L’ultima campanella: cinque film sulla scuola

Oggi finisce la scuola. In questa puntata della rubrica, Aiace VdA suggerisce cinque film che raccontano storie dentro le classi. Luoghi di scoperta, sfida, confronto e ribellione, in cui tra banchi, lavagne e parole prendono forma relazioni che accompagnano il passaggio all’età adulta.
l onda dennis gansel
Incontri ravvicinati con AIACE

Oggi finisce la scuola. In questa puntata della rubrica, Aiace VdA suggerisce cinque film che raccontano storie dentro le classi. Luoghi di scoperta, sfida, confronto e ribellione, in cui tra banchi, lavagne e parole prendono forma relazioni che accompagnano il passaggio all’età adulta.

LONDA di Dennis Gansel, disponibile su Amazon Prime Video

Germania, 2008, drammatico

“Secondo voi, nella Germania di oggi, potrebbe tornare il nazismo?” È con questa domanda che si apre “L’onda”, film tedesco del 2008 diretto da Dennis Gansel, che al momento dell’uscita colpì per la sua forza narrativa e la sua inquietante attualità. Tratto da un esperimento realmente accaduto negli Stati Uniti negli anni Sessanta, il film racconta come, nel giro di pochi giorni, un insegnante riesca a creare all’interno della propria aula una sorta di regime in miniatura.

Il professore, interpretato da Jürgen Vogel, invece di spiegare cosa sia un autoritarismo, decide di farlo vivere ai suoi studenti. Propone di creare un movimento, un esperimento collettivo che simuli le dinamiche del potere assoluto. Quello che nasce come un gioco didattico prende però rapidamente una forma autonoma. LOndadiventa unidentità: ha un nome, delle regole, un saluto, persino una divisa non dichiarata. I ragazzi si sentono coinvolti, uniti, parte di qualcosa di più grande. L’entusiasmo iniziale, però, si trasforma progressivamente in esclusione, pressione sociale e obbedienza cieca. In poco tempo, il senso del gruppo scivola verso il bisogno di controllo e la negazione del dissenso.

L’onda colpì nel 2008 per la lucidità con cui mostrava quanto sia facile scivolare in un’idea di potere che promette ordine e appartenenza nutrendosi di esclusione e disciplina. A quasi vent’anni di distanza, quella stessa consapevolezza fa ancora più male. Perché se all’epoca sembrava un monito, oggi somiglia sempre più a una diagnosi. In un tempo in cui si moltiplicano i discorsi d’odio, il culto della forza, l’intolleranza travestita da identità, il film di Gansel ci ricorda che certi meccanismi non appartengono al passato. Sono ancora qui. E forse non sono mai andati via.

FREEDOM WRITERS di Richard LaGravenese, disponibile su Netflix

USA, 2007, drammatico

Ambientato in un contesto di gang e divisioni etniche, “Freedom Writers” celebra lo spirito di sacrificio di chi crede fermamente nel valore socio-educativo della scuola, un microcosmo che vede al suo interno l’insieme delle regole e dei valori che dovrebbero essere la bussola che guida gli adulti del domani (insieme alla famiglia). Erin Gruwell (Hilary Swank) è un’insegnante neolaureata e idealista che affronta con vivo entusiasmo il suo primo incarico presso un liceo problematico della California, in cui è stato istituito un particolare programma di integrazione sociale per giovani a rischio (per crimini o situazioni familiari svantaggiate). Presto, però, si scontra con la dura realtà: far convivere ed educare un gruppo multietnico in cui si respira odio reciproco è alquanto complicato. Infatti, come ci riferisce in fase di incipit una delle studentesse della classe affidata alla professoressa Gruwell: “Ci uccidiamo per motivi di razza, orgoglio e rispettocombattiamo per quello che è nostro”.

La giovane insegnante fatica molto a trovare la chiave di volta per arrivare al cuore dei suoi studenti; tuttavia, grazie ad uno spunto offerto da un’animata discussione in classe, riuscirà a tracciare la via per un percorso di crescita personale e di gruppo che cambierà per sempre le vite dei propri alunni. “Freedom Writers” sottolinea la resilienza degli insegnanti nell’affrontare situazioni complicate, talvolta anche tragiche, all’interno di alcune scuole, in cui può capitare che, al contrario di valorizzare le diversità e le peculiarità degli studenti, si amplia ancor più la distanza tra loro; nel film il sistema etichetta i protagonisti subito come senza speranza, destinati ad una vita di povertà, abbandono e criminalità.

Soprattutto nei contesti difficili solo l’empatia e una volontà indomita possono dare speranza a chi vede nero nel proprio presente e futuro. Del resto, anche questo è il ruolo di un insegnante: fornire una prospettiva diversa, educare sì ma prima al rispetto reciproco e alla condivisione delle proprie esperienze, allo scopo di portare beneficio alla società, creando cittadini migliori.

NELLA CASA di François Ozon, disponibile su Amazon Prime Video/TIM vision/CHILI

Francia, 2012, Thriller/Commedia

Da sempre migliaia di studenti, soprattutto nella fase adolescenziale, si chiedono quale sia il senso della scuola. Le solite risposte che ottengono si raddensano nella tipica formula: “E’ un luogo importante che serve a formare i futuri uomini e donne della società! ”. La soluzione è corretta, ma la scuola non deve essere solo questo. “Nella Casa” di Francois Ozon, lo sa bene. Il professore di francese Germain ha assegnato alla classe un tema da fare e, durante la correzione, rimane stupito dal testo dell’alunno Claude. Il ragazzo racconta di quando è entrato nella casa del suo nuovo amico e compagno di classe Rapha, descrivendo l’esperienza come esorbitante. Il professor Germain comincerà ad assistere e motivare la scrittura del ragazzo nonostante l’ambiguità del contenuto.

Nella casa mescola perfettamente narrazione letteraria e narrazione cinematografica creando un connubio elegante dove lo spettatore si ritrova catturato da sogni, desideri e gossip dei protagonisti. Il film riflette molto sulla figura dell’insegnante, che in questo caso, anziché condannare l’eccessiva ambiguità dei testi, li fomenta vedendo nel ragazzo un talento da non dover sprecare, bensì da allenare e sviluppare. Foscolo e Leopardi parlavano dell’immaginazione come strumento per scappare dalla realtà, capace di fondere l’illusione con il piacere: nel film di Ozon accade proprio questo. I desideri, gli scenari immaginari e le passioni nascoste sono il fulcro di questo film che non perde mai di ironia. La scuola non deve essere solamente un luogo dove gli studenti vengono giudicati in base ai voti, bensì deve essere unione, condivisione, fiducia e apprendimento; un luogo dove l’insegnante sappia traghettare con passione gli studenti verso la sua materia.

LATTIMO FUGGENTE di Peter Weir, disponibile su Now TV

USA, 1989, drammatico

La Welton Academy si basa su quattro pilastri: tradizione, onore, disciplina ed eccellenza. Ma, con l’inizio del nuovo anno scolastico, nel 1959, larrivo del professor John Keating (Robin Williams) porta con sé una carica eversiva nel conformismo della scuola, quasi ad anticipare le grandi rivoluzioni culturali degli anni ‘60. Keating non insegna solo poesia e letteratura inglese; al di là dei rigidi schemi didattici dettati dall’istituzione, il suo obiettivo è appassionare i suoi studenti alla materia, trasmettendo loro un forte senso critico ed invitandoli, con le parole dei grandi poeti, ad avere coraggio nella vita. Carpe diem, cogliete la rosa quando è il momento sono i versi di Orazio che rivolge alla classe.

“L’attimo fuggente” può considerarsi un classico sulla scuola per tante ragioni. In primis, per l’interpretazione emozionante di Robin Williams, che qui coniuga la sua propensione per ruoli ribelli, raccontata anche in Good Morning Vietnam e Mrs Doubtfire, ad un’intensa profondità un po’ malinconica, ripresa in Will Hunting – Genio ribelle e Al di là dei sogni. A ciò si aggiungono le musiche di Maurice Jarre, con un leitmotiv molto riconoscibile che si evolve e si trasforma man mano che gli studenti di Keating si emancipano dal ferreo sistema scolastico. E poi c’è la poesia di fondo: non si tratta solo dei riferimenti ai brani letterari proposti in varie scene, ma soprattutto dello stile delicato e appunto poetico con cui Peter Weir sceglie di raccontarle. Si crea insomma un’atmosfera fatta di toni caldi e colori leggermente desaturati, dialoghi carichi di lirismo, gesti diventati iconici – impossibile non citare la celebre scena in cui il professor Keating sale sulla cattedra per insegnare ai suoi studenti a guardare il mondo da un’altra prospettiva.

Quando si avvicina l’ultimo giorno di scuola, è evidente l’evoluzione narrativa dei ragazzi, tra cui spicca nel cast un giovane Ethan Hawke. Forse proprio in questo aspetto il film trova il suo tratto più classico, se con classico ci riferiamo ad opere del passato che hanno ancora qualcosa da raccontare sul presente. I ragazzi protagonisti de Lattimo fuggente incarnano le sfide e le speranze degli anni di scuola, soprattutto in prospettiva di un futuro accademico incombente, cercando un equilibrio tra ambizioni personali, pressioni familiari e i consigli del professor Keating. Sono alla ricerca di un loro posto nella Welton Academy, e nel mondo, inseguendo sogni e poesie per cogliere l’attimo.

LA SCUOLA di Daniele Luchetti, disponibile su INFINITY SELECTION

Italia, 1995, commedia

La scuola di Daniele Lucchetti
La scuola di Daniele Lucchetti

“La scuola” di Daniele Luchetti, uscito nel 1995 e tratto da due libri di Domenico Starnone (“Ex Cattedra” e “Sottobanco”), è un film che fin da subito si è guadagnato lo status di cult. Il protagonista è il professor Vivaldi, insegnante di lettere, interpretato da uno straordinario Silvio Orlando. Un insegnante che vive la scuola come un dovere al quale non si può sottrarre, tra interrogazioni sospese, studenti svogliati e colleghi disillusi. Attraverso il suo sguardo scorre tutta la sua frustrazione ma anche lostinazione di chi non ha ancora smesso di vedere qualcosa nei ragazzi, anche quando tutto intorno sembra dirgli che non ne vale più la pena.

Pur essendo ambientato a metà degli anni ’90, “La scuola” è un film sospeso nel tempo. Le aule, i corridoi, i registri cartacei sembrano provenire da un’altra epoca, eppure ciò che racconta è ancora profondamente attuale. Il conflitto generazionale, l’incomunicabilità tra adulti e adolescenti, la disillusione di chi insegna e il presunto disinteresse di chi dovrebbe imparare. Dinamiche che resistono al passare degli anni e che rendono il film ancora oggi incredibilmente vicino alla realtà. Anzi, quel disinteresse, così spesso attribuito ai ragazzi, sembra a tratti il riflesso dell’incapacità degli adulti di mettersi davvero in ascolto, troppo presi a impartire lezioni per accorgersi di quanto spesso si rivolgano ai più giovani con spocchia e superiorità, irrigiditi nei ruoli anziché aperti al confronto.

“La scuola” può considerarsi una risposta italiana a Lattimo fuggente, senza banchi su cui salire e senza discorsi ispirati. Niente gesti eclatanti, solo la presenza costante di chi continua a fare il proprio mestiere con dignità, anche se nessuno se ne accorge davvero.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le norme sulla privacy e i termini di servizio di Google. e Termini di servizio fare domanda a.

Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte