Io resto a casa, lo slogan di questi giorni, ha costretto, in seguito ai provvedimenti per la limitazione del contagio, alla chiusura della maggior parte delle attività lavorative.
Sono stati mantenuti attivi solo i servizi essenziali, utili alla sopravvivenza quotidiana.
Io resto a casa, un provvedimento che nel giro di un tempo breve ha radicalmente cambiato le abitudini delle persone, soprattutto in un mondo occidentale abituato a muoversi freneticamente per lavoro, per studio, per piacere, senza confini e senza tempo.
Io resto a casa, una misura che sicuramente permetterà di contenere gli effetti del contagio, che vedrà ridurre il numero dei decessi, ma che porterà con sé un numero ancora più alto di “morti economici”.
Io resto a casa, scelta che dai molti è stata descritta come un’occasione per le famiglie per ritrovarsi, ma che nasconde le tante difficoltà dovute all’essere “in trincea” e quindi “costretti a lavorare” per rispondere alle necessità esterne, o legate all’aver perso il lavoro e quindi alla preoccupazione di come sarà il presente immediato e il dopo, all’organizzazione della vita familiare o ancora causate dalla solitudine di persone anziane o malate che non potranno essere accudite adeguatamente.
Questo è il quadro che è necessario osservare per avere chiaro cosa stia succedendo oltre la malattia, oltre il lavoro estenuante dei tanti operatori sanitari e di chi si adopera per garantire la sicurezza e soddisfare le necessità primarie.
E’ dovere dello Stato intervenire a tutela della salute pubblica. I cittadini, a parte i casi di stupidità o arroganza, hanno risposto all’appello confidando nel risultato atteso.
Ma restiamo vigili, non facciamoci sopraffare dalla paura.
Non deve valere il detto “basta la salute”. Salute ed economia sono facce di una stessa medaglia.
C’è chi sta già pagando il prezzo di questa fase di emergenza, ma tutti soffriremo gli effetti che si produrranno nel tempo.
Chiediamo alla politica che inizi a fissare i riflettori sulle manovre utili a superare la crisi.
Il presente ha significato se volgiamo lo sguardo al futuro!
Maria Teresa Riggio
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Consiglio di non sognare troppo , di non fare affidamento sulla politica, la prassi corrente
dei politici è che una volta fatti i loro proclami e promesse pensano di averle messe in
atto . Habbiamo da anni ancora i terremotati che vivono nelle baracche.
Non illudiamoci da uno stato tecnicamente fallito avremo ben poco quando questo finira’
ci “tireremo su le maniche ” e ripartiremo con le nostre forze.
Mi auguro pero’ che quando saremo chiamati alle urne ci ricorderemo di questi incapaci
buoni solamente a incassare lauti stipendi.
Ci tengo a ricordare che i nostri sindaci (nonostante la crisi persistente e la carenza di lavoro )
pochi mesi fa’ zitti zitti tutti d’accordo si sono aumentati gli stipendi loro possono.