In questa puntata di “Incontri ravvicinati con AIACE”, consigliamo quattro serie tv uscite negli ultimi mesi da recuperare su piattaforma tra dramma, commedia e storia, da “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” a “M – Il figlio del secolo”.
HANNO UCCISO L’UOMO RAGNO – LA LEGGENDARIA STORIA DEGLI 883 di Sydney Sibilia, disponibile su Sky Serie e NOW
Italia, 2024, commedia musicale
Sydney Sibilia colpisce ancora. Il giovane regista e produttore di Smetto quando voglio e Mixed by Erry ci regala forse la migliore serie TV italiana del 2024, Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883. In otto coinvolgenti episodi targati Sky, Sibilia racconta, con il suo innato talento nell’unire freschezza e vintage, gli esordi degli 883, la band di Pavia fondata da Max Pezzali e Mauro Repetto, qui interpretati magnificamente da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, due piacevoli scoperte il cui futuro sarà senz’altro luminoso.
Sebbene il sottotitolo ci parli di storia leggendaria, Max e Mauro iniziano come potrebbe iniziare uno di noi: incontro tra i banchi di scuola, subito amicizia grazie alla passione comune per la musica e, nonostante si viva la realtà di provincia, quella noiosa e monotona, ci si ribella, facendo di tutto per trasformare in realtà i nostri sogni. In effetti, i due giovani artisti ci riescono alla grande, passando in pochi anni da perfetti sconosciuti a star generazionali.
Gli 883, nella loro creatività bizzarra, hanno profondamente segnato un’intera generazione di italiani, specie per i loro testi sinceri, genuini e incazzati, cosa che li ha distinti dalla massa e resi iconici. La serie su Pezzali e Repetto ricrea e trasmette perfettamente la spensieratezza e la malinconia degli ultimi anni pre-digitalizzazione, quando, senza internet e cellulari, potevi ancora vivere la noia; noia che ti forzava a pensare, sperimentare, affrontare nuove sfide (come scrivere una canzone per la ragazza che ti piace), avventurarsi nel mondo (fosse anche a mezz’ora di motorino da casa tua). Poteva fomentare la tua voglia di riscatto.
Fluida, divertente, intelligente, Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 non è ad uso esclusivo dei fan degli 883 o dei nostalgici degli anni ‘90, ma è fruibile anche a un pubblico più ampio poiché al centro della narrazione ci sono grandi temi di vita, come l’amicizia, il fallimento e il successo, la crescita e la speranza (specie quando si proviene da contesti che sembrano offrire poco). Affermatosi come uno dei più riusciti prodotti nell’industria televisiva italiana recente, lo show è stato confermato per una seconda stagione. Il nostro hype è già alle stelle.
DISCLAIMER di Alfonso Cuarón, disponibile su Apple TV
USA, Regno Unito, Messico, thriller, drammatico, 2024
Alfonso Cuarón non è mai stato un regista prevedibile. Ogni suo progetto è un’immersione totale in un mondo dove lo sguardo conta quanto la storia, dove il cinema è fatto di sensazioni prima ancora che di parole. Con “Disclaimer”, la sua nuova serie per Apple TV+ ispirata al romanzo di Renée Knight, Cuarón dimostra ancora una volta il suo talento nel modellare la narrazione come un percorso emotivo che scava nel subconscio. Protagonista della serie è Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett), una giornalista investigativa di successo che vede il proprio passato prendere forma attraverso un libro anonimo, capace di riportare a galla verità che credeva sepolte.
Più che sulla rivelazione di un segreto, Cuarón costruisce un labirinto emotivo, in cui la percezione di Catherine e quella dello spettatore si deformano di fronte a una realtà che sembra sfuggire di continuo. Catherine, abituata a smascherare le verità degli altri, si trova ora esposta al centro di una narrazione che non può più controllare.
Dall’altra parte c’è Leonard (Kevin Kline), un uomo che cerca vendetta incarnando la certezza incrollabile di essere nel giusto. Il confronto tra Leonard e Catherine è il motore della serie, una sfida fatta di sguardi misurati e parole che pesano come macigni, un continuo slittamento tra ciò che è vero e ciò che si crede tale. Cuarón non si affida a colpi di scena facili, ma costruisce un thriller che si insinua nella mente dello spettatore con il suo ritmo ipnotico e la sua tensione crescente.
Dopo la vertigine di “Gravity” e l’intimità di “Roma”, il regista messicano si confronta con il thriller senza rinunciare alla sua visione autoriale, intrecciando memoria e illusione in un gioco sottile e spietato, dove la verità non è mai un punto d’arrivo, ma un’ombra che continua a sfuggire.
M – IL FIGLIO DEL SECOLO, DI Joe Wright, disponibile su Sky Serie e NOW
Italia, Francia, 2025, drammatico, biografico, storico
“M – Il figlio del secolo” non racconta solo l’ascesa di Mussolini, ma ci mette faccia a faccia con Lui. Non il Duce della propaganda, ma l’uomo dietro il mito: viscido, contraddittorio, a tratti patetico eppure incredibilmente pericoloso. Opportunista fino al midollo, capace di cambiare pelle e convinzioni per cavalcare il malcontento di un paese allo sbando. Ed è proprio questa dimensione umana a renderlo spaventoso: non un tiranno calato dall’alto, ma un uomo che sa come parlare, come muoversi e come sfruttare la rabbia collettiva per arrivare al potere.
Joe Wright, che con “L’ora più buia” aveva già dimostrato la sua abilità nel raccontare figure chiave della Seconda guerra mondiale, qui porta la sua visione cinematografica dentro il racconto seriale. Il risultato è un’opera tesa, stratificata, capace di restituire il clima politico e sociale dell’epoca con una messinscena che oscilla tra il realismo e il teatro. Wright sfrutta luci e ombre per scolpire i volti, immerge i personaggi in spazi chiusi e soffocanti costruendo inquadrature che trasmettono la sensazione di un potere che cresce e divora tutto.
Un racconto visivamente imponente, in cui ogni dettaglio contribuisce a rendere tangibile il clima torbido e incerto del periodo. A rendere tutto straordinario però è Luca Marinelli. Il suo Mussolini è magnetico e inquietante con uno sguardo che ipnotizza e respinge allo stesso tempo. Rompendo la quarta parete, il Duce di Marinelli ci guarda, ci parla, ci sfida. E non ci lascia scampo. Non possiamo distanziarci, non possiamo relegare questa storia al passato. Siamo lì, di fronte a lui, e sentiamo sulla pelle il peso della sua presenza. “M – Il figlio del secolo” è una serie ambiziosa, di livello internazionale, come raramente se ne sono viste in Italia. Un racconto che non solo illumina il passato, ma ci costringe a interrogarci sul presente.
SHOGUN di Rachel Kondo e Justin Marks, disponibile su DISNEY+
USA, 2024, avventura, drammatico, storico, azione
Nel XVII secolo, John Blackthorne naufraga sulle coste del Giappone, mentre infuria la lotta tra i signori feudali per diventare shōgun: mostrerà il suo valore diventando il primo non-giapponese a essere nominato samurai. Il racconto di integrazione culturale si inscrive nel più ampio quadro storico della presenza europea nell’area e l’influenza dei cristiani, ma si concentra ovviamente sul percorso di scoperta del mondo da parte di Blackthorne e sulla descrizione della società e dei suoi riti, i rituali bellici e gli intrighi politici che poi sfociano in battaglie di grande impatto spettacolare.
Cos’ha quindi di diverso e migliore Shōgun rispetto ad altri tentativi recenti di kolossal di valore nettamente inferiore? Innanzitutto, la cura e il rispetto del racconto, il modo di affrontare l’adattamento e, ancora più in profondità, l’immaginario che quel romanzo evocava. Inoltre, c’è il comparto visivo: Shōgun prende la patina dell’immagine e la post-produzione digitale e, grazie all’intervento di sei registi, di cui due giapponesi, fa in modo di renderli più vicini possibile a una resa cinematografica.
Shōgun prosegue quindi un filone abbastanza recente che riscopre il rapporto con l’Estremo Oriente, l’attrazione visiva per la sua cultura, cercando di non cadere mai nello stereotipo vieto e nell’esibizione baracconesca, ma lavorando con gli attori per intrecciare relazioni emotive e di senso che amplificano la portata dello spettacolo. Missione riuscita.