La commedia è, senza dubbio, uno dei generi più emblematici e influenti nel panorama del cinema americano. Nel corso degli anni, ha svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’industria cinematografica e ha riflettuto le sfumature della cultura e della società americana. Questo genere cinematografico ha radici profonde fin dagli albori del cinema, ma è negli anni ‘30 e ‘40, durante l’epoca classica, che ha iniziato a delinearsi uno dei suoi sottogeneri più caratteristici: la commedia screwball.
Registi come Howard Hawks e Frank Capra hanno lasciato un’impronta duratura su questo stile, creando film come “Susanna!” (1938) e “Accadde una notte” (1934), opere caratterizzate da dialoghi rapidi, situazioni assurde e personaggi eccentrici, che hanno offerto un’alternativa alle difficoltà della Grande Depressione e alla crescente complessità del mondo moderno. Il genere comico ha poi dimostrato una straordinaria capacità di adattamento nel corso dei decenni successivi. Negli anni ‘50 e ’60, autori come Billy Wilder hanno portato un’approccio sofisticato all’umorismo con film come “L’appartamento” (1960), mentre nei turbolenti anni ’60 e ’70, registi come Woody Allen e Peter Bogdanovich hanno esplorato le nevrosi urbane e le relazioni personali in opere come “Provaci ancora, Sam” (1972) e “Paper Moon” (1973).
Anche il cinema indipendente ha svolto un ruolo significativo nell’evoluzione della commedia americana: con film come “Down by law” (1986) e “Mistery Train” (1989), il re del cinema indipendente americano Jim Jarmusch ha introdotto un approccio più riflessivo e minimalista, sottolineando spesso l’assurdità della vita quotidiana. Negli anni ’90, molte commedie si basavano su situazioni leggere e divertenti, spesso caratterizzate da umorismo slapstick e gag visive. Tuttavia, nel corso degli anni, si è assistito a una trasformazione verso commedie più sofisticate e complesse che affrontano temi più profondi: esponenti significativi di questa evoluzione sono stati i fratelli Coen, Joel ed Ethan. La loro filmografia abbraccia un’ampia gamma di generi, ma spesso le loro commedie nere e ironiche si sono distinte. Film come “A Serious Man” (2009) rappresentano una commedia che va oltre le risate superficiali per esplorare temi come l’assurdità della vita, l’alienazione e l’inevitabilità del caos umano abbracciando un umorismo dark e l’ambiguità morale, offrendo spesso personaggi eccentrici e situazioni surreali.
Nella seconda edizione di BiblioRencontres Cineforum, organnizzata dalla Biblioteca Regionale in collaborazione con Aiace Vda, esploreremo questa evoluzione attraverso sei grandi film che offrono una panoramica completa dell’evoluzione della commedia americana, abbracciando diversi periodi storici e stili cinematografici. Ecco i titoli della rassegna:
L’Appartamento – Billy Wilder (1960)
“L’Appartamento” è un classico intramontabile della storia del cinema, che continua a ispirare registi e spettatori con la sua brillante combinazione di commedia e dramma. Il film segue la storia di C.C. Baxter (Jack Lemmon), un impiegato che presta il suo appartamento al capo della sua azienda per i suoi incontri extraconiugali. La sua vita prende una svolta quando si innamora di una delle amanti del suo datore di lavoro. “L’Appartamento” è un ritratto acuto della vita moderna negli anni ’60, che ha vinto cinque premi Oscar, tra cui Miglior Film e Migliore Regia, e con un impatto duraturo sulla storia del cinema.
Wilder è stato un regista eclettico capace di spaziare dalla commedia brillante al dramma intenso con una destrezza che pochi possono eguagliare. La sua capacità di catturare la complessità delle relazioni umane e di esplorare temi universali, come l’ambizione, l’amore e la moralità, è evidente in ogni suo film. Da “A qualcuno piace caldo” a “L’Appartamento,” passando per “Quando la moglie è in vacanza” e “L’asso nella manica,” Wilder ha sfidato le convenzioni sociali creando storie indimenticabili con personaggi iconici. Inoltre, la sua scrittura è stata sempre all’avanguardia, caratterizzata da dialoghi taglienti e intelligenti che rimangono citati e riconosciuti ancora oggi.
Provaci ancora, Sam – Herbert Ros & Woody Allen (1972)
Il film racconta la storia di Allan “Sam” Felix (Woody Allen), un critico cinematografico che, dopo la fine del suo matrimonio, cerca di superare il suo malessere sentimentale attraverso l’aiuto immaginario del fantasma di Humphrey Bogart. Dopo un’impasse iniziale si ritroverà ad affrontare le sfide dell’amore reale e delle relazioni, uscendo dalla sua bolla fatta di film e finendo per innamorarsi di Linda (Diane Keaton). “Provaci ancora, Sam” può essere interpretato come una dichiarazione d’amore di Woody Allen nei confronti della settima arte. Il protagonista è un critico cinematografico che vive e respira cinema. La sua relazione con i film e i personaggi dei classici hollywoodiani, in particolare con il mitico Humphrey Bogart, è al centro della trama.
Allen, attraverso questo personaggio, esprime il potere del cinema nel modellare e influenzare le nostre aspettative, sogni e desideri. Un aspetto curioso del film è il fatto che Woody Allen abbia affidato la regia a Herbert Ross. In quel momento della sua carriera non si sentiva ancora pronto a dirigere un film più complesso rispetto ai suoi primi lavori, che erano principalmente comico-demenziali. La scelta di Ross come regista suggerisce che Allen aveva un profondo rispetto per il cinema e voleva che il film fosse diretto da qualcuno con esperienza per garantire che la sua visione fosse realizzata in modo efficace.
Paper Moon – Peter Bogdanovich (1973)
“Paper Moon” offre una straordinaria rappresentazione dell’America rurale degli anni ‘30. La storia segue le vite del truffatore Moses Pray (Ryan O’Neal) e della giovane orfana Addie Loggins (interpretata dalla figlia di O’Neal, Tatum O’Neal), mentre attraversano l’Oklahoma. Durante questo lungo viaggio i due si imbarcheranno in una serie di truffe, imbrogli e incontri bizzarri che rafforzeranno in maniera significativa il loro legame.
La straordinaria fotografia in bianco e nero, a cura di László Kovács, sfrutta efficacemente luce e ombra per creare contrasti accattivanti, enfatizzando le espressioni dei personaggi e gli elementi dell’ambientazione creando un’atmosfera unica e immersiva . Ciò contribuisce a rendere il film visivamente accattivante e ad aggiungere profondità alle performance degli attori. La carriera di Peter Bogdanovich, autore spesso trascurato, è una testimonianza straordinaria di talento e versatilità, e di film iconici che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema.
Re per una notte – Martin Scorsese (1982)
Questo gioiello nella filmografia di Scorsese offre uno sguardo crudo e avvincente sulla vita di Rupert Pupkin, interpretato magistralmente da Robert De Niro. Rupert è un aspirante comico stand-up ossessionato dal desiderio di diventare famoso e di apparire nel popolare show televisivo del celebre conduttore Jerry Langford (Jerry Lewis). Dopo numerosi tentativi falliti di avvicinarsi a Jerry, Rupert escogiterà un piano audace per farsi notare. “Re per una notte” mette in luce l’ossessione del protagonista per la celebrità e il suo desiderio di apparire in televisione, e questo è un tema che, nonostante il film sia stato girato più di quarant’anni fa, risulta ancora estremamente attuale.
L’opera in questione condivide notevoli similitudini con un altro capolavoro di Martin Scorsese, “Taxi Driver”, mettendo in evidenza le complesse tematiche legate all’alienazione e ai percorsi della mente umana. I protagonisti dei due film possono essere visti come due facce della stessa medaglia, sebbene esplorino tali temi con toni e generi diversi. Un collegamento recente a queste due opere è il film “Joker” diretto da Todd Phillips, che si ispira apertamente a entrambi riflettendo temi simili attraverso l’iconico personaggio di “Joker” – Arthur Fleck, interpretato da Joaquin Phoenix.
Mystery Train – Jim Jarmusch (1989)
“Mystery Train” è un film composto da tre episodi che si svolgono a Memphis. Queste storie sono interconnesse dalla presenza di un fatiscente albergo, l’Arcade Hotel, che funge da punto di riferimento per il film. La scelta di ambientare la pellicola a Memphis è cruciale, poiché la città stessa diventa un personaggio nel racconto. La sua architettura storica, i suoi quartieri pittoreschi e la sua cultura musicale unica si integrano perfettamente nella trama e contribuiscono a creare un’atmosfera autentica e coinvolgente.
Jarmusch adotta uno stile registico distintivo, caratterizzato da una narrazione lenta e contemplativa, che dà ampio spazio ai dettagli e alle espressioni silenziose dei personaggi. Questo stile enfatizza l’atmosfera e la profondità emotiva del film, creando un’esperienza visiva appassionante. La musica svolge un ruolo fondamentale nel cinema di Jarmusch e “Mystery Train” non fa eccezione. La colonna sonora del film, composta da brani di artisti leggendari come Elvis Presley e Roy Orbison, amplifica l’importanza della musica nell’esplorare le emozioni dei personaggi e nel raccontare la storia della città stessa.
A serious man – Joel & Ethan Coen (2009)
“A Serious Man” ci immerge in un tumulto di emozioni e incertezze. L’opera ruota attorno a Larry Gopnik (Michael Stuhlbarg), un professore universitario nella Minnesota degli anni ’60, la cui vita tranquilla inizia a disgregarsi. Mentre l’uomo affronta le sfide della sua vita, una serie di personaggi altrettanto bizzarri e complicati si intrecciano alla sua esistenza. Le situazioni comiche e surreali in cui Larry si trova coinvolto creano ulteriore confusione e turbamento nella sua ricerca di senso. Le domande esistenziali e le decisioni morali si intrecciano in un labirinto di eventi caotici. In questo contesto, la celebre coppia di registi gioca con la percezione dello spettatore, sfidandolo a trarre le proprie conclusioni sul significato dei singoli eventi e delle scelte dei personaggi.
La trama è un viaggio di turbamento e ambiguità, in cui le risposte non sono mai chiare, ma il processo di ricerca del significato diventa esso stesso un elemento chiave del film. I fratelli Coen presentano il loro stile distintivo attraverso una miscela unica di umorismo nero, dialoghi taglienti e situazioni surreali. Questo stile conferisce al film un’atmosfera inquietante e comica allo stesso tempo, enfatizzando la follia apparente della vita.
di Gianluca Gallizioli