Una notte da brividi con Aiace Vda

Questa sera, giovedì 31 ottobre, Plus ospita la maratona horror dell’Halloween da brividi 2024. In questa puntata della rubrica, presentiamo i tre titoli in programma dalle 20 fino a notte fonda.
Frankenweenie Tim Burton
Incontri ravvicinati con AIACE

FRANKENWEENIE, Tim Burton, USA, 2012 

Frankenweenie è l’horror perfetto per tutta la famiglia, capace di incantare i piccoli e coinvolgere gli adulti con il suo racconto toccante dalle tinte gotiche. Il giovane Victor Frankenstein, appassionato di scienza, perde tragicamente il suo amato cane Sparky. Incapace di accettare la perdita, decide di riportarlo in vita con un esperimento che funziona, ma non senza conseguenze…Attraverso la magia dell’animazione in stop-motion, tecnica che ha segnato il successo di Burton con titoli come Nightmare Before Christmas (diretto da Henry Selick) e La sposa cadavere, il regista crea un mondo che rende omaggio ai classici mostri dell’horror, reinterpretandoli con sensibilità e ironia.

Frankenweenie affronta il tema della morte con una delicatezza rara ed esplora, attraverso il personaggio di Victor e il suo legame con Sparky, la difficoltà di accettare la perdita e il desiderio di mantenere vivi i legami anche dopo la fine. L’atto di Victor è un gesto di ribellione, mosso da un amore così forte da sfidare il razionale, ma il ritorno di Sparky non è privo di rischi: i compagni di scuola di Victor, incuriositi dal suo “miracolo”, causeranno incidenti mostruosi nel tentativo di replicare l’esperimento. Così il film suggerisce che la morte e la perdita, per quanto dolorose, fanno parte di un equilibrio naturale da rispettare.
La storia di Victor e Sparky ci riporta alle radici del gotico burtoniano, dove, tra creature bizzarre e sogni infranti, emerge la fiducia in qualcosa di semplice e puro: l’amicizia.

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, George A.Romero, USA, 1968

I morti tornano in vita, spinti da una inguaribile fame di carne umana. Un gruppo di vivi tenta di barricarsi in una casa di campagna, ma in poco tempo è assediato da innumerevoli zombi. Cult movie, film d’autore, film di serie B, capolavoro girato con mezzi risibili, reperto A dell’horror moderno che ha cambiato per sempre il genere. La notte dei morti viventi è tutto questo, con la sua eredità senza fine.

Tra un cimitero e un’abitazione isolata, a porte chiuse, Romero costringe sette personaggi: sei americani bianchi, più un afroamericano. Proprio quell’uno è il perno centrale attorno a cui ruota il senso politico del film, una radiografia degli Stati Uniti con la potenza del cine-pugno, che attua una disintegrazione terapeutica dell’inconscio (questo era il senso del cinema-dinamite secondo Walter Benjamin). Per Eisenstein il cinema doveva “penetrare nei crani”. Ciò accade letteralmente nel finale, quando quell’unico sopravvissuto, indifeso, alza le mani per dichiararsi umano e gli viene sparato un colpo dritto in fronte (qualcuno crede ancora che uno spoiler possa davvero rovinare un film?). Uno sparo che rappresenta il tragico fil rouge (color sangue, ovviamente) che collega il passato, il presente e il futuro di un paese. E del suo cinema. Perché quell’uccisione barbara e sbrigativa, spinta non dalla paura dei morti che ritornano, ma dei vivi “diversi”, è il nodo che stringe lo schiavismo agli abusi di potere della polizia, Birth of a nation a Strange days.

Il Sessantotto, con tutte le sue rivoluzioni sociali e l’assassinio di Martin Luther King, è là fuori. Tenta di irrompere in ogni modo dentro le deboli mura della casa, che pian piano diventa un rifugio claustrofobico senza vie d’uscita. Dopo quell’anno storico il modo non sarà più lo stesso, e neanche i film. Specialmente quelli del terrore, che conosceranno un nuovo protagonista, lo zombie, che finora era sempre stato uno schiavo in trance ipnotizzato da qualche sciamano. Lenta, inespressiva, ciondolante, marcescente, la nuova creatura romeriana da sola non vale nulla. Il segreto della sua forza soverchiante è nella massa, come in un incubo allucinante partorito da Gustave Le Bon.

Quella massa siamo noi, automi nel meccanismo ideologico del consumo, sempre insaziabili di vagare per divorare, sbranare, uccidere. Allegoria della guerra del Vietnam o metafora del razzismo inestinguibile? Entrambi. Ma il fantasma dietro questi non-morti è, soprattutto, il consumismo: se sarete così fortunati da sopravvivere alla notte, lo capirete chiaramente all’alba, guardando il sorgere del sole dall’interno di un centro commerciale abbandonato e, ancora una volta, assediato dalla massa che ri-torna a fare le stesse cose che faceva in vita.

JESUS CHRIST VAMPIRE HUNTER, Lee Gordon Demarbre, USA, 2001

Gesù è tornato! E combatte i vampiri! Nel 2001 il regista canadese Lee Demarbre regalava al mondo questa perla del cinema trash. Interamente girato in pellicola 16mm, Jesus Christ Vampire Hunter è un film horror, d’azione, un musical e per non farsi mancare nulla ha pure un’ottima rappresentazione LGBTQIA+. In una Ottawa assediata dai vampiri, c’è una sola persona che può fermarli: Gesù Cristo. Non serve chiedersi come mai Gesù se ne stia tranquillo in riva al lago a benedire la gente, pronto per entrare in azione, oppure perché sia così tanto amico del leggendario luchador Santos, o ancora come mai Dio decida di trasfigurarsi proprio in una coppa gelato all’amarena. Questo è un film dove la sospensione dell’incredulità va lanciata nel cestino, e poi a quel cestino andrebbe pure dato fuoco.

La cosa davvero importante di questo film è che con pochissimi mezzi sia riuscito a raccontare una storia divertentissima e molto ambiziosa. È l’anti-scuola di cinema: l’esempio perfetto per spingere chiunque a prendere in mano una videocamera, scrivere una sceneggiatura folle, non preoccuparsi minimamente di budget e regole, premere REC e creare dell’arte. Fino ad oggi Jesus Christ Vampire Hunter era uno di quei film mitologici, trovati per caso su YouTube, in qualità aberrante e con dei sottotitoli insensati. Esiste una versione HD, ma perde totalmente il formato originale 4:3 e i colori e la grana caratteristica della pellicola. Grazie a un meticoloso lavoro di restauro svolto dal CineUnderground Film Festival in collaborazione col regista Lee Demarbre e a una nuova digitalizzazione eseguita dal National Archive del Canada, ora questa pellicola può risplendere in tutta la sua originale gloria. Più di un anno di lavoro di color correction, grading, e qualche ritocchino qua e là per ridare vita alla scansione della pellicola orginale, che era in uno stato alquanto deteriorato. Poi tutto un lavoro di sottotitolaggio e traduzione e finalmente nel 2024 Gesù Ammazzavampiri vive! A 23 anni dalla sua prima proiezione può continuare a trafiggere il cuore di chi ama il trash, quello bello, fatto con passione e amore per il cinema indipendente.

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