Signor Presidente Testolin,
ho cercato invano, per raggiungerla, un suo profilo social prima di rivolgermi alla stampa, ma purtroppo – nell’era della comunicazione veloce dove capi di stato, governatori e sindaci dialogano costantemente con il popolo tramite i social, con rammarico – ho potuto constatare che lei è rimasto l’ultimo baluardo sotto traccia.
Sono ormai molte le cose che non funzionano nella sua triste gestione dell’emergenza COVID-19 ed è arrivato il momento di gridarle ad alta voce senza sé e senza ma.
Se dovessi definirla con uno slogan la indicherei come un irresponsabile giocatore di “guardia e ladri”.
E le spiego anche il perché.
Nel corso della sua conferenza stampa del 27 febbraio 2020, volta ad illustrare la situazione in merito alle misure di prevenzione per fronteggiare la diffusione del COVID-19, pur in presenza del DPCM del 1 febbraio 2020 che ha stabilito l’emergenza sanitaria su tutto il territorio nazionale per 6 mesi, non nascose il suo intento di correre ai ripari al fine di evitare o arginare le ricadute negative sul piano turistico che l’epidemia portava con sé.
In tale occasione” ingenuamente senza rendersi conto della gravità in atto” rilasciò il comunicato stampa “La Valle d’Aosta turistica rilancia: la nostra è una destinazione ideale e sicura!” avente il seguente contenuto: «La Valle d’Aosta rappresenta la destinazione ideale e sicura per chi vuole lasciarsi alle spalle le fobie da coronavirus: non abbiamo casi di contagio e il nostro protocollo di prevenzione è forse il migliore in Italia».
Al suo appello risposero positivamente in migliaia di turisti, recandosi nella regione valdostana in villeggiatura nella prima settimana del mese di marzo.
Invero, mentre l’epidemia proliferava e, anche per effetto del forte richiamo a venire in Valle d’Aosta, aveva ormai travalicato i labili confini regionali, gli impianti sciistici valdostani – e gli annessi locali – erano affollati fungendo da perfetto veicolo di diffusione del COVID-19.
L’incidenza dei contagi nella Valle d’Aosta è divenuta presto tra le più alte d’Italia, seconda solo a quella della Lombardia (oggi addirittura superata), territorio maggiormente colpito dalla pandemia in corso.
La nostra regione alpina, con una popolazione di circa centoventimila abitanti, passò in pochi giorni dall’euforia di una florida stagione turistica invernale ad un contagio generalizzato.
Ecco allora, per tornare alla metafora con “il gioco delle tre carte”, esortava il resto del mondo a recarsi in Valle d’Aosta per portare soldi alle strutture turistiche pur essendo perfettamente consapevole (stante anche il suo ruolo di Prefetto) che insieme al denaro molti, purtroppo, avrebbero portato e diffuso il virus.
Quando poi pochi giorni dopo sono drasticamente aumentati i segnali esterni dell’epidemia in Valle d’Aosta, lei con una velocità senza precedenti e con una compostezza da rabbrividire – come se la chiamata in Valle d’Aosta di pochi giorni prima fosse cosa d’altri – ha deciso finalmente di fare il Prefetto e quasi con la minaccia ha tentato di cacciare coloro che pochi giorni ormai aveva esortato a recarsi in Valle d’Aosta come degli untori. Il tutto senza mai fornire una spiegazione – ergo una scusa – al popolo valdostano sul perché di un tale suo comportamento manifestamente schizofrenico. Ai cittadini non importa se tale sua condotta sia rilevante ai sensi dell’articolo 656 del codice penale che sanziona chiunque pubblichi o diffonda notizie tendenziose – o, alternativamente, false ed esagerate – per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico. A questo mi auguro ci pensi la magistratura. Ai cittadini interessano le sue scuse.
Il resto purtroppo è storia. Una storia però dalla quale lei non ha imparato nulla. Anzi è ancora peggiorato.
I valdostani non hanno mai potuto ascoltare un suo messaggio di vicinanza, di conforto, di augurio, anche di monito. La sua voce è possibile ascoltarla unicamente nelle sterili, glaciali quanto inutili (perché potrebbe renderle tranquillamente, al suo posto, chiunque, la comunicazioni alla quotidiana conferenza stampa delle 17).
Da più parti è stato denunziato un focolaio all’interno del Réfuge Père Laurent. Una struttura che ospita 100 anziani che parrebbe essere un lazzaretto dal quale potrebbe presto generarsi un’ecatombe. Non è stato capace di farsi creare un profilo sui social e andare in TV con la testa alta a parlare a quello che dovrebbe essere il suo popolo per fornire le spiegazioni e le rassicurazioni che si merita. Per chiedere scusa alle OSS che ha profondamente offeso pubblicamente in un momento in cui senza sé e senza ma sono loro, insieme a medici ed infermieri, a tenere la mano ai nostri morti che se ne vanno ad altra vita soli come dei cani in preda al terrore e allo smarrimento. Lo hanno fatto tutti i governatori. Nessuno si è sottratto soltanto lei. Un popolo, il suo, in totale apnea non da virus ma dallo sconcerto del suo atteggiamento.
Lei è più silente, freddo, lontano e distaccato anche del sindaco di Aosta. Se non altro però il sindaco non ha fatto i danni che invece ha fatto lei giocando improvvidamente, alla sua età, al gioco delle tre carte sulla pelle dei cittadini valdostani.
Francesco Cirri (Sisto)