Il caso della recente nomina di un dirigente scolastico di liceo senza pregresse esperienze museali alla direzione del Forte di Bard riapre il dibattito sulla figura e le competenze necessarie per dirigere un museo. Non intendiamo discutere la scelta di una persona che vanta un curriculum di rispetto nel proprio ambito disciplinare e una particolare conoscenza del mondo della formazione scolastica, ma non possiamo tacere su una nomina che presenta chiare difformità con i criteri individuati da ICOM – International Council of Museums nella sua Carta nazionale delle professionalità museali del 2006, standard di riferimento per la definizione dei profili e delle competenze delle diverse figure professionali in ambito museologico. Ricordiamo che il Forte di Bard è accreditato ICOM.
Su tutto, preoccupa che questa decisione confermi la tendenza sempre più diffusa di sacrificare le competenze specialistiche negli istituti culturali a favore di competenze di altro tipo. Il tema è di grande attualità, se consideriamo la recente nomina di un docente universitario senza esperienze pregresse al Museo Diocesano di Trento.
Ma facciamo un passo indietro.
Il 25 gennaio 2021 viene pubblicato l’Avviso selezione conferimento incarico di direttore Associazione Forte di Bard, in cui all’Articolo 4 – Requisiti di ammissione, si richiede il possesso di una laurea specialistica “in ambito del management o della gestione dei beni culturali”, come specificato nell’Articolo 13, e una “comprovata qualificazione professionale in materia di management o tutela e valorizzazione dei beni culturali o del territorio”.
Dopo la valutazione dei curricula e l’accertamento linguistico, accedono al colloquio orale la Direttrice allora in carica e le quattro firmatarie di questa lettera: la prima non si presenterà al colloquio e nessuna delle candidate esterne risulterà idonea.
Il 14 maggio 2021 viene pubblicato un Nuovo avviso di selezione pubblica per l’incarico di direttore dell’Associazione Forte di Bard dove tra i requisiti di ammissione, sempre all’Articolo 4, a differenza del primo bando è indicato che le classi di laurea ammesse sono “Ingegneria gestionale, Scienze dell’economia, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Scienze economiche per l’ambiente e la cultura, Scienze Economico-aziendali o Giurisprudenza” e come esperienza professionale è richiesta una generica “particolare e comprovata qualificazione professionale manageriale” non più, questa volta, “nella gestione dei beni culturali”, escludendo di fatto le candidate finaliste del primo bando e ogni professionista del settore culturale e museale.
Il nuovo bando e i nuovi requisiti che hanno portato alla selezione e all’affidamento dell’incarico ad un dirigente scolastico violano il punto 1 dell’Articolo 26 bis dello stesso statuto dell’associazione Forte di Bard, che indica come l’incarico debba essere affidato a “a persone in possesso di laurea specialistica o magistrale o titolo equivalente, nonché di particolare e comprovata qualificazione e esperienza professionale nella direzione e/o gestione di poli museali o culturali”.
In una recente comunicazione apparsa sul suo sito internet, ICOM ricorda che l’intera comunità museale internazionale riconosce quanto il profilo ideale di un direttore di museo oggi comprenda competenze plurime, considerata la sempre maggiore complessità delle funzioni museali e l’ampliamento dei servizi erogati. Il direttore di un’istituzione culturale deve sapersi rapportare con una molteplicità di soggetti pubblici e privati, gestire una contrattualistica in continua evoluzione, deve saper dar conto secondo i criteri dell’accoutability previsti per i bilanci sociali e i bilanci di sostenibilità. Certamente bisogna prendere atto dell’importanza crescente che hanno assunto queste responsabilità giuridico-amministrative ed economico- gestionali, ma il museo non può privarsi di una direzione che primariamente sia competente e Finalizzata alla realizzazione di un progetto culturale e alla valorizzazione di collezioni.
Caratteri questi che obbligano a una conoscenza profonda della natura, storia, valori, significati e della loro relazione con i contesti sociali e del patrimonio culturale diffuso, coerente con la missione dell’istituzione. Non è sufficiente per questo far ricorso a un curatore, occorre che nella figura professionale del direttore si compongano la capacità di interpretare il mandato culturale dell’ente museale e la capacità di metterlo in pratica mediante un’adeguata programmazione. Si tratta pertanto di porre nelle stesse mani la progettazione e l’attuazione, ricercando e verificando nel tempo, sulla base di una missione ben chiara e obiettivi culturali e sociali definiti, la sostenibilità economica, modellando l’organizzazione del lavoro e attivando le indispensabili relazioni interne ed esterne.
Chiaramente la capacità o il compito di presiedere alla funzionalità amministrativo-economica dell’ente non è sufficiente per tale complesso compito.
Per questo, in una sua recente comunicazione, ICOM Italia afferma di guardare con perplessità e preoccupazione alcune distorsioni di fondo operate da talune amministrazioni e soggetti gestori dei musei, tra queste:
– la sottovalutazione della necessaria qualificazione tecnico-scientifica del direttore a favore di una generica competenza amministrativa;
– la scissione tra direzione “scientifica” (attribuita spesso senza remunerazione o con compensi irrisori) e le responsabilità effettive di gestione, poste in capo a dirigenti amministrativi, come ripetutamente rilevato in numerosi bandi;
– infine, l’assoluta assenza di un direttore, spesso sostituito con incarichi a profili professionali di funzionario (ISTAT documenta l’assenza di un incarico formale di direttore nel 60% dei musei italiani).
ICOM ricorda infine che la figura del direttore è individuata come essenziale e inderogabile tra i requisiti per l’accreditamento nel Sistema museale nazionale.
Nell’associarci alle preoccupazioni espresse da ICOM, riteniamo sia quanto mai attuale una riflessione attenta e serena su questi temi, al fine di diffondere la consapevolezza che la sopravvivenza e lo sviluppo dei musei dipende in gran parte dalle qualità e capacità del suo direttore.
Silvia Albertini
Daniela Berta
Nurye Donatoni
Francesca Pollicini
4 risposte
Il Forte di Bard anche nella storia è stato sempre visto in una dimensione europea, non strettamente valdostana, ed è stato da sempre un importante punto di riferimento per chi percorreva la via francigena. Dunque, allarghiamo anche noi gli orizzonti….
Il Forte di Bard è un polo culturale di eccellenza e a mio parere il bando dovrebbe essere europeo, anzi internazionale e prendere in considerazione i titoli e l’esperienza in ambiti simili e non limitarsi “all’appartenenza regionale”, abitudine tutta valdostana Sappiamo anche che laddove sono subentrate competenze esterne ed estere, c’è stata sempre una crescita importante ed esponenziale vedi la Reggia di Caserta, Pompei, Palazzo Ducale di Mantova, Ostia Antica etc. Ancora una volta si è persa una buona occasione per migliorare e migliorarsi e fare un salto di qualità.
Condivido con la lettrice Paola il disappunto per la nomina e, prima ancora, per l’esclusione di quattro candidate preparate e competenti. Evidentemente per l’ennesima volta non si è voluta premiare la competenza, rendendo evidente quali logiche abbiano guidato la scelta di annullare il primo bando (che avrebbe portato, magari, ad un miglioramento nell’offerta culturale del Forte – soprattutto sulle mostre d’arte, finora non all’altezza della sede) per premiare invece una generica inclinazione manageriale.
Si spera che questa lettera aperta sortisca qualche effetto e attiri le attenzioni dell’amministrazione regionale, un tantino distratta.
Grazie, da semplice cittadina ero rimasta sconcertata dal superficiale articolo comparso sulla Stampa, che dava la notizia dell’assegnazione del posto di direttore del Forte di Bard. Avrei voluto scriverla io una lettera, ma mi bloccava la poca competenza in materia. Brave e grazie ancora