Prima infanzia, i genitori dell’Ape Luna: “Presi in giro da Istituzioni”

La lettera inviata al Presidente della III Commissione da due genitori della Garderie Apeluna con il rifiuto a prendere parte ad un tavolo tecnico..
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Di seguito la lettera inviata al Presidente della III Commissione consiliare del comune di Aosta da due genitori della Garderie Apeluna con il rifiuto a prendere parte ad un tavolo tecnico per la progettazione dei servizi per l’infanzia del futuro.

Gentile Presidente,

Nel ringraziarLa per averci proposto di partecipare a questo incontro, in uno spirito che vuole essere costruttivo, ci sentiamo in dovere di giustificare la scelta di non essere presenti come rappresentanti dei genitori.

Ci chiedete, oggi, di portare in quest’assemblea il nostro punto di vista in modo da poterlo tenere in considerazione a nome delle famiglie che non trovano nessun tipo di risposta nelle soluzioni che il Comune, con il denaro pubblico nella quasi totalità di provenienza regionale, propone con i suoi intoccabili asili nido flessibili.

Abbiamo speso energie, sottratto tempo prezioso alle nostre famiglie e al lavoro per essere presenti nei vari incontri, per parlare con quante più persone possibili, per far sentire la nostra voce ma tutto è stato vano e riteniamo inutile perdere ulteriore tempo.

I fatti ci dimostrano che questo è stato tempo investito male e per questo troviamo inutile essere qui oggi a ripetere gli stessi concetti che sono litania da agosto.

Avremmo nuovamente richiesto a gran voce di tenere presente tutti i tipi di famiglia; di permettere ad ogni madre di conciliare il tempo tra famiglia e lavoro, qualsiasi sia il proprio impegno orario che merita, anche fosse di un’ora sola, dignità; di permettere a chi lo desidera di poter tenere al centro del percorso educativo del proprio figlio piccolo, piccolissimo, la genitorialità.

Avremmo criticato ancora una volta la scelta che il Comune ha fatto e che, pur soddisfando una parte di esigenze della popolazione, non rispondono a chi necessita di una vera flessibilità o di quelle famiglie che, attente alla qualità del tempo passato dai propri bambini all’interno dei servizi, si sentono spiazzate di fronte ad un rapporto educatore – bambino di 1 a 8, con un’età di entrata anticipata a sei mesi. Avremmo ripetuto che le tariffe per le famiglie che hanno un Isee considerato medio, fatto di due stipendi, sono troppo alte rispetto a ciò che viene offerto e, non è un caso, che molti di questi genitori genitori si rivolgono al settore privato.

Avremmo accusato nuovamente chi di dovere di aver scelto la strada più antieconomica e antidemocratica possibile.

Avremmo ripetuto, ancora una volta, che sarebbe bastato guardarsi attorno per capire come il mondo sia cambiato, ma con ancora meno fatica sarebbe bastato guardarsi indietro per poter fare scelte migliori rispetto a quelle che questo nuovo appalto propone.

Purtroppo, come si può facilmente dedurre, siamo ancora troppo amareggiati e delusi per poter partecipare ad un incontro costruttivo.

Arrabbiati per esserci sentiti presi in giro da Istituzioni che hanno parlato per mesi di soluzioni quando sapevano che le decisioni, come ci è stato detto in chiusura di una commissione che doveva cercare di trovare una strada per far sopravvivere il servizio, erano già state prese a luglio con la soppressione del capitolo garderie. Senza, oltretutto, che nel frattempo fossero bloccati gli inserimenti dimostrando mancanza di coraggio e onestà, che quando si sta per cancellare un pezzo di storia dei servizi aostani sono quanto meno dovuti.

Arrabbiati per non aver avuto un accesso ai dati in maniera diretta e trasparente e aver riscontrato non poche anomalie in quelli forniti (in Regione appare che il numero massimo di bambini presenti in garderie negli ultimi due anni sia stato di 12 unità, ad esempio). Dati che sarebbero dovuti essere richiesti da più voci, per poter affrontare un’analisi seria e propositiva e non essere utilizzati in maniera strumentale e senza contradditorio.

Arrabbiati per non aver ricevuto proposte adeguate e concrete per traghettare i nostri piccoli ad un nuovo sistema, né da parte del Comune e neppure della Cooperativa, tanto che ad oggi non abbiamo nessuna proposta ufficiale tra le mani.

Arrabbiati perché non abbiamo trovato risposte alle nostre richieste legittime di genitori, che ora si ritrovano a vivere situazioni molto difficili: uno a dover inserire una bimba in coda, nel mese di febbraio, in un nido privato strapieno di Aosta e un altro a dover portare il proprio figlio in una struttura fuori città, lontana dal vissuto del bambino e dalla routine della sua famiglia.

Auguriamo a tutti voi un lavoro proficuo, che possa guardare in faccia la realtà e possa progettare servizi che mettono al centro le famiglie e la Città e solo dopo le trame e gli accordi politici. Speriamo che siate capaci di programmare, anche con l’aiuto dell’Università, di avere uno sguardo più ampio, di capire quali sono le esigenze della comunità che dovreste rappresentare.

Attendiamo fiduciosi delle soluzioni concrete che possano portare serenità e risposte alle famiglie che in futuro sceglieranno di affidarsi e fidarsi del Pubblico, per noi si apre la strada del privato, che si è rivelato più attento e pronto ad accogliere le nostre richieste, pur senza indagini di mercato, senza commissioni e tavoli tecnici, semplicemente non mettendo la testa sotto la sabbia, guardando in faccia ad una realtà che è nostra, sì, ma che conosce molto bene, per propria esperienza, anche chi ci governa.

Daniela Belziti

Natalino Iamonte

 

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