, compiti da fare e da correggere, schede da stampare e consegnare, lezioni da preparare e da far studiare.
Tutto questo in una zona di montagna, dove una giornata di nuvole basse o di vento rende la connessione una pena infinita.
Posto che la scuola nei miei valori ricopre un ruolo di primaria importanza e ai miei figli ho sempre detto e sempre dirò che prima viene la scuola e poi tutto il resto, mi chiedo fino a che punto ci si debba spingere per correre dietro ai saperi che i miei figli devono acquisire in questo periodo di didattica a distanza.
Spiego meglio: è giusto che mi sostituisca alle maestre per spiegare ai miei figli i suoni CE/GE? O il procedimento delle sottrazioni?
Che mi improvvisi a escogitare strategie per fargli comprendere saperi base che un breve video della maestra non può bastare?
Perché devo impazzire a incastrare i miei impegni di insegnante con le lezioni che l’altra parte di prole deve studiare, e la videolezione di un’ora o il video registrato non è stato sufficiente per esaurire domande e perplessità?
Aggiungo: se lunedì 4 maggio mi trovassi a dover rientrare al lavoro, e già avessi i miei grattacapi a piazzare i figli senza il supporto di nonni o altri parenti e amici, come farei a gestire anche la parte di didattica a distanza?
Se la mia fosse una famiglia numerosa, con 3 o più bambini, come potrei fare con dispositivi e connessione?
In ultimo: i figli di coloro che non hanno potuto studiare, o lo hanno fatto in un altro paese, come fanno?
Queste mie domande vogliono essere uno spunto di riflessione per tutti quegli insegnanti che si dimenticano delle condizioni in cui stiamo vivendo e, seppur con lodevole intento, marciano a spron battuto per non rimanere troppo indietro nei loro programmi.
La scuola ha fatto e farà un grande lavoro nell’essere presente nella vita isolata dei suoi studenti, ma il rischio è quello di perdere il contatto con la realtà, dimenticandosi del motivo per cui non possiamo ritrovarci sui banchi di scuola.
Lettera firmata