“Non mi vergogno di essere rom”

08 Aprile 2023
In questa foto sorrido mentre sono seduta su una panchina, ma non una panchina qualunque. Mentre passeggiavo su una spiaggia spagnola, ho trovato qualcosa di speciale e quel qualcosa di speciale è proprio questa panchina, che è dedicata al popolo rom, al quale io appartengo. 
Si, finalmente, a quasi 25 anni, sono riuscita a capire che non devo assolutamente vergognarmi di chi sono. Io sono rom e ne vado fiera perché fa parte della mia identità. Purtroppo, fino a poco tempo fa, mi vergognavo delle mie origini, tendevo a nascondermi, cercavo di reprimere la realtà. E sapete perché? Per colpa dell’estrema ignoranza e dell’infimo razzismo che aleggia nella nostra società. 
Tuttavia, ho raggiunto una maturità tale da comprendere che solo tramite la conoscenza e la solidarietà, il razzismo potrà essere contrastato. E quale miglior momento se non oggi, che è la giornata internazionale dell’etnia rom.
Su questa panchina è dipinta la bandiera del popolo rom, costituita da due strisce orizzontali: una azzurra e una verde, che rappresentano il cielo e la terra. Al centro, è raffigurata una ruota rossa che simboleggia il nostro carattere migratorio. Il significato della nostra bandiera è semplice, ma, al tempo stesso, intenso. Siamo cittadini del mondo, con un forte legame con la terra e un vivo sentimento di libertà che ci connette al cielo. Oltre ad essere orgogliosa di essere rom, sono anche molto affascinata dalla mia etnia perché è così misteriosa e antica. Infatti, proveniamo da una regione situata tra India e Pakistan, dalla quale siamo emigrati nell’XI secolo. Questo spiegherebbe la somiglianza tra la lingua rom e la lingua indiana. Ad esempio, la parola “rom” deriverebbe dal termine sanscrito “domba” che significa uomo libero. 
Nel mondo ci sono più di 20 milioni di rom, ma su di noi si sa davvero poco e molto spesso si conoscono solo gli aspetti negativi. La cultura rom è davvero affascinante e io vi invito a scoprirla. Vi assicuro che non siamo quei “zingari sporchi e cattivi” che molti pensano.
Mirjana Markovic
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