I valdostani hanno ancora tanta voglia di inseguire la giustizia

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del parroco di Arvier, Avise e Valgrisenche sulle ultime notizie di cronaca.
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Ognuno parla di democrazia. Certamente la democrazia sembra essenziale ma non basta da sola. Sono ancora valide quelle teorie che ci ricordano che la democrazia prima di tutto è la somma di istituzioni e di regole messe insieme. Qualsiasi cosa succeda, non puoi risolversi solo con la democrazia, sopratutto nell’assenza di criteri sicuri e stabili (li chiamiamo i valori democratici), valori che costituiscono lo stato di diritto (rileggete anche il discorso del presidente Matarella quando venne alla Scuola di democrazia ad Aosta). La questione della giustizia quindi rimane fondamentale (e aggiungerei, la questione di una giustizia indipendente/imparziale, mi sembra che in tutte le aule dei nostri tribunali ancora c’è la frase ben visibile La legge è uguale per tutti).

Cosa mi ha fatto tornare sui media con queste due righe? Due sono i motivi: una riflessione settimanale di preghiere per l’unità dei cristiani e il fatto che non posso mollare il giornale dalle mie mani (che vizio duro però), a proposito delle ultime notizie scottanti che riguardano la nostra bella Valle.

Si è appena concluso per il mondo cristiano la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che in questo anno ci ha portato come tema “La giustizia, solo la giustizia” (Deuteronomio 16,20). E mi sono detto wow era proprio l’ora! In un mondo segnato da ingiustizie, questa settimana di riflessione e preghiera è diventata per tutti un richiamo forte sopratutto per la vita delle Chiese e per il loro modo di agire nel mondo.

La giustizia caratterizza il divino e inseguirla è il compito dell’essere umano, in quanto la giustizia fa parte della stessa struttura dell’universo “principio stabilito di Dio intorno al quale Dio desidera che la realtà, qualsiasi realtà prenda forma e si sviluppi” (Franco Loi). Quindi ogni essere umano è al contempo soggetto e oggetto di giustizia. Insegnare la giustizia significa agire di conseguenza senza riguardi e benefici esclusivamente personali, con altre parole il compito delle donne e degli uomini di questa Terra è di agire con giustizia senza SE e senza MA.

Questo modo di vedere la giustizia è sopratutto un termine relazionale. Ha a che fare (relazionando però) con Dio (per chi è cristiano ovvio), con la coscienza, gli uni con gli altri. Oppure in un unica parola ciò che conta è la relazione. Diciamolo chiaro: giustizia è relazione, non è mai un termine astratto. Questa spinge ad un impegno costante: creare quelle “right relation” (Isabel Carter Heyward) che sembrano l’omologo delle relazioni giuste.

Umanamente ci fa riflettere che la giustizia ci insegna a resistere a ogni tipo di relazione storta e ad adoperarsi affinché quella relazione si raddrizzi. Qui gli esempi abbondano (famosa idea “Cerca di farti amico di..”). Sappiamo bene che le vere relazioni hanno dei nemici molti vivaci: l’egoismo, la paura, l’indifferenza, l’avidità, il disprezzo degli altri. So che è dura essere e perseverare su questa strada.

Prendiamo la parte positiva: la nostra gente della Valle d’Aosta ha ancora tanta voglia di inseguire la giustizia.

Don Marian Benchea, parroco di Arvier, Avise e Valgrisenche

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